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Piccoli comuni, grandi Sindaci

Polizzi Generosa, bellezza e schiena dritta

Dal 1981 al 2021 passa da 5.084 a 3.013 abitanti. Polizzi Generosa, provincia di Palermo, è un piccolo comune nel cuore delle Madonie. Da tre anni, Polizzi è guidato da Gandolfo Librizzi, filosofo, scrittore e studioso, che sta imprimendo una spinta alla sua riemersione. Partendo da cultura, solidarietà e legalità

di Gabriella Debora Giorgione

ultima puntata della rubrica Piccoli comuni, grandi Sindaci.
Abbiamo cominciato il 10 dicembre 2022 e, puntuali ogni sabato mattina alle 8,00, abbiamo conosciuto un nuovo sindaco, un nuovo territorio.
Nord, centro e sud Italia, i piccoli territori delle aree interne, delle aree costiere e montane hanno narrato un pezzo della storia “vivente” di donne e uomini che hanno scelto di dare un contributo umano, prima che politico, alle loro comunità.
E’ stato un viaggio denso, intenso, che ci ha sorpresi ad ogni puntata.
Abbiamo incontrato il ponte tibetano più lungo del mondo, il primo presepe al mondo, migliaia di volontari, milioni di euro in progettazioni Pnrr, fiumi e laghi in ecosistemi ad energia green, accoglienza diffusa di persone migranti, presa in carico delle disabilità, cura dell’infanzia, sguardo vigile sugli anziani, economia di prossimità, desiderio di restare nelle proprie origini tra l’aria buona e uno smart village. E oggi anche un’antimafia sociale che parte da cultura e bellezza.
Nessuna nostalgia bucolica, zero romanticismi, assenza di “borghite” autoreferenziale, mai un “piagnisteo” invocante aiuti “dall’alto”, solo tante maniche rimboccate a lavorare ogni giorno, e per molte ore al giorno, al servizio della propria comunità.
Un esercito operoso, intelligente, competente, appassionato: questa è l’Italia che non ti aspetti, ma che c’è e che abbiamo cercato di raccontare.

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Polizzi Generosa ha origini ellenistiche databili al IV – III sec. a.c., il suo nome glielo ha dato Federico II nel 1234. Un’area classificata fra le aree periferiche ed ultraperiferiche soggetta a spopolamento: secondo i dati Istat, nel periodo dal 1981 al 2019 Polizzi passa da 5.084 a 3097 per attestarsi al 2021 a 3.013. La struttura sociale della popolazione è composta da 230 persone nella fascia 0-14 anni; 763 abitanti da 15 a 40; 1054 unità da 41 a 64 e 966 anziani oltre i 64 anni.
Eppure a Polizzi Generosa, piccolo comune in provincia di Palermo nel cuore delle Madonie, questi dati contrastano con le potenzialità che spesso rimangono inespresse, diventando di fatto bisogni territoriali da potenziare, come quello dello sviluppo turistico. Qui due fondazioni stanno innescando un buon dinamismo sociale e culturale: quella creata dal noto stilista Domenico Dolce (D&G) e quella dedicata a Giuseppe Antonio Borgese, costituita su iniziativa del Comune. A Polizzi – che vanta due presìdi Slow Food: il pipiddu, il peperone che cresce all’insù, e il fagiolo badda – ci si prende cura dell’Abies Nebrodensis, un abete dall’elevato valore botanico, eletto pianta simbolo della Regione Siciliana. Polizzi Generosa è anche Verbumcaudo, 16 ettari di terreno situati in diverse contrade e un capannone agricolo confiscati alla mafia e restituiti all’utilizzo collettivo e sociale, è il Politium Circus, festival di circo teatro e letteratura, il Madonie music festival e il Polis jazz festival.

Sindaco Librizzi, lei governa da soli tre anni, ma ha alle spalle una vita di impegno professionale e sociale, quando le è arrivata “la chiamata” all’impegno?

Passione, politica, cultura e solidarietà sono sempre stati i miei “motivi costitutivi”. Nel 1979 in paese c’è stata una Missione francescana: da quella animazione di base si è formato un gruppo, poi un’associazione di volontariato internazionale e ricordo la grande manifestazione contro i missili a Comiso. La lettura sociale attraverso il Vangelo mi ha scosso, mi ha cambiato, facendomi interrogare su cosa ci sia “alla radice” del significato della vita e del Vangelo, ovvero l’annuncio di una buona novella: solidarietà, fratellanza, a partire dall’opzione dei poveri e fuori dai clericalismi. Un altro incontro significativo della mia vita è stato quello con Leonardo Boff, uno dei miei libri porta la sua prefazione. Poi sono arrivati i viaggi in Brasile, centro America, Africa, gli studi di antropologia.

Con una buona dose di sperimentazione e apertura, però…

Sì, assolutamente. Non c’è una supremazia di una cultura, ma c’è, fortissima, la dimensione personale della responsabilità del dovere.

L’antropologia richiede apertura mentale per poter guardare e ascoltare, registrare con stupore e meravigliarsi di ciò che non si sarebbe potuto indovinare.

— Margaret Mead
Polizzi Generosa ha una storia importante, in Sicilia: cosa è accaduto che ne ha frenato il percorso?

