Anziani & assistenza
Rette Alzheimer, Uneba Lombardia sollecita Fontana e Bertolaso
Dopo la sentenza della Cassazione, che pone a carico del Ssn il costo dei ricoveri dei lungodegenti ammalati della patologia neurodegenerativa, fioccano i ricorsi. Si moltiplicano infatti gli studi legali che promettono di recuperare, anche a ritroso di 10 anni, le somme versate dalle famiglie, attualmente compartecipi per il 50%. La sezione lombarda del raggruppamento di Rsa del Terzo settore si mobilita coi vertici regionali. Il presidente Luca Degani: «Ssn a rischio»

La valanga “rette Alzheimer” continua a gonfiare e a crescere di volume nel suo percorso a valle: dopo le sentenze (lèggi), che hanno dato ragione, anche in Cassazione (prima sezione civile), ad alcuni caregiver sul fatto che, trattandosi di una patologia, la retta nelle Rsa dove i cari erano ricoverati, dovesse essere a carico del Ssn, dopo le sentenze, dicevamo, fioccano i ricorsi.
Avvocati a caccia di clienti
Si moltiplicano anche le offerte di studi legali che promettono risarcimenti a ritroso, financo di 10 anni, similmente a quanto già avviene per l’infortunistica stradale.
La valanga cresce e potrebbe abbattersi disastrosamente sulle residenze che, lo ricordiamo, non sono tutte gestite dai grandi gruppi, leggi Kos del Gruppo Cir (dei De Benedetti, ndr) o Korian-Segesta dell’omonimo gruppo francese, ma anche da congregazioni religiose, fondazioni, realtà non profit, talvolta anche piccole.
Ricorsi che potrebbero arrivare a sentenza, prima che lo Stato si faccia pienamente carico delle quote di retta che gli competono o deliberi su quelle pregresse. Soprattutto, nel frattempo, le famiglie dei malati potrebbero sentirsi autorizzate a non pagare più, generando un dissesto nelle fragili economie di queste realtà.
Uneba Lombardia, pressing sulla Regione
Chi si sta mobilitando per trovare una soluzione è Uneba, storica realtà che riunisce le realtà di Terzo settore impegnate nell’assistenza residenziale degli anziani non autosufficienti. La sezione lombarda dell’Unione, guidata dall’avvocato Luca Degani, ha presentato venerdì scorso, al governatore Attilio Fontana e all’assessore al Welfare, Guido Bertolaso un documento per chiedere che Regione Lombardia si faccia parte attiva, intervenendo sul Governo e in conferenza Stato-Regioni «per risolvere il tema della “supposta gratuità” del ricovero in Rsa per le persone affette da Alzheimer o da altre patologie neuro degenerative».
«Premesso il quadro normativo di riferimento come sopra ricostruito», si legge nel documento inviato ai vertici regionali lombardi, «le incertezze applicative date dall’indirizzo della recente Cassazione e le possibili conseguenze finanziarie sul Ssn, si pone la necessità di valutare un intervento normativo che, attraverso un miglior coordinamento della copiosa normativa sopra richiamata, sia idoneo a meglio parametrare l’intervento del Ssn rispetto alla tipologia di malati (Alzheimer o altra patologia cronica) che, statisticamente, rappresentano la fetta più grande di ricoverati in strutture di lungodegenza per anziani non autosufficienti».

La via veneta
Uneba segnala la proposta della Regione Veneto alla Conferenza Stato-Regioni, di modifica cioè del Dpcm 12.2017, l’ultimo e più attuale provvedimento che disciplina la materia, all’articolo 30, in modo da ricondurre chiaramente «la casistica dei pazienti affetti da “Alzheimer o altra patologia cronica” al regime di compartecipazione della spesa al 50% tra Ssn e utente o Comune per i non abbienti».
Una soluzione che potrebbe scongiurare la valanga, in attesa di una legge o di una sentenza della Cassazione, stavolta a sezioni unite.
I timori di Luca Degani: Ssn a rischio
Per Degani, a soluzione a carico del Ssn sarebbe di difficile sostenibilità per il Ssn: « «Oggi ci sono in Rsa, 300mila pazienti, ultra-85enni, con tre o più patologie croniche. Se il criterio eziologico per determinare la gratuità o meno del ricovero fosse quello di essere affetti da una patologia che determina il ricovero, a loro bisogna guardare. La loro presa in carico da parte del Ssn costerebbe circa 150 euro al giorno a persona (dai 50 scarsi che oggi il sistema investe). Ne conseguirebbe che 100 euro in più su 300mila persone, richiederebbero 30 milioni di euro al giorno in più, quasi 12 miliardi su base annua, in più di fondo sanitario per lo 0,5 % della popolazione, essendo il fondo sanitario poco più di 120 miliardi di euro nel suo complesso». Osserva il presidente Uneba Lombardia che «se si somma quanto già si investe, si arriverebbe a ipotizzare di spendere il 15% del fondo sanitario per lo 0,5 % della popolazione: significherebbe», conclude, «mettere in forse tutto il sistema sanitario italiano».
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