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Referendum: non è un voto da niente
Nel silenzio dei media, gli italiani sono chiamati a decidere se avallare la riforma in senso federalista dello Stato
Sussidiarietà vo votando. Domenica 7 ottobre, gli italiani devono decidere se modificare o meno la Costituzione, in senso federalista. Il Parlamento lo ha già fatto approvando, l?8 marzo, la legge di riforma che ora ha bisogno, appunto, della conferma referendaria. Mai però una consultazione politica aveva registrato un silenzio così deciso da parte dei media e un (conseguente?) diffuso disinteresse della pubblica opinione.
E il non profit? Cosa pensa il Terzo settore italiano di una norma che introduce, per la prima volta, il termine sussidiarietà nella legge fondamentale dello Stato? Pochi vengono allo scoperto. Lo fa la Compagnia delle opere che, sul tema dei rapporti fra Stato e cittadini, ha raccolto, tre anni orsono, oltre un milione di firme. Per quanto abbia guardato con soddisfazione al cambio di inquilino a Palazzo Chigi, la Cdo non ha mai nascosto la sua contrarietà ad azzerare quella legge ulivista. Anche se il presidente Giorgio Vittadini, che annuncia il suo sì in ogni intervista che rilascia, ricorda che gli associati saranno liberi di decidere. «Sono convinto che bisogna migliorare ancora», ha dichiarato, «ma non è giusto buttare via qualcosa di positivo per qualcosa di ?più positivo?». Con riferimento alle promesse del Polo.
Libertà di voto anche in casa Arci dove, come fa sapere l?ufficio stampa, «convivono orientamenti diversi». L?anima più bertinottiana non ha infatti mai visto di buon occhio la riduzione del ruolo dello Stato e non ama la sussidiarietà orizzontale «che legittima, anzi sollecita la privatizzazione di importanti servizi oggi gestiti dal pubblico». Differenti sensibilità che però non impediscono al presidente Tom Benetollo di propagandare il sì in una delle (molte) iniziative promosse da Cittadinanzattiva, una delle poche associazioni a essersi mobilitata in vista del referendum. «Vogliamo la gallina oggi e l?uovo domani», dice il segretario Giovanni Moro. «Non pensiamo che questa riforma sia perfetta: è lacunosa e va corretta in più punti. Non approvarla, invece, riporterebbe tutto a vent?anni fa».
Decisamente schierate per l?approvazione delle modifiche costituzionali, le Acli di Luigi Bobba. «La legge », dice una nota della direzione, «fa intravedere la possibilità che siano i Comuni stessi a gestire il rapporto diretto con i cittadini, cancella il sistema di controllo preventivo sugli atti legislativi amministrativi; infine fa proprio, sia pure timidamente, il principio della ?sussidiarietà orizzontale?».
Chiede il sì dei propri associati anche Confcooperative: «Il federalismo deve essere attuato applicando il principio di sussidiarietà, inteso in senso sia verticale, dallo Stato alle amministrazioni locali, sia in senso orizzontale, tra pubblico e privato. Le cooperative costituiscono un importante anello di congiunzione tra cittadini e istituzioni».
Fa un passo indietro, invece, il Forum del Terzo settore che, pur avendo appoggiato la raccolta di firme della Cdo, non ha preso posizione ufficiale. «È una consultazione politica», dicono a Roma, «non ci schieriamo». Stesso argomento del Summit della solidarietà, che raccoglie le più importanti realtà non profit del settore socio-sanitario: «Non interferiamo con la libertà di giudizio degli associati».
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