Non profit
Politiche socialie ricerca, doppio frontecontro le demenze
Alzheimer Convegno in occasione della Giornata mondiale
di Redazione
Asettembre, in tutto il mondo, le luci si alzano su una malattia che solo in Italia colpisce 900mila persone. Stiamo parlando dell’Alzheimer: il 21 settembre si celebra la XV Giornata mondiale. A Milano, per l’occasione, è in programma una giornata di riflessione dal titolo Alzheimer e longevità. Un’iniziativa che chiama a raccolta i maggiori esponenti del mondo istituzionale, sanitario e dell’associazionismo impegnati in questa malattia. Un’occasione anche per puntare lo sguardo al mondo degli anziani che sono tra i più colpiti da questa sindrome. Da non dimenticare poi che gli over 60 in Italia rappresentano il 24,5% della popolazione, ma il nostro Paese è il fanalino di coda tra le nazioni industrializzate per la politica di assistenza e sostegno alla terza età. Durante l’incontro saranno approfonditi temi quali la marginalità e l’esclusione che colpisce gli anziani con la speranza di poter proporre soluzioni mirate per fronteggiare i rischi di un’implosione sociale.
Al momento per la malattia di Alzheimer non esistono cure risolutive, di Alzheimer non si guarisce. Ed è proprio per questo che nel campo delle demenze senili si punta da un lato alla cosiddetta “Gentle Care” per sostenere i malati e le loro famiglie, mentre dall’altro si cerca di favorire la ricerca scientifica. In particolare entro la fine dell’anno prenderà il via lo studio Inve_Ce.Ab, ovvero Invecchiamento cerebrale ad Abbiategrasso: un progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Golgi – Cenci di Abbiategrasso con la collaborazione della Federazione Alzheimer Italia. A coordinarlo Antonio Guaita, direttore della fondazione.
La ricerca riguarda uno studio sulle persone tra i 70 e i 75 anni di Abbiategrasso, centro del milanese che su 30mila abitanti ha circa 1.800 persone dell’età indicata dalla ricerca. «Si tratta di uno studio su una popolazione omogenea, il numero sarà abbastanza elevato perché si conta di reclutare almeno 1.500 persone che saranno seguite per almeno cinque anni. Le osservazioni riguarderanno sia le condizioni mediche e sociali sia i parametri biologici», spiega Guaita. Tra gli obiettivi dello studio l’evidenziazione dei possibili fattori di rischio e di protezione di tipo sia neuropsicologico sia biologico – genetico rispetto allo sviluppo della demenza.
La particolarità di questo studio è quella di abbinare anche lo studio neuropatologico cerebrale su quanti più casi possibile. «Sarà chiesto preventivamente il consenso all’autopsia e ciò favorirà lo studio del cervello di una persona ben conosciuta e aiuterà a capire le cause dell’Alzheimer e di altre demenze», spiega Guaita. Questo particolare, inoltre, conferirà un carattere di particolare affidabilità e rilevanza ai dati dello studio, contribuendo altresì a costituire una Banca del cervello. ll progetto, infatti, si avvale da un lato delle buone relazioni che l’Istituto Golgi ha consolidato nel tempo e della possibilità di una valutazione neuropatologica grazie alla Banca del cervello inserita nel centro di ricerca Golgi – Cenci. Queste banche sono in crescita in Europa e a livello comunitario esiste anche un progetto per collegarle in una rete sovrannazionale.
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