Welfare

Povertà: i dati migliorano, ma la svolta sarà il nuovo Rei

Dopo la divulgazione del rapporto Eurostat ci scrive il sottosegretario al Welfare: «In due anni in Italia c’è stato un calo del 5,6% del tasso di deprivazione sociale e materiale mentre negli altri Paesi la media del calo è stata del 3,6. E dal prossimi luglio il Reddito di inclusione si allargherà raggiungendo una platea di potenziali beneficiari pari a oltre 700mila famiglie, per un totale di 2,5 milioni di persone»

di Luigi Bobba

I dati pubblicati in questi giorni da Eurostat sulla povertà fanno emergere con chiarezza segnali positivi che, alla luce delle azioni che questo Governo ha messo in campo, fanno ben sperare. L’Italia, infatti, passa da un tasso di deprivazione sociale e materiale del 22,8% nel 2014, del 21,6% nel 2015 e del 17,2% nel 2016: in due anni c’è stato un calo del 5,6% mentre negli altri Paesi la media del calo è del 3,6. Il calo dell’Italia tra 2014 e 2016 è stato tra i più alti nei grandi Paesi (Francia -1%, Germania -2,6%, Regno Unito -3,5%, Spagna -2,9) infatti nel 2016 con il 17,2% si colloca sostanzialmente allo stesso livello della media Ue, che è al 15,7%.

Questi dati, combinati con quelli di un recente rapporto ISTAT da cui emerge che sia il reddito disponibile che il potere d’acquisto delle famiglie italiane nel 2015 sono aumentati, è indice del fatto che l’economia sta finalmente andando incontro ad un fase di ripresa del ciclo economico.

Nel 2016 le domande di accesso al SIA hanno riguardato quasi 65mila nuclei familiari beneficiari. La “svolta” è avvenuta nel 2017 con il “nuovo” SIA che il Governo ha inserito come misura transitoria fino all'introduzione del REI.

Quello che emerge è, dunque, il miglioramento della situazione socio- economica dell’Italia quale risultato tangibile delle misure adottate negli ultimi anni dal Governo. Partendo dall’introduzione del Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA), che si è caratterizzato come un provvedimento “ponte”, si è arrivati all’adozione di uno strumento di tipo universale con l’attivazione del Reddito di inclusione (REI).

Nel 2016 le domande di accesso al SIA hanno riguardato quasi 65mila nuclei familiari beneficiari. La “svolta” è avvenuta nel 2017 con il “nuovo” SIA che il Governo ha inserito come misura transitoria fino all'introduzione del REI. Ma la legge di bilancio di quest’anno ha già rilanciato : 300 milioni di euro in più nel 2018, 700 nel 2019, 900 dal 2020 e, tenuto conto anche delle risorse previste dal PON Inclusione, dal 2020 si sfiorano i 3 miliardi di euro.

Il REI, quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale introdotto con il Decreto Legislativo n. 147 del 17 settembre 2017, è una misura condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato volto all’affrancamento dalla condizione di povertà. Viene riconosciuto ai nuclei familiari che abbiano un valore dell’ISEE, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al REI i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni.

Lo strumento è articolato in due componenti che consistono, da un lato, in un beneficio economico del valore di euro 3.000 su base annua, aumentato in relazione alla composizione del nucleo familiare, dall’altro in servizi alla persona, in esito ad una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto, tra l’altro, della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona. IL REI , in questa prima fase di applicazione, si rivolge ad un bacino di 1,8 milioni di persone e 500 mila nuclei familiari e da luglio 2018, in virtù delle modifiche previste dalla legge di bilancio attualmente all’esame della Camera, potrà ampliare la sua portata grazie al venire meno di alcuni vincoli connessi ai requisiti familiari, raggiungendo una platea di potenziali beneficiari pari a oltre 700mila famiglie, per un totale di 2,5 milioni di persone.

Inoltre, per gli anni 2016, 2017 e 2018, in via sperimentale, è stato istituito il "Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile", alimentato dai versamenti effettuati su un apposito conto corrente postale dalle fondazioni. Il fondo finanzierà progetti per quasi 400 milioni di euro in un triennio. Questo intervento è finalizzato a promuovere e stimolare la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di dispersione e abbandono scolastici delle giovani generazioni. Attraverso la combinazione di attività scolastiche, attività extra-scolastiche e tempo libero dovranno essere sperimentate soluzioni innovative e integrate, volte anche ad arricchire di contenuti e di esperienze i processi di apprendimento, a sviluppare e rafforzare competenze sociali, relazionali, sportive, artistico-ricreative, scientifico-tecnologiche, economiche e di cittadinanza attiva e a contrastare lo sviluppo di dipendenze e del fenomeno del bullismo.

Per gli anni 2016, 2017 e 2018, in via sperimentale, è stato istituito il "Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile", alimentato dai versamenti effettuati su un apposito conto corrente postale dalle fondazioni. Il Fondo finanzierà progetti per quasi 400 milioni di euro in un triennio

Sempre sul contrasto alla povertà, anche il FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti), contribuisce ad alleviare le forme più gravi di povertà distribuendo prodotti alimentari. L’Italia ha scelto di integrare la componente obbligatoria di finanziamento del Programma Operativo con una componente volontaria, aumentando più del doppio le risorse disponibili. Per la distribuzione di beni alimentari (servizi di mensa, distribuzione di pacchi alimentari, empori sociali, distribuzione tramite unità di strada) sono a disposizione circa 480 milioni di euro per la programmazione 2014-2020. Ulteriori 77 milioni sono destinati ai servizi di refezione scolastica nei contesti maggiormente deprivati economicamente e socialmente, per contrastare la povertà alimentare dei bambini e permettere loro di usufruire di servizi socio-educativi in orario extra-scolastico.

Come emerso dai dati di Eurostat, la deprivazione varia anche a seconda del livello di scolarizzazione. In questo senso l’istruzione rappresenta sicuramente un “antidoto” efficace alla povertà. In questi anni abbiamo lavorato sia con la Buona Scuola che con il Jobs Act – introducendo l’alternanza scuola-lavoro e il sistema duale – finalizzati a ridurre il disallineamento delle competenze richieste dal mondo del lavoro con quelle offerte dai percorsi di istruzione e formazione, allo scopo di facilitare l’ingresso per i giovani nel mondo del lavoro. L’occupazione e la qualità del lavoro rappresentano per i cittadini elementi imprescindibili per garantire una vita dignitosa e condizioni socio-economiche adeguate.

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