Welfare

Quegli 8 uomini che possiedono la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta

Il nuovo rapporto di Oxfam, “Un’economia per il 99%”, diffuso alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos, analizza quanto «la forbice della disuguaglianza si stia estremizzando oltre ogni ragionevole giustificazione»

di Redazione

Otto super miliardari detengono la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) di metà della popolazione più povera del mondo, vale a dire 3,6 miliardi di persone.

Fonte Wikipedia


Un’economia per il 99%, il nuovo rapporto di Oxfam diffuso oggi alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos, analizza quanto la forbice tra ricchi e poveri si stia estremizzando oltre ogni ragionevole giustificazione. I dati dicono che multinazionali e super ricchi continuano ad alimentare la disuguaglianza, facendo ricorso a pratiche di elusione fiscale, massimizzando i profitti anche a costo di comprimere verso il basso i salari e usando il loro potere per influenzare la politica. È necessario un profondo ripensamento – secondo Oxfam – dell’attuale sistema economico che fin qui ha funzionato a beneficio di pochi fortunati e non della stragrande maggioranza della popolazione mondiale.

Distribuzione della ricchezza globale: nuove stime
Secondo le nuove stime sulla distribuzione della ricchezza globale, basate su dati migliorati rispetto alla condizione delle fasce di popolazione meno abbienti in Cina e India, la metà più povera del pianeta è ancora più povera di quanto calcolato in passato. Se questi dati fossero stati disponibili già lo scorso anno, avremmo avuto 9 miliardari in possesso della ricchezza della metà più povera del mondo e non 62.

«È osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini, che gli squilibri nella distribuzione dei redditi siano tanto pronunciati in un mondo in cui 1 persona su 10 sopravvive con meno di 2 dollari al giorno», ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, «La disuguaglianza stritola centinaia di milioni di persone, condannandole alla povertà; rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia».

«In tutto il mondo le persone vengono lasciate indietro. Alla logica della massimizzazione dei profitti, si contrappone una realtà di salari stagnanti e inadeguati, mentre chi è al vertice viene gratificato con bonus miliardari», ha aggiunto Barbieri, «I servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione subiscono tagli, ma a multinazionali e super ricchi è permesso di eludere impunemente il fisco. La voce del 99% rimane inascoltata perché i governi mostrano di non essere in grado di combattere l’estrema disuguaglianza, continuando a fare gli interessi dell’1% più ricco: le grandi corporation e le élites più prospere».

Primo trillionaire nei prossimi 25 anni
Il rapporto di Oxfam dimostra come l’attuale sistema economico favorisca l’accumulo di ricchezza nelle mani di una élite super privilegiata ai danni dei più poveri, che sono in maggioranza donne. I mega paperoni dei nostri giorni si arricchiscono a un ritmo così spaventosamente veloce che potremmo veder nascere il primo trillionaire (ovvero un individuo che possiederà più di 1.000 miliardi di dollari) nei prossimi 25 anni. Per avere un’idea del significato – la parola non è ancora nei vocabolari – bisogna pensare che per consumare un trilione di dollari è necessario spendere 1 milione di dollari al giorno per 2.738 anni.

Rabbia e scontento per una così grande disuguaglianza fanno già registrare contraccolpi: da più parti analisti e commentatori hanno rilevato che una delle cause della vittoria di Donald Trump in Usa, o della Brexit, sia proprio il crescente divario tra ricchi e poveri. Sette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza è cresciuta negli ultimi 30 anni: tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari l’anno, mentre quello dell’1% più ricco di 11.800 dollari, vale a dire 182 volte tanto.

Donne e disuguaglianza
In questo quadro, le donne sono particolarmente svantaggiate perché trovano prevalentemente lavoro in settori con salari più bassi e hanno sulle spalle la gran parte del lavoro domestico e di cura non retribuito. Di questo passo ci vorranno 170 anni perché una donna raggiunga gli stessi livelli retributivi di un uomo.

DisuguItalia
Nel 2016 la ricchezza dell’1% più ricco degli italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale netta) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. E come rilevato da una recente indagine demoscopica di Demopolis per Oxfam Italia sono proprio reddito e ricchezza a rappresentare le due dimensioni in cui i cittadini italiani percepiscono oggi le disuguaglianze più pronunciate.

