Welfare

Quando il migrante è uno scienziato

Scienza Migrante, progetto finanziato dall'Università di Torino, intende offrire uno sguardo alternativo sulle migrazioni, raccontando le storie di ricercatori e di persone ad alto livello di istruzione arrivate in Italia dopo aver lasciato il loro Paese d'origine

di Veronica Rossi

“Ho quello che molti definiscono ‘tutti i difetti possibili’: sono donna, araba, musulmana e africana, ma sono le cose di cui vado più fiera. E oggi sono fiera anche di essere italiana”. Si racconta così Faiza Bourhaleb, fisica marocchina in Italia dal 1999, prima come dottoranda e poi come fondatrice di una società, I-See, che si occupa dello studio degli effetti delle radiazioni sui pazienti oncologici. Questa è solo una delle storie raccontate sul portale del progetto multidisciplinare e interdipartimentale Scienza Migrante – Storie di Scienza e Migrazione finanziato dall’Università di Torino nell’ambito del Bando 2021 per i progetti di Public Engagement e realizzato in collaborazione con la sezione di Torino dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, con l’obiettivo di condividere e valorizzare il patrimonio culturale e scientifico degli immigranti sul territorio piemontese.

Dagli anni ‘90 a oggi, il fenomeno migratorio verso la Penisola ha conosciuto una crescita costante, tanto che, ora, la percentuale di popolazione straniera residente in Italia arriva al 9%. Spesso però si tratta di persone di cui non viene raccontato il background e il percorso di vita, fino ad appiattirle su un profilo comune, spesso stereotipato.

“Avevo in mente questa idea da molti anni”, racconta Michela Chiosso, docente presso il dipartimento di Fisica dell’Università di Torino e responsabile scientifica del progetto. “È nata da una riflessione sull’immigrazione: mi è capitato spesso di incontrare delle persone che nei loro paesi di origine erano scienziate e che in Italia si sono reinventate. Volevo anche combattere il pregiudizio, che a volte si sente nel dibattito pubblico e sui media, secondo il quale tutti i migranti non hanno un alto livello di istruzione”.

L’iniziativa è composta da tre fasi, complementari tra loro. Scienza Migrante, infatti, è un portale che racchiude storie di scienziati migranti, che sono arrivati in Europa portando con sé il loro bagaglio culturale e di conoscenze, così come uno sguardo diverso sul metodo di ricerca. Ma è anche un progetto educational per le scuole primarie e secondarie ideato e curato assieme alle persone con background migratorio e una serie di aperitivi itineranti nelle Case del Quartiere di Torino, organizzati a cadenza mensile in collaborazione con RKH Studio e Associazione Centro Scienza Onlus.

Il primo evento si è tenuto mercoledì 6 luglio, e ha rappresentato una preziosa occasione di incontro, soprattutto per i protagonisti dell’iniziativa. “Si tratta di un momento di condivisione”, continua Chiosso, “che permette alle persone di conoscersi e di fare comunità: durante la serata inaugurale sono stati scambiati tanti contatti e si sono create delle belle sinergie, tutti erano entusiasti”. Il progetto si chiuderà ufficialmente nell’estate del 2023, ma la sua ideatrice vorrebbe che acquistasse gambe proprie. Al portale Scienza Migrante possono infatti collaborare anche nuove persone, proponendo le loro storie nella sezione dedicata del sito. In futuro, in più, saranno caricati materiali audiovisivi ed è in lavorazione un podcast costruito utilizzando le interviste. “L’obiettivo dei nostri interventi è duplice”, conclude la docente, “vorremmo far riflettere sul valore del pensiero scientifico e della pluralità di sguardi e di approcci, ma anche fornire una fonte di ispirazione ai giovani, attraverso le storie di resilienza e di coraggio di chi ha dovuto lottare per raggiungere un alto grado di istruzione e di realizzazione professionale”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.