Famiglia

“Papà, mi leggi?”, la domanda dei bimbi a cui dare risposta

Il progetto lanciato a Milano dal Centro per la salute del bambino: non un semplice laboratorio di lettura, bensì una vera e propria guida alla paternità. Leggere insieme, raccontare e raccontarsi: l'esigenza dei bambini più piccoli a volte si scontra con gli impegni di lavoro del genitore, ma anche con una cultura che sta cambiando nel tempo. Le testimonianze di alcuni padri che hanno partecipato all'iniziativa

di Luigi Alfonso

“Papà, mi leggi?”. Quante volte sarà stata pronunciata questa domanda da bambini avidi di mistero, fantasia, avventura, divertimento e di tempo insieme? Che si tratti di fiabe, novelle o romanzi, la richiesta sottintende una risposta positiva che non sempre è arrivata o arriva. Perché non tutti i genitori, in questo caso i padri, hanno la stessa sensibilità. Spesso si delegano certi compiti alle mamme, generalmente più disponibili, magari perché non ci si sente all’altezza. Ed è un errore, perché i nostri figli hanno bisogno di attingere da entrambi le figure genitoriali. Anche quando costa fatica, dopo un’intensa giornata di lavoro. Anche quando c’è la finale di Champions League. In questo caso si può pure fare un’eccezione, ma in generale è bene non sottovalutare certi desideri e aspettative dei bambini.

A questo si è ispirato il progetto “Papà, mi leggi?”, realizzato dal Centro per la salute del bambino con il sostegno di Fondazione Cariplo e in rete con l’Istituto Beata Vergine Addolorata, l’associazione Cerchio degli Uomini, la Fondazione Pasquinelli e con la preziosa collaborazione del sistema bibliotecario Nord Milano, Nati per leggere Lombardia e Un villaggio per crescere Milano. Giovedì 30 marzo, alla Fondazione Pasquinelli a Milano, è in programma un evento di chiusura per raccontare ciò che è accaduto nell’arco dei 18 mesi di lavoro. Consentirà di tracciare un bilancio di un’iniziativa esportabile in ogni città d’Italia. Con un’avvertenza: non si tratta di un semplice laboratorio di lettura ma di una vera e propria guida alla paternità.

«Il progetto si è sviluppato nei Municipi 1 e 5 della città di Milano e ha visto la formazione di 54 tra operatori e volontari, tra cui assistenti sociali, pediatri, bibliotecari e tutti coloro che hanno a che fare con l’infanzia e le famiglie in ambito 0-6 anni», spiega Elisa Colombo, responsabile della comunicazione del Centro per la salute del bambino. «Abbiamo poi coinvolto 40 donne del corso di “Italiano per tutti”. Il compito degli operatori è stato quello di raccontare e soprattutto incentivare la presenza dei papà perché spesso, quando ci sono visite o incontri, i papà sono sempre un pochino più penalizzati nel partecipare a questi eventi, dagli orari dei servizi che non combaciano con quelli di lavoro. I volontari invece hanno sostenuto e aiutato nella buona pratica della lettura condivisa. Il libro per noi è un tramite di relazione, quel mezzo che ci aiuta a conoscerci un po’ di più per entrare in azione. Contemporaneamente abbiamo tenuto degli incontri nel nostro spazio a Milano, che si chiama “Un villaggio per crescere” e sta in via Palmieri 26: gli incontri erano gratuiti per i papà e i bambini, avvenivano in copresenza ed erano guidati da un’educatrice. Abbiamo anche proposto incontri solo per i papà, attraverso i cosiddetti “Cerchi dei papà”, i quali erano accompagnati da due operatori del nostro partner (Il Cerchio degli uomini): sono state favorite le discussioni su alcune tematiche e i papà si sono messi in gioco. Temi come: è nato un bambino, sono nato anch’io come papà; oppure, da due siamo diventati tre; ma anche l’allattamento, che di solito pensiamo sia una prerogativa esclusivamente femminile; infine, argomenti di attualità come i congedi parentali e quanto spazio la paternità possa avere nella società di oggi».

