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Pnrr, speso solo il 33% delle risorse. E il Terzo settore è poco valorizzato
Forum Terzo settore e Openpolis fanno il punto sull’attuazione del Pnrr, a un anno dalla sua conclusione: presentato il terzo rapporto civico di monitoraggio. Migliora l’accessibilità dei dati, ma restano i ritardi. E il coinvolgimento del Terzo settore è ancora marginale. Il commento di Luca Dal Poggetto di Openpolis

Oltre 284 mila progetti attivi, per un valore di circa 172 miliardi di euro, ma solo il 33,8% circa delle risorse effettivamente spese: sono alcuni dei numeri riportati dal terzo rapporto civico di monitoraggio (dati aggiornati a fine di marzo 2025), realizzato dal Forum Nazionale del Terzo Settore, in collaborazione con Openpolis e presentato ieri a Roma.
Questi primi tre numeri indicano sì un leggero miglioramento rispetto a fine 2024, ma confermano anche la lentezza con cui sta procedendo la realizzazione del piano. Una lentezza che si traduce, nei territori, in tante opere ancora in fase embrionale.
Oltre ad esaminare lo stato di attuazione del piano e in particolare il suo impatto sulla coesione sociale, il rapporto tenta di valutare la partecipazione del mondo del Terzo Settore.
Più trasparenza, ma scarsa partecipazione
Tra gli elementi positivi, senz’altro c’è la maggiore trasparenza, con un importante miglioramento della disponibilità e accessibilità dei dati. Di contro, però, restano ritardi nella spesa e nell’attuazione e, per quanto riguarda il Terzo settore, una generale difficoltà nel riconoscere il ruolo e la funzione degli Ets.
Per quanto riguarda i progetti, il maggior numero di questi, in assoluto, si registra in Lombardia (42.561), seguita da Campania (25.483) e Veneto (24.827).
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento finanziario dei progetti, in testa alla classifica c’è il Veneto, con il 35% dei pagamenti avvenuti, seguito da Trentino Alto Adige (29%), Toscana (24%) e Lombardia (24%).
Per quanto riguarda invece il coinvolgimento del Terzo settore, questo risulta ancora inadeguato rispetto alla sua presenza e potenzialità sui territori: i dati indicano che 4.491 progetti attivi vedono il coinvolgimento, a vario titolo, di almeno un Ets (cooperative sociali, associazioni, imprese sociali, fondazioni), che operano come soggetti attuatori, aggiudicatari di gare, destinatari finali, partner di rete o intermediari. Il valore complessivo dei progetti che coinvolgono il Terzo Settore supera i 3,1 miliardi di euro. Impossibile però valutare l’effettivo impatto economico delle risorse del Pnrr sul Terzo settore, perché i dataset non permettono di stabilire con certezza quale quota di risorse sia stata effettivamente incassata dagli enti coinvolti.
Inadeguato e insufficiente anche il livello di co-progettazione: solo 173 interventi del Pnrr – su migliaia di progetti – hanno previsto il ricorso a questa modalità, per un valore complessivo di circa 213 milioni di euro. La modalità di co-progettazione è stata attivata soprattutto sulle misure a favore delle persone vulnerabili, dei senza dimora e delle persone con disabilità, settori in cui il contributo degli Ets è storicamente insostituibile.
Criticità permangono anche nella trasparenza dei dati, nonostante i miglioramenti riconosciuti: per ben 25 misure (circa 32,6 miliardi di euro), non sono infatti disponibili informazioni di dettaglio sui progetti finanziati: in alcuni casi perché le risorse non sono ancora state assegnate, ma in altri per vere e proprie lacune informative. Di conseguenza l’efficacia e l’impatto delle politiche risultano difficilmente e parzialmente misurabili.
Anche la Corte dei Conti ha confermato, nella sua Relazione semestrale, le criticità evidenziate nel Rapporto: nel 2024, da un lato la spesa è stata pari a circa 19 miliardi di euro (meno della metà di quanto programmato), dall’altro si sono riscontrate difficoltà e ritardi, oltre a un monitoraggio spesso inadeguato. Le missioni più in difficoltà sono proprio quelle che riguardano l’inclusione sociale e la salute, ossia i settori nei quali il contributo del Terzo Settore sarebbe più strategico.
Terzo settore, quel valore aggiunto non ancora riconosciuto
Tra luglio 2023 e maggio 2025, l’Italia ha presentato cinque richieste di modifica, cui si aggiunge una sesta in fase avanzata. Il numero di milestone e target è passato da 527 a 621, con una forte concentrazione delle scadenze nel biennio finale e con impatti anche sulle modalità di coinvolgimento degli attori sociali. «Con una sesta revisione del piano in fase di definizione e oltre 80 miliardi di euro ancora da spendere in meno di 20 mesi, il destino del Pnrr è tutt’altro che scritto e il futuro si gioca ora», si legge nelle conclusioni del report.
