Non profit

Padre Kizito, uno scandalo ad arte in pasto ai “guardoni”

di Alessandro Marescotti

Prima mia nipote che me lo viene a dire dispiaciuta e mi chiede spiegazioni. Poi uno studente. Tutti raggiunti da una strana catena di email anonime. «Padre Kizito ha fatto della brutte cose». E così il mitico missionario che rischia la vita per i poveri cade nella polvere per una email anonima. Questo alcuni mesi fa. Ma dopo la preparazione del botto, ecco il botto vero e proprio. La notizia schizza sui mass media e la miccia è una tv locale di Nairobi. Ho conosciuto molto da vicino padre Kizito e, assieme a PeaceLink, l’ho aiutato per anni. Volontari di PeaceLink sono andati a Nairobi e da questa esperienza è nato il libro Apri una finestra sul mondo. Conosciamo bene l’esperienza umana e sociale di padre Kizito per poter comprendere a quanti il suo impegno possa aver dato fastidio. Ai trafficanti di droga, ai mercanti della prostituzione, ai boss locali. La sua comunità che sottraeva alla strada le bambine e i bambini è stata un esempio di efficienza e di solidarietà. Dietro le accuse vi sarebbero inoltre le interessate manovre di alcune persone che mirano ad impossessarsi dei beni della comunità creata da padre Kizito, il quale ha dichiarato: «Sono andato al Commissariato di polizia del quartiere di Kilimani per rilasciare una dichiarazione e depositare una dichiarazione scritta in cui un giovane giura di aver avuto una sostanziosa offerta di denaro qualora avesse accettato di dichiarare false accuse di natura sessuale contro di me». E, giusto per essere chiari, padre Kizito ha dichiarato: «Non ho mai violentato alcun bambino in Kenya, né altrove. Sono pronto ad affrontare chiunque tenti di provare il contrario». Lasciatemi però concludere con un’annotazione personale. Ho collaborato con padre Kizito dal 1995. Per anni e anni ho cercato di coinvolgere persone con le vere attività di padre Kizito. È bastata una notizia priva di fonte per dare a padre Kizito una notorietà negativa con proporzioni ed eco che non saremmo mai riusciti a creare. Come mai? Una società incapace di praticare la solidarietà come esperienza quotidiana riesce al contrario a sguazzare nel pettegolezzo con grande facilità. Chi, come padre Kizito, a viso scoperto ha costruito la solidarietà, deve fare i conti con l’ambiguità di una campagna di discredito anonima gestita da chi mira a mettere le mani sui beni di una comunità costruita con le nostre donazioni. Chi diffonde le bufale trova più creditori di chi costruisce la speranza. Ma perché?

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