Lavoro sociale

Piemonte, quattro nodi da sciogliere per il futuro del welfare

Dopo aver ascoltato le istanze dell’Osservatorio paritetico regionale sugli appalti e accreditamenti e del gruppo interassociativo dei firmatari del Patto per il welfare, la commissione Sanità lancia una proposta con quattro richieste alla Giunta regionale. Per le centrali cooperative e i gestori dei servizi, la questione è urgente e non più rinviabile

di Daria Capitani

Piemonte, qualcosa si muove. Una proposta alla Giunta regionale articolata su quattro punti per dare risposte alle cooperative e alle strutture che tengono in piedi i servizi socio-sanitari e assistenziali. È l’esito di due audizioni nella quarta commissione regionale permanente (sanità, assistenza, servizi sociali e politiche degli anziani) che si sono svolte ieri pomeriggio a Palazzo Lascaris a Torino.

Il risultato (in una trattativa che dura da mesi) è contenuto in una nota del Consiglio regionale del Piemonte. Dopo aver ascoltato le istanze dell’Osservatorio paritetico regionale del Piemonte sugli appalti e accreditamenti e del gruppo interassociativo welfare, «su iniziativa del presidente Luigi Icardi (già assessore regionale alla Sanità nella prima Giunta Cirio, nda), la commissione chiederà alla Giunta di riattivare quanto prima il tavolo sulla flessibilità dei requisiti gestionali delle strutture residenziali e semi-residenziali, il monitoraggio costante della piattaforma sulla residenzialità, l’aumento delle tariffe delle rette che consentiranno, tra l’altro, gli adeguamenti contrattuali dei lavoratori dei comparti residenziale e semi-residenziale e un’audizione urgente dell’assessore alla Sanità Federico Riboldi sul tema».

Nel corso dell’incontro era emersa la forte preoccupazione per la tenuta del sistema socio sanitario piemontese, di cui VITA si è già occupata più volte. Il cuore della questione è il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei lavoratori delle cooperative sociali, con un aumento di circa il 15% da raggiungere entro il 2026. Le cooperative sociali chiedono alla pubblica amministrazione un adeguamento delle tariffe «per poter continuare a garantire i servizi agli utenti». Sul tema, su queste pagine, abbiamo raccolto diverse voci: i cooperatori sociali, il Coordinamento regionale enti gestori della funzione socio assistenziale, l’Anci, il presidente della Regione Piemonte e l’assessore al Welfare, ai Diritti e alle Pari opportunità della Città di Torino.

La questione non è più rinviabile

Enrico Pesce, presidente Confcooperative Federsolidarietà, era presente alla prima audizione nel ruolo di coordinatore dell’Osservatorio. L’organismo, di cui fanno parte le centrali cooperative e le organizzazioni sindacali, è stato costituito a settembre con l’obiettivo di monitorare e promuovere in ambito sia pubblico sia privato (e per quanto riguarda le cooperative di inserimento lavorativo) la corretta integrazione del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali nelle gare di appalto, nei sistemi di accreditamento e in ogni forma di affidamento dei servizi. «L’incontro di ieri è stata un’occasione per ribadire tutte le problematiche a cui il sistema sta facendo fronte», commenta. «Abbiamo apprezzato la disponibilità all’ascolto, ci auguriamo che a questo segua l’attivazione di una serie di operatività sia sul fronte della riattivazione dei tavoli tecnici sia per quanto riguarda l’adeguamento delle tariffe che sta diventando una criticità da affrontare in tempi urgenti. La questione non è più rinviabile».

Michele Colaci, portavoce del tavolo interassociativo del welfare.

Nella seconda audizione è intervenuto il presidente Confapi Sanità Michele Colaci, nel ruolo di portavoce del tavolo interassociativo del welfare, a cui fanno capo tutte le associazioni di categoria dei presidi residenziali che hanno firmato a maggio 2024 con la Regione il Patto per un Welfare innovativo e sostenibile. Il documento riassume le azioni da mettere in campo per le procedure di accreditamento e per il sostegno del sistema dei presidi residenziali sanitari e socio-sanitari: «Le parti indicate», si legge nel Patto, «hanno condiviso, tra le azioni, a parziale recupero dell’inflazione maturata e dell’incremento del costo dei contratti di lavoro, l’aumento per il 2024 della sola quota sanitaria per i posti accreditati e convenzionati con il Sistema sanitario regionale delle strutture residenziali pari al 3,5%». Una percentuale che secondo gli operatori del settore non basta a raggiungere le cifre che servirebbero per coprire i bisogni. «All’interno del Patto sottoscritto un anno fa non c’era soltanto la questione delle tariffe, ma una serie di correttivi per innovare il settore», sottolinea Colaci. «È doveroso trovare in tempi rapidi una soluzione. Sono molto preoccupato: senza un intervento urgente, le aziende rischiano di chiudere, con conseguenze per il personale e per gli utenti che si troverebbero senza servizi. La questione è ancora più grave se si guarda fuori dai grandi centri come Torino: il territorio piemontese è molto ampio, nelle aree marginali si verrebbe a creare un problema sociale enorme».

I commissari, si legge nella nota del Consiglio regionale, si sono impegnati a fissare un nuovo incontro con le rappresentanze del comparto entro metà giugno.

Nell’immagine in apertura, l’evento organizzato per il compleanno 35+1 anni della cooperativa sociale Stranaidea (Fotografia di Domenico Grossi)

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