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Profughi: a Ventimiglia è ancora emergenza

«La situazione degenera di giorno in giorno – spiega Deborah Murante, presidente dell’Associazione Italiana Genitori della Liguria (A.Ge.) – poiché i migranti continuano ad arrivare pensando che da qui si possa raggiungere la Francia». Ma non è così

di Francesco Crippa

Sono circa 1200 i migranti che stazionano attualmente nei pressi di Ventimiglia, dove nell’ultimo anno sono transitati oltre 30000 profughi. «La situazione degenera di giorno in giorno – spiega Deborah Murante, presidente dell’Associazione Italiana Genitori della Liguria (A.Ge.) – poiché i migranti continuano ad arrivare pensando che da qui si possa raggiungere la Francia». Ma non è così. Come si sa, i cugini d’oltralpe non accettano profughi dall’Italia e quelli che provano ad oltrepassare la frontiera sulla ferrovia o in autostrada, vengono prontamente rispediti indietro.

Ventimiglia è dunque costretta a provvedere ai migranti da sola, perché gli altri comuni liguri non accettano di ospitare nemmeno un ragazzo: «Siamo ormai alla frutta, che probabilmente è già marcita». Commento emblematico della Murante, che basta per far capire quanto sia diventata insostenibile la situazione: la città è infatti sprovvista di centri di accoglienza veri e propri, quindi ne vengo allestiti di provvisori; attualmente i migranti possono essere accolti in alcuni squallidi container nell’zona dell’ex Parco Roia, una zona appartenente alle Ferrovie dello Stato. Questo centro, dove si può alloggiare per sette giorni, può ospitare fino a 300 profughi, ma solo chi accetta di farsi identificare può successivamente essere smistato in altri centri di accoglienza fuori da Ventimiglia. «Il problema è che la maggior parte di chi arriva non vuole farsi identificare, pertanto, dopo essere stati accolti per qualche giorno, tornano in giro per la strada. Perché è qui che dorme la maggior parte dei migranti, ai quali si aggiungono i senzatetto.

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L’ultimo centro aperto prima che venisse allestito quello del Parco Roia, era gestito dalla parrocchia Sant’Antonio, che aveva messo a disposizione il suo oratorio, dentro al quale però potevano stare poche decine di immigrati, con una folla che attendeva e dormiva fuori, sotto le case dei cittadini. «I nostri abitanti si sono giustamente stancati di vedere i migranti dormire sotto le finestre o comunque in giro per la città. Per questo martedì scorso hanno fatto una petizione, presentata direttamente alla Camera, nella quale chiedono che i profughi vengano trattati con decoro». E l’unico modo per far sì che questo avvenga è che le istituzione intervengano, ma hanno le mani legate. La Francia non collabora ed il solo aiuto che può dare il questore è quello di inviare unità aggiuntive delle Forze dell’Ordine a sorvegliare la città, ma di più non può fare.

«I media ed i politici dicono che questo è un grave momento storico, senza però sapere (o facendo finta di non sapere, ndr) che questo momento storico lo vive chi è qui sul campo. Ai migranti non basta il piatto di pasta che offre la Croce Rossa, a loro serve accesso a servizi igienici e medici veri, non solo a quelli prestati dai volontari» denuncia la Murante. «Le istituzioni insistono perché Ventimiglia continui ad accogliere immigrati, sostenendo che è una tappa obbligata per loro. E che poi se ne andranno. Ma non è così: la frontiera non la oltrepassano e così i profughi rimangono in questa zona, senza sapere dove andare e cosa fare».

Ma questa emergenza sociale arreca danno all’immagine ed all’economia della città? «Sì, negli ultimi anni, anche per via della crisi, il turismo è diminuito circa del 60% e numerose imprese sono state costrette a chiudere i battenti. A novembre cesseranno l’attività anche quattro tra i negozi più storici ed amati di Ventimiglia», risponde Deborah Murante.


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