Non profit
Partire dalla riqualificazione dei luoghi abituali del vivere
Politiche sociali che hanno per orizzonte il benessere collettivo
di Redazione
«Il ridimensionamento economico rende precaria la progettazione. Si fanno azioni solo di tamponamento. Non si affrontano più le questioni. Basti pensare che manca un Piano infanzia»,
afferma Liviana MarelliUn costante affanno è stato lo spirito con cui la cooperativa sociale La Grande Casa ha vissuto il 2009 e che pare contrassegnare anche l’anno appena iniziato. «Non è solo una questione economica», esordisce la presidente Liviana Marelli (nella foto), «il ridimensionamento economico rende precaria qualsiasi progettazione, che da qualche anno a questa parte ha un orizzonte sempre più corto, 12-24 mesi. Ma soprattutto il Welfare si è impoverito nel pensiero. È un Welfare capace di rispondere all’emergenza, ma non più capace di affrontare le questioni generali, di ampio respiro. Semplicemente di fare prevenzione. Si pensi solo che non c’è un Piano infanzia». Un contesto che sta impegnando i 120 soci della cooperativa anche nel ribadire i valori che li contraddistinguono. «È ancora più faticoso riuscire a mantenere l’identità di cooperativa sociale. Noi viviamo la nostra attività prima come cooperatori e poi come operatori sociali. La cooperazione sociale non gestisce solo un servizio, ma possiede una funzione pubblica». Avviata l’attività nel 1989, La Grande Casa ha lo scopo di accogliere chi è in difficoltà. Oggi interviene nello spazio metropolitano milanese e in provincia di Como e di Lecco, ed opera a favore di minori, adolescenti, donne, stranieri mamme con bambini, famiglie. «I luoghi dell’accoglienza sono stati fin da subito organizzati in modo da offrire ai minori contesti di vita capaci di coniugare calore umano e pratiche di aiuto professionali. L’obiettivo dell’accoglienza è quello di aiutare gli ospiti a superare le difficoltà in cui sono coinvolti, per questo ogni ospite viene considerato nella propria individualità per mezzo di progetti di accompagnamento personale».
È in questa direzione che La Grande Casa sta operando e ha focalizzato alcuni suoi progetti che vedranno la luce quest’anno. «Non è sufficiente dare una casa e un lavoro, si devono creare le condizioni di una para-famiglia, di una rete di prossimità che continui a stare vicino alla persona appena uscita dalla situazione di disagio. Per questo stiamo puntando sulla famiglia, quella d’origine dei minori e degli stranieri, ma in generale le famiglie del territorio per migliorare il benessere relazionale nelle comunità locali», spiega Liviana Marelli. «In questi vent’anni abbiamo sempre più provato a sostenere il benessere relazionale, con una presa in carico forte di casi che vanno dai minori vittime di violenze alle persone sottratte al dramma delle tratte. Un approccio che però deve prevedere politiche sociali intese come politiche collettive. Spesso si fanno delle azioni che sono di tamponamento, senza avere come obiettivo il benessere della collettività. Basta partire dalle piccole cose, dalla riqualificazione della normalità».
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