Caro direttore, mi aspetto da un giorno all’altra che cambiate la testata da VITA a LIFE: l’anglofilismo della rivista, infatti, sta diventando quasi stomachevole.
In ogni pagina ci sono numerosi usi ed abusi di parole inglesi “inutili”, nel senso che non c’è motivo di non metterle in italiano. Vede, direttore, in questa moda molto provinciale, c’è molto di snob (inglesismo questo intraducibile e perciò giustificabile). Ma c’è anche una componente razzista: nel senso che si sottintende, “noi” eletti che sappiamo l’inglese ci capiamo, chi invece non lo capisce, peggio per lui, si arrangi… Come il “latinorum” di don Abbondio.
Ci sono molte persone rispettabilissime che ? con tutto diritto ? non conoscono l’inglese, e si possono trovare a disagio incontrando parole come: out of pocket, contest, low cost, gap, welfare, task force, network, black-out, partner, fundraiser, scooter sharing, escalation, ring, online, crowfunding, non profit big donors, fundraising party, giusto per citare solo le parole nei titoli degli ultimi mesi.
Queste persone si sentono umiliate a non capire testi che avrebbero ben diritto a comprendere, nella loro lingua. E questo lo trovo davvero ingiusto. E poi perché tagliar fuori un numero di lettori che non credo piccolo? Non credete sia una scelta autolesionista?
Ebbene signor direttore, se l’aspetto snob fa sorridere, l’aspetto razzista no. La prego di considerare questa mia protesta.
Giovanni Mazzone, Travacò – Pavia
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