Partecipazione
“Peace at Work”, il sogno realista della Carovana della pace delle Acli
Ideata e organizzata dalle Acli, la Carovana “Peace at Work", partirà il 2 settembre da Palermo e terminerà il 10 dicembre a Milano, con 62 tappe più una tappa extra a Strasburgo. Il presidente Emiliano Manfredonia: «Non è un atto simbolico, ma una scelta politica e culturale forte: rimettere al centro il lavoro, la dignità, la legalità e la comunità come strumenti per disarmare i cuori e costruire futuro»

Portare un messaggio concreto di disarmo, giustizia sociale e nonviolenza attiva nei luoghi della quotidianità. È questo l’obiettivo della Carovana della pace “Peace at Work – L’Italia del lavoro costruisce la pace”, presentata presso la sede nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli a Roma. La grande iniziativa itinerante, da settembre a dicembre, attraverserà tutta l’Italia con 62 tappe e raggiungerà scuole, fabbriche, cooperative, cantieri, università, ospedali, teatri, carceri e campi agricoli.
Un cammino collettivo che parte dal mondo del lavoro
“Peace at Work” «è un cammino collettivo che parte dal mondo del lavoro, per denunciare con forza la logica tossica secondo cui la guerra fa bene all’economia e per riaffermare l’idea che pace e lavoro sono parte di un’unica visione di società», si legge in una nota delle Acli. La campagna ha ricevuto il patrocinio dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei, della Rete Pace e disarmo, della Fondazione PerugiAssisi e del ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
Un’iniziativa nata dal basso
«“Peace at Work” è un’iniziativa nata dal basso, con il cuore nel lavoro e lo sguardo rivolto alla pace. Vogliamo spezzare l’indifferenza che ci rende spettatori passivi davanti a guerre armate, ingiustizie economiche e drammi umanitari», ha detto Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli. «Non siamo ingenui: siamo realisti. Quello che stiamo vedendo in questi giorni a Gaza è qualcosa che supera ogni immaginazione, è in atto un vero e proprio sterminio, ogni giorno si aggiungono crimini contro l’umanità, bisogna fermare questa strage, come bisogna fermare tutte le guerre. Abbiamo visto con i nostri occhi le ferite aperte della guerra in Ucraina e nei Balcani. E siamo convinti che la pace non sia un sogno astratto, ma un processo concreto che chiede coraggio, giustizia e partecipazione. Non vorremmo essere chiamati come spettatori inermi che non hanno fatto nulla per evitare le guerre».
«Serve una diplomazia delle persone, delle coscienze e delle città»
Manfredonia ha invitato tutti ad «investire sulla costruzione della pace. Facciamo i viandanti, facciamo rete. Dobbiamo partire dalle nostre azioni, “Peace at Work” vuole essere un cammino offerto a tutti. La pace è il primo dei diritti, è un bene indivisibile: o è di tutti, o non è di nessuno. La Carovana della pace non è un atto simbolico», ha sottolineato, «ma una scelta politica e culturale forte: rimettere al centro il lavoro, la dignità, la legalità e la comunità come strumenti per disarmare i cuori e costruire futuro. Oggi, più che mai, serve una diplomazia delle persone, delle coscienze e delle città: e noi, come Acli, vogliamo essere parte attiva di questo cammino».
Da Palermo a Milano, in 62 tappe
La Carovana prenderà il via il 2 settembre da Palermo e toccherà circa 60 città italiane, con iniziative pubbliche, assemblee, laboratori di cittadinanza attiva e momenti di dialogo con i territori. Tra le tappe centrali quella che incrocerà la Marcia per la pace Perugia-Assisi del 12 ottobre e una tappa speciale sulla rotta balcanica. L’ultima tappa è prevista il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, a Milano. L’atto conclusivo dell’iniziativa si terrà con una tappa extra a Strasburgo, dove il 15 dicembre sarà consegnato un appello alle istituzioni europee per rilanciare, a partire dal lavoro, una nuova stagione di cooperazione e sicurezza comune, ispirata allo spirito di Helsinki.

La pace si costruisce con il lavoro
«Con “Peace at Work” vogliamo rimettere in circolo una parola chiara e radicale: la pace si costruisce con il lavoro, non con le armi né con i dazi», ha detto Pierangelo Milesi, vicepresidente nazionale con delega alla pace. «In un tempo in cui si moltiplicano guerre armate e guerre commerciali, la Carovana della pace delle Acli attraverserà i luoghi della fatica quotidiana per ascoltare, condividere e generare speranza. Incontreremo tante realtà associative, non solo appartenenti alle Acli».
Siamo tutti artigiani di pace
«La pace non è un’utopia disincarnata: è giustizia, è dignità, è disarmo, è futuro per le nuove generazioni. È un processo che ha bisogno di mani, di intelligenze e di comunità: siamo tutti artigiani di pace. Noi crediamo che l’Italia del lavoro possa e debba essere protagonista di una nuova stagione di dialogo e cooperazione. Per questo», ha detto Milesi, «lanceremo anche un appello europeo perché l’Europa torni a essere un progetto di pace vera, non solo nei proclami ma nelle scelte concrete».

«Pace e lavoro sono parte di un’unica idea di società. Il legame è dato dalla necessità, imprescindibile, di avere accesso ai diritti e di far valere, senza doppi standard, norme e regole universali, uguali per tutti», ha detto Sergio Bassoli, coordinatore Rete italiana Pace e Disarmo. «Garantire diritti universali è l’investimento per garantire sicurezza comune. Il cammino della carovana promossa dalle Acli, a cui desideriamo dare un contributo, va in questa direzione, l’esatto contrario della strada che rincorre il riarmo, piena di muri e di barriere che porta alla guerra».
L’intreccio con la marcia PerugiAssisi
«La Carovana della pace ideata e organizzata dalle Acli ci ricorda che “pace e lavoro camminano insieme”. Il diritto al lavoro e il diritto alla pace sono due diritti fondamentali interdipendenti che però spesso collochiamo su piani molto lontani dimenticando che “non c’è pace senza lavoro” e “non c’è lavoro senza pace”», ha affermato Flavio Lotti, presidente Fondazione PerugiAssisi. «Oggi questi due diritti sono fortemente minacciati dalla crescita vorticosa delle disuguaglianze, delle guerre e della corsa al riarmo. Chiediamo che i nostri soldi siano spesi per creare dignità e lavoro, non per comprare altre bombe. Per questo l’organizzazione della Carovana della pace “Peace at Work” s’intreccia con il lavoro di organizzazione della marcia PerugiAssisi per la pace e la fraternità del prossimo 12 ottobre».

“A chi tocca fare la pace?”
«Quest’iniziativa è interessante perché risponde a una domanda che dobbiamo farci: “a chi tocca fare la pace?” L’idea di una pace che nasce dal basso è quantomai opportuna», ha detto don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei. «”Peace at Work” corrisponde alla domanda di formazione delle coscienze che è quanto di più urgente possiamo fare. Per educare occorre imparare ad incontrare, ad uscire dalle nostre sicurezze per dare voce alla fame di pace e sete di relazioni che albergano nel cuore di ciascuno».
Foto di apertura di Marcello Migliosi da Pixabay e, nell’articolo, dell’ufficio stampa Acli. Video dell’autrice
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