Caro Bonacina, riprendo in mano (virtualmente e via web) Vita, dopo un po’ di tempo e dopo varie vicende che mi hanno portato a Londra nel bel mezzo della peggiore crisi economica di sempre? almeno così pare leggendo le cifre che qui i media ogni giorno lanciano. Vivo l’attuale situazione come vittima (il mio lavoro è crollato peggio degli indici borsistici e/o si è complicato terribilmente) e carnefice (forse a questo sistema malato che investiva senza risparmiare ho dato anch’io il mio contributo con il mio lavoro nel campo finanziario?), ma con uno spirito che la tradizione (familiare e cattolica) mi ha consegnato: guardo agli errori, li giudico e riparto con chi mi è compagno? e nel suo piccolo funziona, anche se di lavoro nel mio settore qui a Londra non se ne trova proprio. Però bisogna pur muoversi e guardarsi intorno, perché la sonnolenza rischia di spazzare via tutto, e ho riscontrato tre fattori positivi anche in questo scenario pieno di macerie: a) chi perde il lavoro ha soprattutto la mia età (30-40 anni), spesso si rimette subito in gioco, anche pensando a strumenti societari più solidaristici, meno gerarchici e a modelli di vita anche più “umani”, è meglio lavorare comunque, magari per meno e con più tempo libero godendosi la famiglia e rinunciando velocemente a certi “vizi”; b) qui è fortemente incentivata la formazione part – time a tutti i livelli (dal centralinista al professionista con due lauree) e per tutte le tasche: in Italia non avrei mai pensato di tornare a studiare part time come opportunità per me stesso; c) in un paese con la Gran Bretagna la gente (dove se non paghi il mutuo in tre mesi sei per strada e dove per licenziarti ci mettono poco) non ha smesso (anzi!) di donare molto alle diverse charities: pochi giorni fa il Red Nose Appeal ha fatto un nuovo record.
Insomma, anche se la crisi qui ha colpito al cuore e il mercato finanziario è stato di forza nazionalizzato, non sembra che a dominare sia il torpore. Quando vengo a Milano, invece, mi sembra che la crisi sia qualcosa che si subisce, ma per la quale tutti (governo, opposizione, parti sociali, società ?) non siano ancora pronti a riproporsi, e si aspetti una qualche soluzione esterna. Temo che quando l’onda lunga della recessione porterà ad un più drammatico peggioramento, anche in Italia si dovrà guardare con più gratitudine a quello che la tradizione ci ha consegnato e forse pure l’economia sociale si renderà maggiormente conto del proprio valore. Mi sembra che finora realtà che dovevano essere diverse per vocazione (vedi Banca Etica per esempio) siano rimaste in gran parte a guardare, mentre, paradossalmente, proprio ora potrebbero giocare un ruolo chiave, anche come strategia di mercato! Vedremo. Intanto grazie per la vostra opera nel risvegliare un po’ tutti dal sonno.
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