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Croncache russe

Prigozhin: è successo quello che doveva succedere, ma Putin ora è più debole

Per quanto l’eliminazione del capo della Wagner sembri sottolineare la coesione interna al gruppo al comando e l’onnipotenza di Putin, in realtà essa mostra che in assenza di controllo esterno il potere si esercita senza nemmeno rispettare l’apparenza formale della legge

di Alexander Bayanov

Yevgeny Prigozhin, the owner of the Wagner Group military company FILE - Businessman Yevgeny Prigozhin, left, serves food to Russian Prime Minister Vladimir Putin, center, during dinner at Prigozhin\'s restaurant outside Moscow, Russia, Friday, Nov. 11, 2011. Russia has engaged in under-the-radar military operations in at least half a dozen countries in Africa in the last five years using a shadowy mercenary force, Wagner, analysts say is loyal to President Vladimir Putin. The United States identifies Prigozhin as Wagner\'s financer. (AP Photo/Misha Japaridze, Pool, File)

Come scrivevamo esattamente due mesi fa, è accaduto ciò che doveva accadere. Evgenij Prigozhin è stato molto probabilmente eliminato nell’interesse di una persona, Vladimir Putin. I commentatori russi paragonano all’unanimità il destino di Prigozhin al destino degli eroi del film “Il Padrino” e di altri film popolari sulla mafia, dove chi sgarra, anche se si pente, è inevitabilmente destinato alla morte.

La decadenza del governo russo, governo che come abbiamo già avuto modo di dire è costituito da un gruppo ormai cementato dal giuramento fatto col sangue delle migliaia di ucraini morti, raggiunge così vette drammatiche. L’omicidio di Prigozhin ovviamente non è una decisione giudiziaria legittima. In questo Paese, il mio Paese, il potere statale è esercitato secondo principi mafiosi. E stiamo parlando del potere che governa la Russia, un Paese che possiede armi nucleari e il potere di attivarle.

In questo Paese, il mio Paese, il potere statale è esercitato secondo principi mafiosi. E stiamo parlando del potere che governa la Russia, un Paese che possiede armi nucleari e il potere di attivarle

Alexsander Bayanov

Per quanto l’eliminazione di Prigozhin sembri sottolineare la coesione interna al gruppo al comando e l’onnipotenza di Putin, in realtà essa mostra che in assenza di controllo esterno il potere si esercita senza nemmeno rispettare l’apparenza formale della legge.

Nella maggioranza delle persone molto probabilmente questo evento riscuoterà un’approvazione a breve termine, come simbolo della forza del potere, della sua invincibilità. Ma in una prospettiva a lungo termine esso genererà nuovi rischi: nessuno dei funzionari pubblici vuole essere ucciso così, con questa modalità di regolare i conti secondo la quale tutto è possibile, tutto sarà lecito.

I teorici della cospirazione potrebbero sostenere che si sia trattato di un atto organizzato per agevolare l’uscita di scena di Prigozhin, ma francamente sembra troppo complicato, troppo costoso organizzare un’uscita di scena che avrebbe potuto essere decisa tranquillamente tempo fa, senza creare troppo rumore. Magari in Africa, da dove Prigozhin stava effettivamente arrivando in Russia e dove il gruppo Wagner è direttamente coinvolto nei conflitti di stato.

Non penso che le autorità russe cercheranno di scaricare la responsabilità di quanto accaduto sui servizi speciali dell’Ucraina perché ciò provocherebbe una domanda rischiosa: come è possibile realizzare un attentato simile, di fatto molto vicino al Cremlino, contro uno dei principali attori della guerra con l’Ucraina? Vorrebbe dire che è possibile eliminare così qualsiasi protagonista di questa guerra, anche Putin.

I successivi passi del regime sono facili da prevedere: con le prossime elezioni di Putin, la campagna per identificare i nemici interni acquisterà proporzioni isteriche. Tutti accuseranno tutti di tradimento e brogli e, dato l’attuale potere dei media, è molto facile che questa situazione sfugga totalmente di mano. È, anzi, già sfuggita di mano: sotto i nostri occhi, il governo russo sta letteralmente scoppiando.

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Nel frattempo continueranno le repressioni contro ciò che resta della società civile in Russia. Evghenij Zateev, cattolico, è stato arrestato nel quadro dell’inchiesta a carico del movimento Vesna (Primavera), noto per aver condotto una campagna contro la mobilitazione per la guerra con l’Ucraina nel settembre 2022. Lui e i suoi compagni, uno dei quali è membro della commissione elettorale territoriale, sono accusati di aver costituito una comunità “estremista”, di “riabilitazione del nazismo” e di creazione di “fake news” per “screditare” l’esercito russo. Zateev ha scritto una missiva dal centro di custodia cautelare, dove chiede ai suoi fratelli e sorelle nella fede cattolica di non dimenticarsi di lui e di scrivergli lettere. Per lui questa comunicazione è molto importante. «Ma in generale mi vergogno terribilmente – scrive Evghenij – della mia situazione attuale e del fatto che continuo a chiedere cose. Sono molto a disagio, davvero. Anche rispetto a mia moglie. E ancora una volta le chiedo scusa».

Il giorno della morte di Prigozhin, il tribunale di Mosca ha condannato in contumacia il politico Maxim Katz, di cui abbiamo scritto nel numero di giugno, a 8 anni di prigione per aver screditato l’esercito russo, per un video su Youtube nel quale raccontava le atrocità commesse dai militari russi a Bucha.

Foto apertura: Prigozhin con Vladimir Putin. AP Photo/Misha Japaridze, Pool, File


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