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Ripartiamo dai deboli

Pazza politica La cronaca di una crisi troppo folle per essere vera nelle parole della ministra Livia Turco

di Marco Piazza

Di questa pazza pazza crisi, oltre ai danni obiettivi che stava per provocare, resteranno le immagini delle facce dei protagonisti: il sorrisetto beffardo di Fausto Bertinotti, il nervosismo altero di Massimo D?Alema, la faccia meno bonaria del solito di Romano Prodi, quella confusa di Berlusconi. E poi quella di un ministro che piange mentre parla di un anno e mezzo di lavoro e di battaglie che stavano per essere azzerate. Prima che sulla maggioranza di centro sinistra tornasse, in maniera ancora non chiara a dire il vero, il sereno, tra gli ?sfrattati? da Palazzo Chigi c?era anche lei, Livia Turco, la ministra per la Solidarietà sociale. Una donna che – lo ammettono tutti, maggioranza e opposizione, associazioni, industriali e sindacalisti – per un anno e mezzo si è dedicata anima e corpo a un obiettivo e che non voleva darsi pace per la fine del suo governo. Commentando a caldo l?accordo tra Ulivo e Rifondazione, che di fatto salva il suo governo e il Paese da una crisi dagli esiti incerti, la ministra preferisce non entrare ancora nel merito dell?intesa politica. Parla della gente, di quelle migliaia di persone che, come lei, non volevamo arrendersi a una politica troppo lontana da interessi concreti. «Sono contenta», dice, «che siano stati rispettati i sentimenti dei cittadini. Ora possiamo ricominciare a lavorare con energia. Di cose da fare ce ne sono tantissime, troppe cose erano ancora in sospeso e questo, davvero mi faceva stare male». Onorevole Turco, nei giorni della crisi ha avuto modo di conoscere direttamente la reazione della gente? «L?ho sentita, eccoma. La gente era veramente disorientata. E non parlo solo del popolo dell?Ulivo. Sono stata a Torino, nel fine settimana, e ho toccato con mano il dolore e lo sconcerto degli operai della Fiat, quel mondo che dovrebbe rappresentare meglio di qualunque altro le grandi masse popolari di cui tanto parla Bertinotti. Forse, a questo punto, bisogna dire che le avrà sentite anche lui». Perché, secondo lei, si era arrivati alla rottura con Rifondazione? «Non lo so, non mi interessa fare dietrologia. So soltanto che se ci fosse stata attenzione ai contenuti della Finanziaria, Bertinotti, dopo la replica di Prodi, avrebbe potuto dire: ?Ho ottenuto un grande risultato, ora so di poter condizionare il programma del governo?. Fortuna che si sia ricreduto». Della Finanziaria bis, quella riveduta e corretta per venire incontro alle richieste di Bertinotti, cosa pensa? «Le dirò, senza alcuna remora, che mi piace più la seconda della prima. I suggerimenti di Rifondazione comunista hanno fatto assumere un carattere più riformista al progetto del governo, con una forte caratterizzazione sociale». Sta dicendo che hanno ragione i neo comunisti? «No. Io penso che Rifondazione comunista ha un ruolo in questa maggioranza e che questo ruolo può essere positivo, come è stato dimostrato in numerose occasioni, non soltanto nel dibattito recente. Detto questo voglio ribadire con forza che nella nostra Finanziaria ci sono forti contenuti di equità sociale. E aggiungo che Prodi, in una circostanza solenne come quella di un discorso alla Camera, aveva fatto riferimento a tutte le richieste di Bertinotti: gli operai, le 35 ore, l?impegno ulteriore per l?occupazione». Ma il sociale, signora ministra, è fatto soltanto dagli operai di Brescia? «Neanche per sogno. Il vero sociale abita nelle pieghe delle città e non in fabbrica e negli uffici pubblici. È quello di monsignor Di Liegro piuttosto che di Bertinotti, per capirci, fatto di famiglie che necessitano di sostegno, di categorie fragili come disabili e tossicodipendenti, persone in cerca di un patto generazionale sulle politiche