Inclusione sociale

Quando la scuola entra in carcere: gioielli che intrecciano storie di vita

Cinque bracciali e collane ideati e realizzati da studenti del corso ordinamentale e studenti ristretti della sezione carceraria sono stati premiati in Abruzzo al concorso internazionale di arte orafa intitolato a Nicola da Guardiagrele. Un progetto del Liceo Artistico Soleri Bertoni di Saluzzo: «Un’esperienza incredibile», racconta una delle insegnanti, «che ha spazzato via pregiudizi e paure e ha generato riflessioni sul valore della vita e della libertà personale»

di Daria Capitani

L’Istituto Soleri Bertoni di Saluzzo è una di quelle scuole che insegnano dentro e fuori dall’aula, che s’interrogano e pongono domande, che dialogano con il contesto che le circonda e non smettono di farsi contaminare. Sono nati qui, in Piemonte, provincia di Cuneo, cinque gioielli che raccontano storie apparentemente lontane ma che sul banco di un laboratorio hanno saputo trovare terreno comune.

È un bel lavoro di squadra quello che ha portato Daniela Zinola, insegnante da 37 anni nel liceo di una piccola cittadina che un tempo fu Marchesato, fino in Abruzzo. Il motivo? Ritirare un riconoscimento arrivato grazie all’unione delle due anime del suo lavoro. Al Liceo Artistico Soleri Bertoni, le sue materie sono Laboratorio e Progettazione nell’indirizzo Design dei metalli e dell’oreficeria, ma i suoi studenti non sono tutti esuberanti adolescenti in crescita. Una delle sue classi si trova oltre i confini della scuola, a una manciata di chilometri di distanza.

Uno dei gruppi di lavoro alle prese con la fase di progettazione.

«Da 12 anni insegno sia nella sezione ordinamentale sia in quella carceraria, alla Casa di reclusione Rodolfo Morandi, un istituto di pena maschile di alta sicurezza», racconta, «Nel 2023, con la dirigente scolastica, la professoressa Alessandra Tugnoli, abbiamo deciso di far lavorare insieme, nella progettazione e realizzazione dei gioielli, i ragazzi delle quarte e quinte con gli studenti ristretti. È stato un percorso che ha dato molto a entrambe le parti». Come è nato? «Dalla curiosità reciproca. La percepivo entrando nelle aule: gli studenti mi chiedevano “Prof, non ha paura?”, e i detenuti, che in un istituto come quello di Saluzzo spesso si trovano a scontare pene lunghe per reati ostativi e di tipo associativo, erano affascinati all’idea di incontrare i “miei” ragazzi: molti hanno figli o nipoti della stessa età, che nella maggior parte dei casi non vedono da un tempo lungo».

Gioielli nati dall’incontro

«Ci abbiamo provato grazie all’impegno e alla collaborazione della dirigente scolastica da un lato e della direttrice della Casa di reclusione, dottoressa Luisa Pesante, insieme all’area trattamentale e agli assistenti penitenziari, dall’altro», continua Zinola. «Ed è andata bene». Talmente bene che non soltanto l’iniziativa è stata replicata, ma il progetto ha partecipato a un concorso internazionale biennale di arte orafa in Abruzzo. Riservato a maestri orafi, gioiellieri, alunni dei licei artistici statali, scuole di oreficeria, moda e design pubbliche e private, è un evento di punta nella promozione dell’artigianato artistico, intitolato al maestro orafo del XV secolo Nicola da Guardiagrele.

Uno dei gioielli a tema intreccio realizzati durante il progetto.

Il progetto realizzato a Saluzzo ha dato sostanza alla parola inclusione facendo entrare in carcere durante l’anno scolastico gli studenti di una classe del corso ordinamentale del Liceo Artistico per lavorare, suddivisi in cinque gruppi, insieme agli allievi ristretti sezione carceraria. «In ogni gruppo c’era almeno un ragazzo con disabilità accompagnato da un insegnante di sostegno», sottolinea la professoressa Zinola, «un valore aggiunto nell’immaginare un gioiello che rispondesse al tema: l’intreccio. È stata un’esperienza indubbiamente faticosa ma incredibile».

Perché? «All’inizio del percorso, tutti gli studenti coinvolti, senza distinzioni, erano titubanti», spiega Zinola. «Temevano di deludere le aspettative gli uni degli altri. Poi, poco per volta, si sono sentiti a proprio agio, le incertezze hanno lasciato spazio all’entusiasmo di condividere emozioni e pezzi di vita, di creare un intreccio di esperienze che a loro volta hanno generato i concept su cui si sono sviluppati i prototipi».

Anche la relazione umana è un’arte

Un patto di amicizia scambiato in tenera età si è trasformato in un bracciale rigido: si chiama “Giurin giurello”. L’intersecarsi dei fili di un girocollo ha dato forma a un cuore composto da due mani intrecciate che simboleggiano la famiglia e gli affetti più cari. Il legame fra la natura e l’uomo, fra la sua parte razionale e il suo estro creativo, è l’immagine racchiusa in un collier. Altre due collane sono il riflesso di rapporti umani in bilico, tra l’urgenza di comunicare e l’interferenza di un mondo chiassoso, confuso, individualista e virtuale. Tutte le opere sono state esposte alla 55ª Mostra dell’Artigianato abruzzese di Guardiagrele: raccontano relazioni umane, la loro fragilità, le difficoltà nel mantenerle vive e i ricordi d’infanzia.

I gioielli realizzati a Saluzzo esposti in mostra alla 55ª Mostra dell’Artigianato abruzzese di Guardiagrele.

«I progetti e gli oggetti sono stati realizzati in parte in carcere e in parte a scuola, utilizzando le tecniche del disegno, della modellazione in 3D e del laboratorio di oreficeria», aggiunge. «Per tutti è stata un’esperienza coinvolgente, che ha generato riflessioni sul valore della vita e della libertà personale. Ha spazzato via pregiudizi e paure. Ha insegnato a riconoscere la persona oltre il reato che ha commesso. Per alcuni è stato più semplice collaborare, per altri è stata una prova quasi di rottura. Restano legami affettivi autentici, i saluti reciproci che porto da un’aula all’altra, la bellezza di aver costruito qualcosa di unico insieme».

Alla vigilia di un nuovo anno scolastico, resta soprattutto la motivazione scritta sulla targa ritirata domenica scorsa in Abruzzo: «Un meritorio progetto di inclusione sociale che, alla luce del comma 3 dell’articolo 27 della Costituzione che dispone la rieducazione del condannato riconoscendo l’uomo anche in chi ha commesso degli errori, ha saputo interpretare il tema dell’intreccio in maniera eccellente». È in due copie, per poter essere conservata in tutte e due i luoghi in cui ogni anno nascono gioielli (e intrecci) preziosi.

Le fotografie sono state fornite dagli ideatori del progetto

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