Non profit
Per le fondazioni è l’ora della ri-fondazione
Dal 2009 dividendi a picco. Ma l'emergenza non è solo finanziaria
di Redazione
di Riccardo Bonacina
La crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando lascerà senza dubbio segni profondi anche in uno dei comparti più significativi del non profit italiano ed europeo, quello delle fondazioni. Un settore, Istat dixit, che se al 31 dicembre 2005 contava 4.720 fondazioni attive (con una crescita del 57% rispetto al 1999), oggi conta certamente oltre 5mila soggetti ricchi di oltre 85 miliardi di patrimonio netto e capaci di erogare circa 11 miliardi l’anno. Un comparto eterogeneo, giacché comprende fondazioni d’origine familiare, fondazioni di impresa e fondazioni d’origine bancaria, che entra nella crisi in ordine sparso e, malgrado l’impressionante indice di crescita, senza aver sviluppato rappresentanze degne di questo nome e leadership culturali significative. Se si esclude l’Acri, associazione delle Fondazioni d’origine bancaria, a cui si devono le sole elaborazioni sulla filantropia istituzionale e le azioni di innovazione nella governance di un sistema (sono 88 le fondazioni ex bancarie) che ha spesso indugiato, e indugia, in logiche localiste più che comunitarie, e autoreferenziali piuttosto che trasparenti.
La crisi cambierà radicalmente le prospettive di un comparto che sino ad oggi, a differenza del settore non profit cui appartiene, non aveva mai fatto i conti con la scarsità di mezzi. Gli stress test fatti da Bankitalia ci dicono che almeno sino al 2012 nessun istituto di credito sarà in grado di distribuire dividendi agli azionisti (tra loro le fondazioni ex bancarie); le fondazioni di impresa dipendenti dalla quota di utili annuali stornate dalle aziende vedranno assottigliarsi tale flusso, e le fondazioni tutte si troveranno a dover ragionare non più e non solo sui criteri di erogazione, ma su come incrementare il loro patrimonio in anni di recessione e di indici di rendimento vicini allo zero.
Tito Boeri ha usato un’espressione forte dicendo che uno dei nodi di questa crisi sarà proprio quello di una «ri-fondazione delle Fondazioni». Un comparto che del resto in cima alle proprie attività annovera ancora la «Erogazione di premi e borse di studio» e la «Realizzazione di convegni e conferenze». Non a caso di futuro da progettare si è parlato alla conferenza annuale dell’European Foundation Center lo scorso maggio e sullo stesso tema si ragionerà al 21esimo Congresso delle Fondazioni di origine bancarie a Siena il prossimo 10 giugno. Un futuro che non può sottrarsi alla sfida di una nuova definizione civilistica delle fondazioni che porti la chiarezza e la responsabilità sufficienti per affrontare le criticità sul tappeto. Per dirla con le parole di Giuseppe Guzzetti, presidente Fondazione Cariplo e Acri: «Autonomia, trasparenza e responsabilità sono i nodi attorno ai quali si articola il futuro delle fondazioni in Europa».
Le pagine che seguono sono il nostro contributo a pensare il futuro.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.