occupazionali, di una politica per l?infanzia, di integrazione per gli immigrati. Tutto questo, grazie a non piccoli sforzi, è entrato nella finanziaria e nella trattativa per la riforma dello Stato sociale». Come si comportava, Rifondazione comunista, quando discutevate di questi temi? «Devo dire che nella commissione Affari sociali abbiamo lavorato benissimo. Anzi, voglio ringraziare Rifondazione per il sostegno dato». E con il Polo? In questi giorni si era parlato anche di grandi intese. Ma sareste davvero riusciti a governare inseme al Centro destra? «Le larghe intese non esistono nella realtà del lavoro parlamentare. L?opposizione è passata dall?Aventino all?ostruzionismo. Solo su alcuni provvedimenti, come la legge per i minori, c?è stata collaborazione. Ma è veramente troppo troppo poco per rendere possibili intese politiche». Ci può illustrare, nel merito, quali sono gli interventi sociali del governo Prodi inseriti nella Finanziaria ?98? «Innanzitutto l?istituzione di un fondo per le politiche sociali, che per il ?98 dovrebbe essere di 600 miliardi e che sarà speso fondamentalmente per iniziative che contrastino la povertà. Poi c?è un finanziamento di 300 miliardi della legge 104 (la legge quadro sull?handicap) che servirà soprattutto a dare un sostegno alle famiglie con handicappati psichici gravi. L?aumento degli assegni familiari, per il quale sono stati stanziati 1.800 miliardi per il prossimo triennio, che va collegato strettamente all?aumento delle detrazioni fiscali per chi ha figli a carico cui sta lavorando il ministro Visco». Questi provvedimenti, in fondo, sono quelli che sarebbero passati comunque. Ma quali sono quelli che con la crisi di governo sarebbero rimasti al palo? «Il piano d?azione sull?infanzia, la ratifica del trattato sull?adozione internazionale, le agevolazioni per l?affitto alle giovani coppie, l?immigrazione, le tre leggi sull?handicap (amministratore di sostegno, aiuti per famiglie con malati psichici, collocamento obbligatorio, ndr). E poi il decreto sul regime fiscale delle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale tanto atteso, anche dal vostro settimanale». A questo proposito, speriamo che la montagna (cioè il tempo e gli sforzi spesi da parte di tutti per fare maturare questa riforma), partorisca almeno un topolino, cioé misure davvero utili per tutto il non profit. Le sembra giusto per esempio che le associazioni di Protezione civile che tanto stanno dando nell?aiuto alle popolazioni terremotate siano per ora esclusi dai provvedimenti in questione? «Io sono certa che dallo sforzo profuso da associazioni, esperti, ministri e funzionari uscirà davvero qualcosa di utile allo sviluppo del Terzo settore e quindi di utile al Paese. Anche qui la crisi ha fatto perdere del tempo ma ora la Commissione parlamentare dei Trenta sta per consegnare le sue modifiche al testo governativo, poi il Governo valuterà ed emanerà il testo definitivo. L?impegno che sin dall?inizio ho preso e che ribadisco è quello di seguire personalmente l?iter del provvedimento. Inoltre chiamerò il ministro Visco e gli chiederò se è possibile fare qualcosa per accelerare il cammino di questa riforma fiscale» In queste giornate le sono arrivati attestati di solidarietà dai volontari? «Sì, molti. Il Terzo settore ha collaborato con me sin dall?inizio. Rappresenta una ricchezza importante per il Paese, una vera e propria soggettività politica, una forza nuova. Per questo abbiamo inaugurato una rete in cui far concorrere gli enti locali, il privato sociale e il privato. Creando gli istituti per far funzionare questa rete: il fondo per le politiche sociali, la normativa che stabilisce il livello essenziale delle prestazioni sociali, il fondo per i non autosufficienti, l?investimento nella formazione, un diverso trattamento delle disabilità». ?


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