Cultura
Restituire la finanza al servizio della produzione
Oggi cè disagio davanti alla diktat che obbliga a fare i soldi con i soldi. Invece ci vuole la creatività per dimostrare che i soldi, se servono leconomia reale, rendono
di Redazione
Ha 150 anni il credito cooperativo, ma oggi più che mai ha un futuro davanti a sé, perché è portatore di alcuni valori ancora più preziosi nella società attuale che nell?Ottocento. Ne identifico tre come i maggiormente significativi.
Il primo è certamente la democrazia economica. Generazioni di persone sono state abituate dalla cooperazione a non aspettarsi dall?alto la soluzione dei propri problemi, ma a costruirsela associandosi ad altri perché «l?unione fa la forza».
Nelle società attuali dove le multinazionali tendono a farla da padrone, amministrando una catena di decisioni top down, prese in ristretti consigli di amministrazione ma valevoli per centinaia di migliaia di lavoratori e famiglie, l?irrilevanza decisionale del singolo e il suo confinamento a semplice pedina del gioco economico potrebbero tendere ad eliminare l?attitudine alla responsabilità e alla presa in carico diretta dei problemi propri e della comunità di riferimento anche là dove restano spazi liberi di autogoverno. Le Bcc sono lì a testimoniare che nel campo della finanza è ancora possibile realizzare un modello di autogoverno, sia pur adeguato ai tempi, attraverso un coordinamento più accentuato che nel passato. Esse rappresentano oggi un elemento importante della società civile ?organizzata? a cui spesso si fa riferimento senza avere in mente bene chi la ?organizza?: le Bcc sono uno di questi soggetti organizzatori.
Il secondo valore è la naturale simbiosi delle Bcc con il loro territorio di riferimento. In questo la legislazione è stata ?dura?, impedendo alle casse rurali di distaccarsi dal proprio territorio, anche nella versione più attenuata della legge Amato, ma interpretando così a dire il vero la vocazione propria di questo tipo di banche al dialogo diretto col territorio. Ora, ci sono forti ragioni che fanno oggi in Italia di questa attitudine una carta vincente. È ormai accertato, ma non compreso fino in fondo nelle sue implicazioni, che lo specifico talento degli italiani è nel costruire reti. I distretti industriali, il cooperativismo, l?impresa civile ne sono l?esempio più importante dal punto di vista economico, mentre le associazioni e il volontariato lo sono sul piano socio-culturale.
La tradizione cittadina di autogoverno risalente al medioevo ci ha profondamente
segnato, facendoci aborrire i sistemi gerarchici e suggerendoci una forte preferenza per luoghi di lavoro a dimensione ?umana?, dove la personalità di ciascuno non viene annullata. Ora, per competere nel mondo economico contemporaneo, la frammentazione produttiva che ne deriva ha bisogno di principi di coordinamento, appunto forniti dalle reti, di cui le Bcc non solo fanno parte integrante, ma che contribuiscono a disegnare. La stratificazione di queste reti è oggi l?imperativo più urgente per il sistema economico italiano. Nell?evoluzione dei sistemi locali verso una configurazione internazionalmente più sostenibile, le Bcc hanno un forte ruolo da svolgere, perché raccolgono nella loro compagine societaria le voci del territorio e possono così sviluppare una visione più complessiva di quella dei singoli soggetti del territorio. Una maggiore apertura delle Bcc a forum di discussione, includendo altre voci del territorio potrebbe essere utile per rafforzare tale ruolo.
Infine, il terzo valore è quello della finanza come servizio alla produzione. Anche la finanza – che pure è sorta nel medioevo italiano come servizio al ?mercante?, ossia all?uomo d?affari, e al ?povero?, ossia alle piccole attività quotidiane – si è oggi molto gerarchizzata, ma quello che è peggio si è distaccata dal suo fine sussidiario, finendo col considerare l?aspetto reale dell?economia come un mezzo per il fine primario della finanza che è quello di far soldi a mezzo di soldi. Da più parti si fa sentire oggi un profondo disagio nei confronti di questa finanza, senza mostrare capacità di contrapporre valide barriere, ma il modo più valido di contrastarla è quello di mostrare che è ancora realizzabile una finanza come servizio alle imprese e alle famiglie.
Le Bcc possono mettere nuova creatività in questo ruolo di finanza come servizio, privilegiando i soggetti del territorio più capaci di fare rete. Insomma, oggi che il credito cooperativo si è sufficientemente rafforzato da non essere più come in passato economicamente marginale, può progettare una sua presenza più assertiva, aumentando la sua consapevolezza di essere al centro di gangli vitali per il futuro della società italiana, dove si è conquistato con determinazione un posto che va oggi giocato come testimonianza ma anche come responsabilità creativa.
di Vera Negri Zamagni
Chi è
Una “pensatrice” per le Bcc
Vera Negri Zamagni è professore ordinario di Storia economica all?università di Bologna. Membro del comitato di redazione di numerose riviste di settore, ha al suo attivo 70 saggi, 6 volumi e 12 curatele. Dal 1974 è visiting professor alla Johns Hopkins University di Bologna.
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