Inquinanti eterni

Pfas, per i vigili del fuoco il rischio è doppio

Nel sangue dei pompieri ci sono livelli di Pfas più elevati della media. Lo dimostra un'analisi indipendente di Greenpeace Italia e Unione sindacale di base del Corpo. Il rischio dipende dall'uso di schiume antincendio e dispositivi di protezione che contengono quantità elevatissime di queste molecole, resistenti alle alte temperature. L'appello alle autorità è di attivarsi per proteggere chi ci protegge

di Elisa Cozzarini

Greenpeace Italia e il sindacato di base Usb dei Vigili del fuoco hanno fatto analizzare il sangue di sedici operatori dei comandi di Catania, Padova, Verona, Alessandria, Genova e Pisa, e hanno scoperto valori più alti della media di Pfas. È la prova che questa categoria professionale, a cui tutti i cittadini devono molto, merita un’attenzione particolare, per prevenire le conseguenze negative sulla salute. Le sostanze per- e polifluoroalchiliche, note come “inquinanti eterni”, sono resistenti tra l’altro alle alte temperature e per questo sono ampiamente utilizzate nei dispositivi di protezione individuale – dpi e nelle schiume antincendio.

Segnali preoccupanti

«Ciascuno può venire a contatto con queste molecole attraverso acqua, aria, alimenti e prodotti di uso quotidiano», dice Enrico Marchetto, sindacalista di Usb del Veneto. «Ma noi vigili del fuoco siamo doppiamente esposti. Eppure, come lavoratori, non siamo consapevoli dei rischi e, anzi, veniamo rassicurati dalla nostra amministrazione – il Dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile presso il Ministero dell’Interno. Adesso, però, conoscendo diversi tra noi che si sono ammalati di glioblastoma cerebrale, un tumore collegabile in particolare al Pfos, chiediamo di essere riconosciuti come categoria a rischio e che la nostra salute venga monitorata».

Le analisi indipendenti di Greenpeace e Usb sono state fatte presso l’ospedale universitario di Aquisgrana (Aachen) in Germania. Sono emersi dati che superano la prima soglia di rischio individuata dalla National Academy of Sciences. Oltre al Pfoa, riconosciuto come cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – Iarc, e al Pfos, possibile cancerogeno, salta agli occhi la presenza dell’Adv, un composto che verrebbe prodotto solo nello stabilimento ex Solvay, oggi Syensqo, di Alessandria. «Dal laboratorio tedesco ci hanno fatto sapere che era la prima volta che trovavano questa molecola», dice Marchetto. «Chiediamo chiarimenti sul possibile utilizzo di Adv o negli schiumogeni o nella nostra attrezzatura. È un Pfas di cui non sappiamo ancora abbastanza, per questo siamo preoccupati».

Anche i dpi sono stati fatti analizzare: i risultati mostrano l’uso di quantità elevatissime di questi inquinanti, ben oltre i livelli limite adottati in altri paesi del Nord Europa e negli Usa.

Non solo Pfas

Già nel 2023 lo Iarc ha classificato l’esposizione professionale dei vigili del fuoco come cancerogena. Il rischio non è legato a una singola sostanza, ma a una serie di inquinanti con cui entrano in contatto durante gli interventi antincendio. Oltre ai Pfas, inalano o assorbono per via cutanea diversi composti tossici, tra cui: idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, composti organici volatili, particolato fine, materiali da costruzione cancerogeni come l’amianto.

Claudia Marcolungo, docente di diritto ambientale all’Università di Padova, commenta: «Non servono nuove leggi. Le normative a tutela dei lavoratori e sulle garanzie approntabili per la loro sicurezza e salute esistono già. Ma in Italia il tema dell’esposizione dei vigili del fuoco ai Pfas è sottostimato dalle pubbliche autorità. Anche in chiave generale, l’emergenza non viene affrontata come si dovrebbe. Spetta quindi ai sindacati attivarsi, come ha fatto negli Stati Uniti, in modo molto efficace, l’International association of fire fightersIaff».

La prof Marcolungo ricorda che è dovere del datore di lavoro informare i dipendenti, attraverso corsi di formazioni e aggiornamento, sui rischi. È già possibile inoltre adottare dispositivi e misure di prevenzione. Ed è importante investire nella ricerca e sviluppo di attrezzature prive di Pfas. Tra le richieste di Usb, c’è l’inserimento dei vigili del fuoco nei parametri Inail. L’ente infatti è responsabile di redigere periodicamente l’elenco delle malattie professionali. «Abbiamo un’assicurazione che ci tutela ma, essendo esclusi dall’Inail, ci manca una statistica su infortuni, malattie, morti», chiarisce ancora Marchetto.

Foto in apertura di Francesco Bozzo- LaPresse

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