Polizzi è stata uno snodo straordinario fino ai primi del ‘900. Intorno agli anni ’70 comincia la sua decadenza con la realizzazione dell’autostrada Palermo-Catania che la taglia fuori da un flusso importante di traffico non solo veicolare, ma di persone, di scambi, di incontri. Tenga conto che Polizzi controllava da questo promontorio tutti i feudi del grano perché il suo territorio si estende verso l’interno, guardando un cuneo geografico chiamato “il granaio della Sicilia”, e verso “i caricatori”, cioè i porti di Licata e di Termini Imerese. Non a caso, a Polizzi c’era il collegio dei Gesuiti per l’educazione dei rampolli delle famiglie nobiliari, una struttura imponente che adesso con il progetto Borghi diventerà il “Palazzo della Cultura”. Polizzi era ricca di risorse estrattive per le cave di materiale dolomitico, prezioso per il calcestruzzo, tant’è che nacque anche un’impresa di fabbricazione di precompressi.
(clicca sulla foto sotto per vedere il territorio di Polizzi Generosa)

La foto porta ad un video di Francesco Polizzotto, una ripresa dall'alto del piccolo comune di Polizzi Generosa e del suo territorio

Nonostante tutto questo, però, lo spopolamento è aggressivo, sindaco…

Tu rimani dove puoi lavorare e quindi vivere. Ma io dico anche che il lavoro non è l’unica condizione. Oggi si vive “oltre” il lavoro, scegliamo anche luoghi dove ci si possa esprimere e dove si possa vivere bene e dove ci siano servizi, scuola e “dimensione” sociale. Ma c’è anche un “diritto alla cultura”, ad un orizzonte più ampio che vada oltre il confine geografico del proprio paese pur restando nel proprio paese. Io ho detto fin da subito che un sindaco non è solo amministrazione, è anche e soprattutto visione. Se io non riesco ad aprire ai miei concittadini uno scenario più ampio di una buca nella strada io avrò un buco di prospettiva. Se io punto ad un comune a misura di cultura e vivibilità, le strade pulite, i servizi funzionanti sono la conseguenza di quell’obiettivo. Spesso invece, sulla buca stradale si concentra la logica di chi vuole controllare il potere per uso limitato e “vivacchiando”.

Gandolfo Librizzi (maglia verde scuro) all’epoca Presidente del Conservatorio musicale di Palermo, e l’Orchestra migranti

Di fronte a un mafioso, se non vuoi soccombere, ti devi distinguere e metterti in posizione netta, senza mediazioni. Se abbassi la testa una volta, sei servo per sempre

— Gandolfo Librizzi
Sindaco Librizzi, lei ha istituito un assessorato alla legalità e beni confiscati: l’antimafia fa parte del processo culturale o amministrativo?

Polizzi è segnata nella sua lunga storia: la mafia era presente nelle Madonie come in Sicilia. Polizzi era un paese di mafiosi, ma con un’avvertenza: qui c’è stata la mafia, ma c’era anche un forte movimento antimafia. Solo che non si chiamava “antimafia” perché non si parlava di mafia. C’era semplicemente una linea invisibile ma chiara: o di qua o di là. C’erano i mafiosi e c’erano le persone oneste, al di là di qualunque tessera di partito e dell’antimafia “di professione”. Io sono cresciuto con la legge dei saggi contadini dell’epoca: di fronte ad un mafioso, se non vuoi soccombere, tu ti devi distinguere e metterti in posizione netta, senza mediazioni. Se abbassi la testa una volta, sei servo per sempre. Io ho scritto un libro dove parlo di tenere la “schiena dritta” che significa contrapposizione, nessuna relazione, distanza e, laddove tutto questo non bastasse, non salutare, non ossequiare “voscenza benedica” ma alzare la schiena e guardare diritto, guardare oltre. La storia del bene confiscato Verbumcaudo, 150 ettari di terra delle Madonie, un grande uliveto, un vigneto, grano e legumi a perdita d’occhio, campi di pomodori, una grande masseria e perfino due laghetti artificiali, è paradigmatico: da quell’assegno intercettato da Giovanni Falcone 39 anni fa, assieme a Paolo Borsellino, nell’indagine che porterà poi al maxiprocesso fino ad oggi, Verbumcaudo racconta la storia di Polizzi e di questa terra.

Ma anche storia di un intero territorio…

Sì, il bene era pignorato con un conto interessi di quasi un milione di euro. Negli anni ’80 fu assegnato ai Carabinieri. Poi è stato dato alla Regione siciliana che acquista il bene per circa 400mila euro e lo affida al “Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo”, espressione di 19 comuni non solo madoniti che si sono messi insieme per testimoniare che lo sviluppo arriva anche con la legalità. Il Consorzio, attraverso un bando pubblico, ha selezionato giovani del territorio interessati alla formazione professionale e che hanno poi costituito la nuova Cooperativa Sociale Verbumcaudo che oggi gestisce il bene. 

Polizzi ha anche un assessorato alla Cooperazione internazionale e ha da poco inaugurato anche un progetto del Sistema Accoglienza Integrazione-Sai. Una bella sfida, in un programma di governo di un piccolo comune dell’entroterra siciliano…

Sì, esatto. Ma guardi che io non l’avevo scritto, nel programma. Neanche una parola. Chi mi ha votato conosceva la mia storia, i miei viaggi, la mia associazione di solidarietà e cooperazione internazionale Anthropos. Appena eletto, qualcuno mi chiese (e qui lo pronuncia in dialetto, peccato non potervelo riportare) “Sindaco, tu non hai scritto niente, noi ti conosciamo bene: ma non è che adesso tu qui ci porti tutti i neri qua?” ed io ho risposto semplicemente che visto che mi conoscevano e sapevano quello che penso perché avrei dovuto scriverlo? L’ho fatto e basta. Però prima ho regalato a tutti il libro che ho scritto sul modello dei Comuni solidali-Recosol e sul perché gli Enti locali devono fare cooperazione internazionale.

Gandolfo Librizzi durane uno dei suoi viaggi in Mali


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