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Raccolta fondi in piazza la base, in crescita sms e donazioni internet

Ail: la sua forza nelle strutture locali

di Daniela Verlicchi

Al 100 per cento sostenibile. L’Ail – Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma ha scelto di non dipendere da fondi pubblici e di sostenersi interamente con donazioni private. Riesce a farlo grazie alle sue 79 sezioni provinciali e al radicamento sul territorio. «È la filosofia con la quale 40 anni fa è nata Ail: supportare il servizio sanitario nazionale per cui non avrebbe senso dipendere dal pubblico», spiega Francesco Papa, responsabile dell’area amministrativa. Ail quindi «è» le sue 79 sezioni locali. E un dato su tutti lo dimostra (assieme alle 140mila firme del 5 per mille che Ail ha raccolto nel 2007): con i due grandi eventi di raccolta in piazza – la vendita di stelle di Natale a dicembre e quella di uova di cioccolata per Pasqua (la prossima si terrà dal 27 al 29 marzo) -, nel 2007 Ail ha incassato oltre 16 milioni di euro (conteggiando oltre ai dati del nazionale anche quelli di tutte le sezioni). Uova e stelle sono la principale fonte di introiti per l’associazione e quella più tradizionale, perché «Ail nasce come associazione di piazza», spiega Papa. D’altra parte è sul territorio che Ail «spende» di più in termini di mission: il 38% delle uscite (16 milioni e mezzo di euro) è destinato alla ricerca scientifica mentre il 62% va all’assistenza ai malati e al sostegno ai centri di ematologia, strutture legate alle sezioni locali.
Ultimamente l’associazione ha puntato anche sull’sms solidale. Sono due le maratone tv che promuovono donazioni tramite sms. Con esse l’Ail nazionale (il dato non tiene conto dei fondi che arrivano alle sezioni) ha raccolto un milione e 600mila euro nel 2007 e l’anno seguente 640mila euro in più. Perché? «Difficile dirlo», spiega Papa, «molto dipende dalla popolarità del programma nel quale siamo inseriti». Per la prossima maratona, in programma il 28 e 29 marzo, l’ufficio fund raising prevede un incremento delle donazioni: «È sempre stato così dal 2005 e ci contiamo anche quest’anno, nonostante la crisi».
Il fund raising è solo una delle voci di entrata della struttura nazionale di Ail. Il 17% degli introiti (un milione e 165mila euro) arrivano dai proventi che Papa chiama «istituzionali»: lasciti (il 10%), quote associative pagate dalle sezioni locali e donazioni, da internet per esempio, portano 60mila euro. Rappresentano un po’ il forziere di Ail: «Cerchiamo sempre di bilanciare le entrate istituzionali con le spese per la struttura», spiega Papa. Il ricavato del fund raising, meno prevedibile, finanzia la mission. Per il futuro? L’obiettivo è fidelizzare ancora di più i sostenitori, magari con il direct marketing e con la stampa associativa e sviluppare il fund raising rivolto alle aziende.


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