Lo scorso 17 dicembre a Milano si è svolta la Festa della lettura dei papà, nella sede dell’Istituto Beata Vergine Addolorata (Municipio 1), con l’obiettivo di avvicinare i papà alla buona pratica della lettura e lasciare al territorio delle competenze. «Il nostro “Villaggio per crescere” è aperto quasi tutti i giorni e diventerà anche un presidio di lettura per “Papà, mi leggi?”. Uno spazio che rimane alla città di Milano. Non è l’unica iniziativa: abbiamo avviato un esperimento nel territorio del Municipio 1 dove c’è l’emporio “Solidando”: la nostra educatrice Licia Moroni è andata lì un paio di volte al mese per raccontare quella che è la buona pratica della lettura. Là dove si acquista il cibo per il corpo abbiamo promosso il nutrimento per la mente. È stato fondamentale anche il ruolo della biblioteca “Chiesa rossa”, che ci ha ospitati, perché il Villaggio sta all’interno di un edificio scolastico e spesso le scuole sono chiuse, tra festività ed elezioni. A conclusione del progetto regaleremo a cento famiglie un cofanetto con delle carte, immagini semplici e quotidiane che servono per stimolare la narrazione».

Studi scientifici dicono che la lettura condivisa, soprattutto da parte dei papà, produce effetti positivi sia sulle bambine e i bambini, sia sulla relazione, ma anche a livello di Game power. Non occorre essere degli attori per leggere o raccontare una storia. Il 30 marzo ci saranno pure le testimonianze dei papà che hanno preso parte al progetto. Per alcuni è stata l’occasione per conoscere altri padri, per raccontarsi e supportarsi, per sentirsi meno soli.

«Quando è nata la nostra bambina, ci siamo come raccolti in una bolla, in un mondo nostro che era soltanto per noi tre», racconta Gabriele. «Faticavamo a incontrare gli amici, quasi a uscire di casa. Poi, partecipando ai Cerchi di “Papà, mi leggi?”, ho ascoltato l’esperienza di Giacomo: ha raccontato che molto spesso invitavano amici a casa per passare qualche ora insieme. Può sembrare strano, ma noi non ci avevamo proprio pensato».

«Venire qui è stata la prima cosa che abbiamo fatto da soli e ha permesso anche alla mia compagna di prendersi un tempo di benessere per sé», racconta Luca, papà di Gioele. «Per noi il Cerchio è questo: un momento tutto nostro in cui conoscerci un po’ di più, fare amicizia fra noi e con altri papà e bambini, confrontarci e realizzare che, bene o male, quello che vive uno lo ha vissuto o lo sta vivendo un altro, o magari lo vivrò e saprò un po’ come affrontarlo, perché la socialità è importante e a volte ci si sente soli».

«Talvolta si sente il peso dell’essere un bravo papà e del compromesso fra il lavoro e il guadagnare abbastanza, il passare più tempo in famiglia, e si fatica a parlarne, a condividere e anche a gestirlo», spiega Dario. «Ma al Villaggio ho finalmente trovato un posto dove posso parlare di paternità, senza filtri, senza sentirmi un alieno o un peso. È un parlare che poi dà spunti di riflessione per “risolvere”. Venire qui permette di tirar fuori le fatiche della posizione paterna: accudente con il bambino, con la mamma, sorridente, prestante professionalmente. Ecco, qui posso condividere questa fatica».

«Venire al Cerchio con i papà mi ha fatto ripensare alle mie radici, a quello che voglio tramandare alle mie figlie», racconta Nicola. «È un modo per prendere le misure anche con sé stessi e riflettere sui modelli a cui facciamo riferimento e che ricalchiamo o meno, ma anche su quello che vorremmo tramandare».

Il tempo al Villaggio e al Cerchio è un tempo che non inizia e termina con gli incontri e le attività. È un tempo che si porta anche a casa. «Venire qui mi ha aiutato anche in famiglia», ammette Massimo. «Ho imparato facendo, ho scoperto anche io di essere capace di leggere e raccontare, e che i libri, le storie che guardiamo e leggiamo qui, posso leggerle anche a casa e posso raccontarne di nuove che parlano di me, del mio bambino. Sono spunti che poi adattiamo a quello che c’è e si può fare a casa nostra».

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