L’attuale quadro, tuttavia, «ci preoccupa non poco – ha detto Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore – a maggior ragione in questa fase in cui nel Paese assistiamo all’aumento vertiginoso di povertà, disuguaglianze ed emarginazione sociale, le misure di welfare nel Pnrr dovrebbero a nostro avviso ricevere la massima attenzione e il massimo impegno da parte delle istituzioni. Non è così, purtroppo, per questo rilanciamo il nostro appello affinché non vada sprecata la straordinaria opportunità del Piano. Non chiediamo che si spendano in fretta le risorse, ma che si spendano bene, centrando gli obiettivi e rispettando i tempi. Ancora una volta, e proprio per garantire una ricaduta positiva e sostenibile delle risorse del Pnrr, auspichiamo che il Terzo settore, il cui potenziale risulta sottoutilizzato, sia maggiormente coinvolto».

Luca Dal Poggetto, analista di Openpolis, ci aiuta a fare un bilancio complessivo e sintetico di quanto emerso dal Rapporto: «Da un lato, rispetto alla carenza e inaccessibilità dei dati che lamentavamo scorso anno, dobbiamo riconoscere i passi avanti compiuti, con la pubblicazione di dati aperti e rielaborabili su Italia Domani. Ci sono tuttavia dati ancora incompleti. Su 25 misure – per un totale di 32,6 miliardi – non abbiamo dati di dettaglio sui singoli progetti finanziati e in alcuni casi si riscontrano ancora errori di compilazione da parte dei soggetti coinvolti negli interventi. Questo in parte vanifica analisi e ci porta a sottostime».
In generale, comunque, il bilancio non è positivo, ma piuttosto complesso e controverso: «Da una si continua a rivendicare il primato dell’Italia nell’attuazione del Pnrr, dall’altro bisognerebbe chiedere al governo cosa intenda quando parla di primato, visto che nel computo di milestones e target già completati, l’Italia è avanti, ma non è certo in testa: il primato appartiene alla Francia, che ha praticamente concluso il lavoro».
Per quanto riguarda le risorse incassate, «siamo a 122 miliardi di euro, cui dovrebbero presto aggiungersi ulteriori 18,3 miliardi con lo sblocco della settima rata, relativa agli obiettivi da raggiungere nel secondo semestre del 2024. Se però andiamo a vedere quanti soldi siano stati effettivamente spesi, ci accorgiamo che siamo fermi al 33%. Non voglio dire che siamo in ritardo – afferma Dal Poggetto – perché abbiamo ancora un anno di tempo e potrebbe esserci una fortissima accelerazione con conseguente recupero, Va detto però che, secondo la Corte dei Conti, nel 2024 abbiamo speso meno della metà di quanto programmato (19 miliardi, su 42 miliardi programmati): da questo punto di vista serve un’accelerazione fortissima, tanto che lo stesso ministro Foti ha annunciato per il prossimo autunno l’ennesima revisione strutturale del Pnrr, proprio per far fronte a difficoltà che evidentemente ci sono».
Per quanto riguarda il coinvolgimento del Terzo settore, Dal Poggetto conferma che questo è ancora limitato e parziale, per non dire irrisorio: «Avevamo individuato già nel 2023 un’ampia cornice di interventi che potevano essere di potenziale interesse per gli Ets, tra cui istruzione, salute, cultura, per un valore di circa 33 miliardi. Se andiamo a vedere i dati sui soggetti coinvolti a vario titolo – o come destinatari o attuatori – l’effettivo coinvolgimento degli Ets ha riguardato appena 4.400 progetti circa, per un totale di circa 3 miliardi: in assoluto una cifra importante, ma molto esigua rispetto al totale di 194,4 miliardi complessivamente stanziati».
Dal canto suo, il Terzo settore si è fatto trovare preparato e attrezzato per essere fattivamente coinvolto? «Dal nostro punto di vista, gli Ets vantano sicuramente una grande competenza e conoscenza dei temi, che sia a livello territoriale che centrale potrebbe e dovrebbe rappresentare un valore aggiunto per la progettazione di politiche pubbliche. La nostra idea è che dobbiamo trarre insegnamento da questa esperienza proprio per valorizzare anche le esperienze e le competenze che il terzo settore ha acquisito negli anni, soprattutto in alcuni settori in cui il suo ruolo è indiscutibile e insostituibile».
Foto di apertura dal sito Openpolis
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