Pacifismo
Perché canto Alex Langer, architetto di pace
«Quando Alex Langer parlava, calava il silenzio in tutto il Parlamento europeo, di solito distratto. La sua leadership si affermava con forza», ricorda Paolo Bergamaschi, tra gli ideatori del progetto musicale "Sulle tracce di Alex". Dodici brani per ricordare il politico e pacifista, a 30 anni dalla sua scomparsa. «Era completamente immerso nella sua missione politica, che per lui aveva un significato quasi religioso, accompagnata da un'etica e una sobrietà quasi francescana»
di Anna Spena

Dov’è la luce di Alexander Langer? «Il prossimo 3 luglio saranno trent’anni dalla sua scomparsa. Trent’anni dal giorno in cui si è tolto la vita a Firenze lasciando costernata buona parte del mondo pacifista». Il ricordo è vivido nella memoria di Paolo Bergamaschi, che ha lavorato per venticinque anni come consigliere politico presso la commissione Esteri del Parlamento Europeo, ed è tra i principali promotori del progetto di un Corpo Civile Europeo di Pace.
Bergamaschi è anche musicista e cantautore. Il suo ultimo lavoro, un reading teatrale musicale ideato e prodotto insieme a Simone Guiducci, chitarrista jazz, Sandra Ceriani, insegnante, e Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, trae spunto proprio dalla vita, dal pensiero e dall’azione di Alexander Langer e si chiama Sulle tracce di Alex. «L’obiettivo», dice, «è riproporre la figura di un grande personaggio che travalica la politica e nobilita la cultura del nostro Paese». Lo spettacolo vuole ripercorrere la sua vita attraverso i suoi scritti.

Le parole di Langer sono ancora di estrema attualità e restano fonte di ispirazione per tutto il mondo eco-pacifista italiano e europeo. Dal reading è nato anche un cd omonimo, che contiene i brani eseguiti durante lo spettacolo; le tracce sono già disponibili sulle principali piattaforme di streaming musicale. Tra i file audio anche i tre intermezzi con la voce di Alexander Langer, tratti dagli archivi del Movimento Nonviolento e di Radio Radicale. A lui è dedicata anche una fondazione che porta il suo nome: “Fondazione Alexander Langer Stiftung”.
Chi era Alexander Langer
Occhiali grandi, capelli lasciati un po’ lunghi. Langer è stato tante cose insieme: un politico, un saggista, un giornalista, un ambientalista, un appassionato pacifista, un costruttore di ponti, un tessitore di reti, ma «credo che – oltre a tutti questi appellativi – tra le “definizioni” più aderenti ci sia quella di “viaggiatore leggero”». L’ha data il giornalista Adriano Sofri che, insieme a Edi Rabini, ha curato un libro con gli scritti di Langer dal 1961 al 1995. L’introduzione al volume è di Goffredo Fofi. E Langer «aveva», continua Bergamaschi, un modo di viaggiare diverso, molto attento a quello che succedeva attorno, con una sensibilità fortissima. Di lui ricordo una capacità straordinaria di analisi nelle crisi e l’abilità naturale di mettere insieme persone di estrazione e origini diverse. Le grandi tematiche, i grandi ideali li calava nella realtà, dava loro corpo. Quindi per me, più di tutto, è stato, anche se può sembrare una contraddizione, un utopista concreto».
Nato nel comune di Vipiteno, provincia di Bolzano, in una famiglia borghese, laica e liberale. Il padre era un medico viennese di origini ebraiche, la madre una farmacista tirolese. Dal 1978 viene eletto per tre legislature in Consiglio provinciale (e nel contempo regionale) nelle liste Neue Linke/Nuova Sinistra, Alternativa per l’Altro Sudtirolo e Lista Verde Alternativa. Negli anni Ottanta è tra i promotori del movimento politico dei Verdi in Italia e in Europa, che vede come forza innovativa e trasversale agli schieramenti tradizionali. Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1989, diventa presidente del neocostituito Gruppo Verde. Langer si è impegnato in modo particolare su tre fronti: «Una politica estera di pace per relazioni più giuste tra Nord e Sud; per la conversione ecologica della società, dell’economia e degli stili di vita – infatti sono in molti a supporre che Papa Francesco per la scrittura dell’enciclica Laudato Si’ abbia attinto ai suoi scritti – e per la creazione dei Corpi civili di Pace europei».
Sulle tracce di Alex
Sulle tracce di Alex contiene 12 brani. I testi – fatta eccezione per i tre Intermezzi – sono stati scritti da Bergamaschi. Questo lavoro è un viaggio: «Vogliamo avviare una commemorazione», dice, «che parte dall’anniversario della sua morte fino ad arrivare a quello della sua nascita. Il prossimo 22 febbraio infatti Alexander avrebbe compiuto 80 anni». Un percorso di otto mesi pieno di iniziative come quella del 6 giugno al Senato, Alexander Langer costruttore di ponti o ancora il prossimo 27 luglio al Parlamento europeo, Tribute to a pathfinder.
«Vorremmo che questo lavoro arrivasse a tutti», continua Bergamaschi. Negli ultimi anni della sua vita, Langer dedicò un impegno particolare alle ragioni della pace nell’ex-Jugoslavia, segnata dalle guerre. Per far cessare il conflitto, propose l’intervento della comunità internazionale tramite una forza dell’Onu e visitò più volte la Bosnia e il Kosovo. E fu proprio nel 1994 che, anticipando i tempi, presentò al Parlamento Europeo l’idea di un Corpo Civile di Pace Europeo per la gestione, trasformazione e prevenzione dei conflitti senza l’uso della violenza.
Ma cosa direbbe oggi Langer di quello che succede nel mondo? Dall’Ucraina al Sudan, fino al genocidio nella Striscia di Gaza. «Di solito non amo dire cosa avrebbero fatto o detto le persone che non ci sono più. Ma sulla causa palestinese il suo impegno è stato pieno. Ecco, forse sulla Palestina non si sarebbe dato pace». Tra i suoi scritti più belli e importanti, il Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica, «dieci punti attualissimi, con alcune regole su cui costruire la convivenza comune che oggi è di fondamentale importanza: Langer è stato un grande architetto di pace. Era completamente immerso nella sua missione politica, che per lui aveva un significato quasi religioso, accompagnata da un’etica e una sobrietà quasi francescana».
Ripensando ai momenti trascorsi insieme in Parlamento, uno dei ricordi più vividi di Bergamaschi riguarda «la sua capacità di catturare l’attenzione. Avendo lavorato per sei legislature al Parlamento Europeo, comprendevo bene le dinamiche interne e il funzionamento delle commissioni. Mi colpiva come, specialmente in commissione Esteri ma anche in assemblea plenaria, durante gli interventi ci fosse spesso un brusio di fondo e distrazione, nonostante all’epoca non ci fossero computer o smartphone. La gente sembrava indifferente al susseguirsi dei discorsi. Invece, quando parlava Alex, tutti si fermavano ad ascoltarlo attentamente. Questo testimoniava il suo impatto e la sua capacità di esporre le questioni. La sua leadership, basata su principi morali, ideali ed etici, si affermava con forza in un ambiente multiculturale, multilinguistico e multiconfessionale come il Parlamento europeo, dove riusciva a far valere la sua autorevolezza».
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