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Qualcosa di buono

di Gianfranco Marocchi

Riavvolgiamo il nastro a cinque anni fa. Era già un po’ di tempo, a dire il vero, che le elezioni amministrative si vincevano o si perdevano a seconda di quanto si dimostrava di saper esser essere duri verso criminali&extracomunitari, categorie che nell’immaginario comune erano percepite, se non coincidenti, almeno come ampiamente sovrapponibili. Il faticoso Governo Prodi II, dopo aver vivacchiato un po’ alla giornata, nella primavera 2008 venne sostituito dal Governo Berlusconi; la crisi non era ancora scoppiata, anche se già da alcuni mesi parlavano di crescente fragilità delle famiglie e degli  stipendi che non bastavano per la “quarta settimana”.

In quella fase non solo la politica, ma il popolo italiano in modo diffuso reagì male all’insicurezza crescente, rovesciando verso gli stranieri le proprie paure. In quel periodo cloaca della nostra Repubblica capitò di tutto: la schedatura dei Rom e l’accordo – vergogna con la Libia per i respingimenti, il pogrom di Ponticelli fino, due anni dopo, i fatti di Rosarno. Ricordo un colloquio con un funzionario del Ministero dell’Interno che spiegava: fino a pochi mesi fa quando arrivava dal mare una barca di uomini sfiniti e affamati, gli abitanti portavano qualcosa da mangiare, oggi li insultano. L’Italia era oggetto di segnalazioni preoccupate delle autorità internazionali per il diffondersi del razzismo e della xenofobia e per come il mondo politico tollerava o spesso ispirava tali atteggiamenti, si registravano episodi di disumanità come il negare il pasto ai bambini figli di stranieri che non erano in grado di pagare la mensa scolastica.

Perché tutto questo dagli italiani brava gente, ci si chiedeva? Semplice risposta: è una normale reazione difensiva all’insicurezza economica, chi con i soldi non arriva a fine mese tira fuori le unghie per difendere ogni piccola risorsa, noi dentro loro fuori, in una primitiva lotta per la vita.

Poi la crisi, quella vera.

Forte e dirompente come non mai nella memoria recente, magari negata dal minculpop berlusconiano, ma sentita in modo diffuso e drammatico dai cittadini. Se tanto mi dà tanto, se l’analisi precedente fosse stata corretta e univoca, più crisi, più sofferenza e quindi  più paura e più intolleranza.

E in effetti, in molte parti d’Europa accade proprio così. Quel bellissimo libro di Gianantonio Stella Negri froci e giudei a fine 2009 racconta di come il virus dell’intolleranza sia diffuso in Europa, alcuni paesi come l’Ungheria iniziano una virata in senso apertamente fascista, in Francia la rampolla Le Pen si prende nel 2012 il 18% dei consensi alle presidenziali, Alba Dorata con simboli e richiami esplicitamente neo nazisti si aggiudica un 7% dei voti ed entra nel Parlamento greco.

Forse ci viene difficile valutare in modo compiuto ciò che avviene al di fuori d’Europa, ma anche altrove assistiamo ad episodi inquietanti; qualche settimana fa un’amica mi segnalò un articolo in cui sono riportate alcune affermazioni del ministro delle finanze giapponese Taro Aso (l’articolo è in spagnolo ma per quanto interessa qui sin troppo comprensibile), una sequenza di frasi agghiaccianti sugli anziani come peso per la società, per i quali non vi è che da augurarsi la morte in modo che la smettano di consumare risorse.

E in Italia, uno dei Paesi più duramente colpito dalla crisi? Il razzismo strisciante del 2008-2010 ha pervaso la società?

Niente di tutto questo. Negli ultimi due anni, anzi, l’ondata xenofoba sembra rifluita.

La forza politica che più si è resa protagonista in passato di politiche intolleranti, la Lega Nord, è ridotta intorno al 5% e comunque ha ormai messo da parte gli accenti di razzismo più radicale e marginalizzato gli esponenti estremisti; non è emersa alcuna forza significativa di estrema destra. L’intolleranza non è assente dalla società italiana, ma non assume nessuno dei contorni inquietanti richiamati a proposito di altri paesi occidentali né è paragonabile a quella diffusa nel periodo precedente sopra richiamato. Le nuove forze che entreranno in Parlamento (Movimento 5 stelle, Scelta civica con Monti, Rivoluzione civile), cui possiamo guardare per capire verso quali direzioni si è spostata l’opinione dei cittadini negli anni della crisi, impatteranno in modo probabilmente assai significativo sul panorama politico (in misura non inferiore al 30% complessivo), sono tra loro molto diverse, ma nessuna contiene accenti intolleranti.

Il perché non è così facile da comprendere. Quale sia il sottile discrimine che nelle difficoltà ti fa vedere l’altro come minaccia o invece come compagno di sventura si gioca su elementi in parte insondabili. Magari ne parremo in un prossimo post. Ma almeno di questo, pur in un panorama di sconfortante degrado istituzionale, possiamo rallegrarci.


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