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Sanità & Ricerca

Pannuti: Sì ai tagli sanitari, se inseriti in un progetto

La presidente di Fondazione Ant spiega, «l'equazione tagli alla Sanità, che Matteo Renzi vuole operare nell'ambito della spending review, e riduzione dei servizi sanitari è un'equazione chge non regge. Integriamo pubblico e non profit»

di Raffaella Pannuti

Andando in direzione ostinata e contraria, intendo sostenere con forza che l'equazione tagli alla Sanità, che Matteo Renzi vuole operare nell'ambito della spending review, e riduzione dei servizi sanitari, immediatamente evocata da alcuni amministratori pubblici, non convince.

Non convince, in primo luogo, per l'esperienza pluridecennale nell'ambito delle cure e dell'assistenza domiciliare a Sofferenti di tumore che ANT, la Fondazione che presiedo, ha maturato, ma anche e forse, soprattutto, per le tantissime buone pratiche di cui si viene spesso a conoscenza nell'ambito delle strutture territoriali del Servizio Sanitario Nazionale e non solo al Nord. Pratiche che però, purtroppo, non diventano mai un modello di riferimento. Così come fatica a essere accettato come modello l'esperienza di ANT che, con 10.000 Sofferenti di tumore in fase avanzata e avanzatissima, assistiti ogni anno nelle loro case, rappresenta – tenendo come riferimento l'ultimo rapporto sulla legge 38 – circa il 25% di tutti gli assistiti a domicilio nella fase avanzatissima di malattia tumorale a domicilio.

Un servizio che, a detta anche di autorevoli esperti, rappresenta un'eccellenza perché combina egregiamente la qualità dell'assistenza con la sostenibilità economica delle prestazioni effettuate. Pensare responsabilmente a una riforma del sistema sanitario capace di coniugare qualità delle prestazioni in un quadro di bisogni sanitari crescenti, determinati dall'invecchiamento, dalla comorbidità e dalla maggior povertà della popolazione, significa anche cercare e dare risposte economicamente più efficienti.

Senza questo impegno il welfare che vogliamo garantire e difendere non avrà futuro. ANT quindi, rischiando di andare controcorrente, appoggia l'ipotesi dei tagli, a patto che rispecchi un'idea innovativa di Sanità. Con l'assistenza domiciliare, infatti, tralasciando la grande qualità di vita che si riesce a raggiungere, coniugata a una grande professionalità dell'intervento (ANT la chiama Eubiosia – la vita in dignità) che per noi è determinante, si riescono a raggiungere risparmi e ottimizzazioni nella pratica sanitaria in termini di mancanza di ricoveri impropri che superano la decina di milioni di euro, vista la diffusione dei nostri gruppi di assistenza in tutto il Paese. Assieme ad ANT, altre organizzazioni sono pronte a impegnarsi per una Sanità pubblica integrata con il non profit che sia realmente universale e di qualità al Nord come al Sud.

Per far questo occorre tuttavia superare un ostacolo che è innanzi tutto culturale, dove pubblico è in realtà sinonimo di Stato e ciò che sta fuori è accettato quasi sempre solo in situazioni emergenziali e non può essere associato all'idea di bene comune. Le organizzazioni non profit, per loro natura, sono nate dall'individuazione di bisogni della Persona ai quali non si era data risposta, svolgendo a tutti gli effetti un servizio pubblico. Da parte nostra dobbiamo dimostrare di avere capacità di replicabilità dei nostri modelli&lrm innovativi e che questi siano efficienti ed efficaci per affiancare con maturità il sistema pubblico, ma da parte di quest'ultimo ci vuole la disponibilità al confronto e anche l'umiltà nell'ascolto


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