Politica

Renzi: Impresa sociale e Fondo d’investimento, ecco cosa farò

Tre le domande che Riccardo Bonacina ha posto al Premier a Lucca sul futuro del Terzo Settore italiano. Ecco la terza e ultima risposta: «Sul Terzo settore io voglio investire. Insieme ridaremo speranza e fiducia all'Italia»

di Redazione

Dopo 16 anni un premier incontra il Terzo settore. È successo sabato 12 aprile a Lucca al Festival del Volontariato organizzato dal Centro Nazionale del Volontariato presieduto da Edo Patriarca. Per l'occasione è stata proposta un'intervista aperta condotta da Riccardo Bonacina, direttore di Vita. Tre le domande che il giornalista ha posto a Renzi. Ecco la terza e ultima domanda e la risposta conseguente (qui la prima e la seconda)

Riccardo Bonacina: L'ultimo tema che volevo affrontare è quello del Terzo Settore produttivo. L'Istat che ha quantificato in 301 mila le realtà del non profit (di cui il 67% non riconosciute, ovvero che non si riconoscono in alcuno degli abiti legislativi) ci dice che il 30% di queste realtà sono produttive, cioè si arrangiano per poter produrre beni e servizi che altrimenti non potrebbero fare. C'è chi si inventa la srl chi altro. inoltre le sfide sulla gestione dei beni comuni hanno spinto nell'ultimo anno a lavorare (aspettando la riforma del codice civile) intorno a una proposta di riforma della legge sull'impresa sociale 155/06 che è stata un flop. Una nuova legge e il fondo d'investimento che hai lanciato dopo il tuo primo Cdm con la slide 31. Potrebbero essere due importanti leve per uno sviluppo con occupazione e per affrontare le nuove sfide. Facciamo entro agosto?

Matteo Renzi: Il punto centrale è quello della slide 31 che nasce da un amico, Enzo Manes. Lui ha comprato un'azienda importante in Toscana e ha uno spazio, Dynamo Camp, che decide di gestire con criteri legati all'impresa sociale. Manes tutti i giorni, mentre cercavo con preoccupazione di fare il Governo, mi scriveva tre sms al giorno dicendomi “mi raccomando bisogna fare il fondo per l'impresa sociale”. E mi è servito, perché mi ha richiamato, come tutte le buone amicizie, a quello che sono. Io non sono a Palazzo Chigi perché devo fare chissà che cosa ma perché devo essere me stesso. E nell'essere me stesso c'è una componente legata all'impresa sociale che fa parte di me del mio background e che è fondamentale per riuscirmi a guardare allo specchio la mattina. Ma c'è però un altro punto importante: sta roba qua crea posti di lavoro, occupazione. Voi non siete un settore che va tenuto buono. Siete un pezzo della risposta ai problemi occupazionali che ha l'Italia. E se noi non assumiamo questo tema come una priorità economica perdiamo la sfida delle statistiche, continueremo ad avere il 13% di disoccupazione. Su questi temi quindi lavoreremo, vediamo se anche nel disegno di legge delega. Quello che vi chiedo però non è semplicemente di darci una mano a creare più posti di lavoro ma aiutarci a far ripartire la speranza. Perché oggi la cosa che io trovo sconvolgente in Italia è che c'è un grande bisogno di tornare a sperare, nonostante tutto proviamo a rimettere in circolo la speranza. Se tutti insieme saremo in grado di fare uno sforzo perché l'Italia torni ad essere fatta di storie e di speranze di questo genere io credo che avremo fatto il capolavoro e il miracolo più grande che è quello di tornare a dare fiducia ad un Paese che ne ha un disperato bisogno. Ma un Paese in cui, io ne sono certo, la pagina più bella è ancora da scrivere. Mi auguro che potremo scriverla insieme.

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