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Quattro donne che ispirano l’ecoattivismo della Greta Generation
Quando parliamo di "Generazione Greta" parliamo, in realtà, di più generazioni che si legano tra loro: madri e figli, figlie e padri. A unire le generazioni ci sono anche i leader che ispirano il cambiamento: da Vandana Shiva a Kate Soper, passando per Chimamanda Ngozi Adichie e Maria Leusa Munduruku
di Marco Dotti
Quella che chiamiamo oramai “Generazione Greta” è ben più che una generazione. È un universo. O un «pluriverso», come piace chiamarla a loro. Tiene insieme madri e figli, figlie e padri. E forse anche molto, molto di più.
Questo perché, ha osservato Vandana Shiva, «i giovani si sono accorti che gli adulti hanno fallito. Ma non hanno l’esperienza per riparare i danni compiuti, e sarebbe un errore pensare che una sedicenne possa riuscirci. Serve dunque una nuova solidarietà tra le età, tra giovani e anziani, la stessa che c’era prima dell’era industriale, quando la trasmissione della conoscenza avveniva tra le generazioni. Una cosa è individuare un’emergenza, un’altra trovare la via per uscirne, che richiede invece l’apporto di tutti».
Dalla paura alla presenza
Fisica quantistica, economista militante Vandana Shiva è al centro di una vera e propria riscoperta. Dopo il best-seller del 1995, Monoculture della mente, da cui Ermanno Olmi trasse il suo Terra Madre, Shiva non si è mai fermata. Ma è sul ruolo delle donne nella salvaguardia della biodiversità e della diversità culturale che il suo discorso per le giovani generazioni si fa avvincente.
Per lei, soprattutto dopo la crisi del Covid-19, si tratta di passare dall’emergenza alla cura, dalla paura alla presenza.
Non stupisce scoprire che a ispirare le nuove e i nuovi attivisti eco-ambientali non sono solo idee o parole, ma pratiche molto concrete.
Un esempio Maria Leusa Munduruku, leader indigena e attivista per i diritti delle donne impegnata contro lo sfruttamento e le miniere illegali nel bacino brasiliano del fiume Tapajós. Lungo quasi millecinquecento chilometri, il Tapajós o «fiume della vita» è oggi una delle aree più contese del pianeta, ma anche delle più fragili: le sue acque ospitano numerose specie animali, tra cui il rarissimo delfino rosa, e determina la vita delle comunità indigene e fluviali che da sempre abitano questi territori.
Sulla sua vita di Maria Leusa Munduruku è stata messa una taglia da parte di bande criminali che fanno il lavoro sporco per le industrie interessate alla costruzione di dighe e all’attività estrattiva e nel luglio scorso la sua casa è stata presa a fucilate.
Oltre i pericoli di un’unica storia
Per la Greta Generation è fondamentale uscire da quello che negli anni Settanta Dario Paccino chiamava «l’imbroglio ecologico»: greenwashing ante litteram in cui rientra ciò che Thunberg ha definito senza mezzi termini «bla bla bla».
Quando si iniziò a parlare decrescita, molte ragazze e ragazzi che oggi si impegnano per il clima non erano nati. Ma il tema (e i relativi problemi del rapporto crescita-sviluppo) sono al centro delle loro attenzioni.
Così la vede Kate Soper, filosofa inglese ma di tradizione continentale, autrice dell’influente Post-Growth Living. For an Alternative Hedonism. Dinanzi al cambiamento climatico, vero punto di non ritorno per la società, Soper propone di puntare su una prosperità alternativa legata alla fine del nesso crescita-benessere e al ripensamento dell’equilibrio tra lavoro, formazione ed esistenza.
Ecocritica e leadership trasformativa
Uscita definitivamente dal tunnel di una consapevolezza per pochi, l’ecologia è definitivamente declinata come politica, economica e sociale. In una parola: è ecocritica. Ecco perché il discorso sull’ambiente e il clima e quello sui diritti e contro le discriminazioni portato avanti dalla scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie stanno facendo breccia.
Ospite d’onore al recente Salone del Libro di Torino, la scrittrice è nota anche per aver tenuto un Ted titolato «we should all be feminists», dovremmo essere tutti femministi. «Un femminista è un uomo o una donna che dice: “Sì, c’è un problema con il genere come è oggi, e dobbiamo sistemarlo. Dobbiamo migliorare”», spiega.
Il tema è affrontato dalla scrittrice attraverso l’invito alla pluralità delle voci: «raccontare un’unica storia crea stereotipi», osserva indicando l’errore fatale dei discorsi mainstream, «e il problema degli stereotipi non è tanto che sono falsi, ma che sono incompleti. Trasformano una storia in un’unica storia».
Ed è in questa linea di continuità e legame tra generazioni, più che sull’empowerment di una sola tra esse – osservano Nessica Nässén e Komalsingh Rambaree, autori di un recente studio sul tema – che quella di Greta Thunberg, superata solo da quella di Francesco, si è dimostrata la più dirompente, ma anche la più efficace leadership trasformativa dei nostri anni.
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