Cronache russe

Putin e le minacce nucleari, come un teppista in una stradina buia

Dal Cremlino sempre più spesso si leva la minaccia di far ricorso ad armi nucleari in Ucraina ma non solo. Sarebbe anche imminente una modifica delle regole di ingaggio. Ne abbiamo parlato con il giornalista, esperto di cose militari, Evgeny Erlikh (Radio Liberty)

di Alexander Bayanov

S i parla sempre più spesso di cambiamenti che potrebbero essere introdotti nella regolamentazione nucleare russa. Argomenti che sembrerebbero aumentare significativamente il rischio di un conflitto nucleare. Per quanto riguarda il contenuto di tali modifiche, per ora possiamo solo seguire le dichiarazioni di Vladimir Putin, perché le modifiche ufficiali al documento non sono ancora state pubblicate.

Regole di ingaggio nucleare russo

Tra i nuovi motivi per l’uso delle armi nucleari vi sono “l’aggressione contro la Russia da parte di qualsiasi Stato non nucleare con il sostegno di uno Stato nucleare”, nonché “un massiccio attacco aereo con mezzi non nucleari, compresi i droni”. È chiaro che tali decisioni della leadership russa sono legate principalmente all’occupazione in corso della regione di Kursk e alla possibile risoluzione delle potenze nucleari (in sostanza Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) in merito all’ammissibilità dell’uso di missili a lunga gittata per colpire obiettivi all’interno della Russia, lontano dalla linea del fronte.

Il parere di un esperto: Evgeny Erlikh

Il nostro esperto, il giornalista militare Evgeny Erlikh (RadioLiberty), descrive così il comportamento di Putin: «Questo è un normale ricatto tra ragazzi ‘Tenetemi voi, io non rispondo di me!’ I politici europei, nella mente del teppistello Putin, sono come un intellettuale colto di sorpresa in una stradina buia, che è pronto a svuotare le tasche pur di non essere attaccato. Putin, nell’unica lingua che conosce, fa leva sulle debolezze. Se tirerà fuori il coltello o no è un’altra questione. Il suo compito è spaventare a morte l’intellettuale perché non ripeta lo stesso errore. È così, da teppistello, che Putin sviluppa la propria politica da quando è salito al potere. I russi, che capiscono questa lingua e che ragionano con le stesse categorie da ‘stradina buia’, approvano questa sua modalità. Anche Zelenskij capisce questa lingua e quindi non ha paura. Putin può prendere in giro soprattutto l’Occidente. E infatti lo fa!”

Le bombe tattiche, il ricatto di Putin

Naturalmente, e questo è già stato discusso più volte, esiste la possibilità di utilizzare armi nucleari tattiche sul territorio locale. Ma tale applicazione non rientra nella regolamentazione nucleare, che è formulata da una potenza nucleare come risposta a un massiccio attacco nucleare, o anche non nucleare ma che mette in pericolo l’esistenza stessa della nazione.

Erlikh, alla domanda sulla possibilità che vengano effettivamente usate armi nucleari tattiche, risponde così: “È impossibile dare una risposta. Putin sta usando il ricatto. Per lui è importante la reazione di risposta. Finora, la politica occidentale, riconoscendo Putin come aggressore, si è comportata in modo molto moderato. Questo è esattamente il risultato che Putin vuole ottenere. Non ha senso tirare a indovinare, le userà o non le userà. Le parole di Putin sono importanti nel contesto di questo momento storico. E le usa per spaventare».

Ciò che è interessante è che finora le dichiarazioni che abbiamo ascoltato non contengono formulazioni abbastanza specifiche che comportino l’obbligo preciso di utilizzare armi nucleari.

La commitment trap

«Nessuno si mette all’angolo da solo in queste cose», dice Pavel Podvig, esperto di disarmo dell’Onu, in un’intervista a Meduza. «Non so come suoni questo termine in russo, ma in inglese si dice commitment trap, trappola dell’impegno. Cioè, uno promette di fare qualcosa, e poi, quando arriva il momento e viene controllato, si scopre che sarebbe stato meglio se non lo avesse promesso. Perché nella realtà la risposta potrebbe essere incommensurabile. In un certo senso stiamo vedendo questa storia dal vivo: in Occidente dicono che tutte queste “linee rosse” russe sono un bluff. Ma se si osservano le dichiarazioni della leadership russa, si vede che a livello ufficiale hanno cercato di evitare queste trappole e promesse specifiche. ‘Utilizzeremo armi nucleari in risposta alla fornitura di carri armati o aerei’: non c’era un impegno di questo tipo. L’unica “linea rossa” tracciata riguardava la partecipazione diretta dell’Occidente al conflitto. Il 24 febbraio [2022] è stato detto che se “qualcuno si mette sulla nostra strada, ci saranno conseguenze che non avete mai visto”. E questa “linea rossa” viene rispettata: non si parla di coinvolgimento diretto [dei paesi occidentali] nelle operazioni militari. Qui sorge la questione della proporzione della minaccia e della conseguente risposta. Diciamo che 150 droni volano oltre il confine, e allora? Come può essere d’aiuto una risposta nucleare in questo caso? Allora meglio non fare promesse, ma guardare i droni e dire: “Questo attacco non è abbastanza massiccio, non rappresenta una minaccia”. Dobbiamo capire che discutere se la Russia utilizzerà armi nucleari in risposta a determinate azioni è un’astrazione».

Non ha senso avere paura

Erlikh conclude così la nostra conversazione: «Quando il mondo arriverà sull’orlo di una catastrofe nucleare, penso che capiremo tutti che ci troviamo sull’orlo di un precipizio. Per ora, è tutto gop-stop, intimidazioni da parte del teppistello che sta al Cremlino. E, soprattutto, non ha senso avere paura. Il compito è sconfiggere il teppista. Ciò significa che l’unico comportamento corretto è fare di tutto per conseguire questo obiettivo».

Nella foto di apertura di Alexei Druzhinin, Sputnik, Kremlin Pool Photo, via AP/LaPresse, Putin segue alcune esercitazioni navali nel Mar Nero, nel giugno 2020.

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