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R.D.CONGO. Scotti: l’Italia segue la crisi

La linea del governo italiano è sostenere la Monuc, la missione di interposizione dell'Onu ha detto oggi il sottosegretario agli Esteri

di Redazione

«Obiettivo principale della politica italiana, oltre alla tutela delle popolazioni civili coinvolte nel conflitto (in corso nel Congo orientale, ndr), e’ di evitare l’estendersi su scala regionale del conflitto che potrebbe causare una destabilizzazione dell’interna area dei Grandi Laghi». Lo ha  detto all’Ansa il sottosegretario agli Esteri, Enzo Scotti, in occasione dell’audizione sulla crisi nella Repubblica democratica del Congo di cui è stato relatore oggi alla Commissione esteri della Camera. «L’Italia segue con particolare attenzione gli sviluppi della crisi» ha detto Scotti, parlando di un sostegno da parte del governo italiano alle «differenti iniziative di mediazione fin qui condotte dalla comunita’ internazionale».

La priorità, secondo il sottosegretario, deve essere quella di rendere «piu’ efficiente» la missione Onu in Congo (Monuc). Scotti ha detto che l’Italia «parteciperà attivamente» ai negoziati che avranno luogo in Consiglio di Sicurezza Onu in vista del rinnovo del mandato della missione.

Su un possibile intervento nella regione africana di truppe dell’Unione europea il sottosegretario ha detto di ritenere «di difficile attuazione l’ipotesi di un coinvolgimento militare diretto dell’Unione europea» e ha definito «complessa e prematura» anche l’ipotesi di «un’operazione ponte» per fornire assistenza umanitaria, prospettata a piu’ riprese da Francia e Belgio, anche perche’ ”non e’ certo” che le parti in causa ”siano disposte ad accettarla”. Scotti ha annunciato che nei prossimi giorni continueranno i «contatti a livello tecnico tra rappresentanti del segretariato del Consiglio Ue e dell’Onu per approfondire le possibili opzioni».

Nel nord Kivu, nel frattempo, la sicurezza delle operazioni umanitarie continua a non essere garantita. Ieri è rimasto ucciso in un agguato un dipendente congolese dell’ong italiana Avsi, mentre si recava sul terreno per costatare i bisogni dei ragazzi delle scuole, che per tre mesi hanno dovuto rinunciare alle lezioni a causa del conflitto. Le strade sulle quali l’equipe di Avsi aveva deciso di viaggiare erano strade in teoria “sicure” e vigilate dai caschi blu dell’Onu.

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