Le leve dell’estremo divario
Un’economia per il 99% rivela anche come le grandi corporation e i super-ricchi alimentino la crisi attraverso l’elusione fiscale, la riduzione dei salari e dei prezzi pagati ai produttori, i mancati investimenti industriali, onde massimizzare i profitti degli azionisti. In Vietnam, ad esempio, Oxfam ha raccolto testimonianze di donne impiegate in fabbriche di abbigliamento che lavorano 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana e lottano per vivere con una paga di 1 dollaro l’ora. In questi luoghi si producono abiti per alcune delle più grandi marche della moda, i cui AD sono tra i più pagati al mondo.

È chiaro dal rapporto che, al contrario di un normale risparmiatore, i super ricchi facciano ricorso a una fitta rete di paradisi fiscali per evitare di pagare la loro giusta quota di tasse, oltre che a un esercito ben pagato di società di gestione del patrimonio per trarre il massimo profitto dagli investimenti fatti. Inoltre, è leggenda metropolitana che i miliardari si siano fatti tutti da sé: Oxfam ha calcolato che 1/3 della ricchezza dei miliardari è dovuta ad eredità, mentre il 43% è dovuta a relazioni clientelari. A chiudere il cerchio c’è l’uso di denaro e relazioni da parte dei ricchissimi per influenzare le decisioni politiche a loro favore. Ovunque nel mondo i governi continuano a tagliare le tasse su corporation e individui abbienti. Un esempio eclatante viene dal Brasile dove i cittadini più facoltosi sono riusciti a ottenere dal governo cospicui tagli fiscali in una fase in cui il governo inaugurava un piano ventennale di congelamento della spesa pubblica in sanità e istruzione. Il FMI ha rilevato che a partire dagli anni ’80 i sistemi fiscali in tutto il mondo sono diventati meno progressivi, mentre le aliquote massime sui redditi e le imposte sulle rendite finanziarie, sui patrimoni e sulle eredità sono drasticamente calate.

A questo si aggiunge il peso dell’elusione fiscale societaria, che costa ai paesi più poveri 100 miliardi di dollari l’anno: una cifra sufficiente a mandare a scuola 124 milioni di ragazzi e salvare la vita di 6 milioni di bambini ogni anno.

Agire contro la disuguaglianza è possibile
Oxfam propone un modello di economia umana: una visione economica alternativa fondata su principi e su politiche possibili che salvaguardano il bene comune dell’intera società.

Per questo invita tutti i cittadini, anche in Italia, a chiedere ai Governi e ai leader politici di adoperarsi per realizzare, una economia umana a partire da queste misure:

1. Un sistema di tassazione più progressivo, che porti gli individui più ricchi e le grandi società a pagare la giusta quota di tasse su redditi e ricchezza. È necessario inoltre cooperare con gli altri governi per porre fine all’era dei paradisi fiscali e alla dannosa corsa al ribasso tra i paesi in materia fiscale.

2. Politiche occupazionali che garantiscano ai lavoratori un salario dignitoso e incoraggino le aziende a porre un limite massimo al divario retributivo tra i top manager e i loro dipendenti. In un contesto di forti cambiamenti del mondo del lavoro è essenziale assicurare che la tutela dei diritti dei lavoratori resti centrale, operando per la riduzione del precariato. L’innovazione tecnologia dovrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze, non ad accentuarle.

3. Servizi pubblici di qualità in ambito educativo e sanitario, adeguatamente sostenuti dal bilancio pubblico, a cui tutti possano avere accesso senza discriminazioni di alcun tipo e senza disparità dovute al contesto territoriale in cui vivono.

4. Uno sviluppo economico che rispetti i limiti naturali del nostro pianeta, favorendo investimenti in attività e tecnologie a basso impatto ambientale.

5. Un reale ascolto dei bisogni dei cittadini e non degli interessi di alcune élites privilegiate, rafforzando gli spazi di dialogo con la società civile.

«I governi hanno tutti i mezzi per far fronte ai cambiamenti tecnologici e alle forze di mercato. Se i politici smettessero di considerare il PIL come unico indicatore di benessere e si impegnassero a migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini, contrastando l’estrema disuguaglianza, avremmo un futuro degno di questo nome», aggiunge Barbieri. «Non si può più tollerare che milioni di persone siano lasciate indietro da questo sistema economico iniquo. – ha concluso Barbieri – È per questo che Oxfam propone un nuovo approccio, capace di generare benefici per tutti e non solo per pochissimi fortunati. A livello globale, e anche nel nostro paese».

Oxfam chiede anche alle élites economiche presenti a Davos di essere motore trainante di un’economia umana. Il tema della 47a edizione del Forum economico mondiale sarà proprio la leadership responsabile. Un primo passo può essere allora quello di assicurarsi che i super-ricchi paghino la loro giusta quota di tasse e garantiscano salari dignitosi ai propri dipendenti.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.