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Cooperazione & Relazioni internazionali

Roberto Berardi è in Italia

L'imprenditore italiano incarcerato da 2 anni e 4 mesi in Guinea Equatoriale è finalmente stato liberato ed è in viaggio per l'Italia. La gioia incontenibile della moglie: «Temevo davvero che Roberto non uscisse vivo da quella prigione. Si chiude un periodo per me e i miei figli di sofferenza e angoscia»

di Andrea Spinelli Barrile

Roberto Berardi è tornato finalmente in libertà ed è atterato in Italia.

Arrestato il 18 gennaio 2013 è stato inizialmente detenuto per 23 giorni in una putrida cella di isolamento, trasferito agli arresti domiciliari dal 24esimo giorno e infine in carcere dal 7 marzo 2013. Questa iniziale custodia cautelare, interamente eseguita in stato di fermo di Polizia -che secondo le leggi della Guinea Equatoriale può protrarsi al massimo per 72 ore- non è stato conteggiato dall'autorità giudiziaria nel computo dei giorni di pena scontati. Durante la detenzione ha subito torture di diverso tipo, che è riuscito a documentare fotografandosi di nascosto il proprio fisico martoriato dalle frustate dei carcerieri.

Nonostante il suo isolamento, in patria sono stati in tanti a mobilitarsi per la sua liberazione. Oltre alla famiglia è stato costituito il Comitato Liberiamo Roberto Berardi Dal Carcere della Guinea Equatoriale, che ha fatto pressioni sulle istituzioni perché si occupassero del caso. Che fortunatamente hanno portato a risultati positivi.

Era da diverse settimane che la Farnesina e la missione diplomatica italiana nel paese stavano trattando incessantemente per la sua liberazione. Che è finalmente avvenuta lo scorso giovedì, quando è stato raggiunto un accordo tra le due parti e a Berardi è stato concesso un ordine di scarcerazione.
Si preferito però tenere la notizia sotto silenzio. non tutto era ancora stato risolto, in particolare il tema del risarcimento.

Ma perché è stato così a lungo recluso in Africa? Come avevamo già raccontato su Vita.it Berardi, da tanti anni era attivo, lavoratovamente, in Africa, ricevette una proposta per conto del vicepresidente e figlio del presidente-ditattore equatoguineano.

Rispondendo positivamente all'invito, Berardi ha costituito una società mista avendo come socio proprio Teodoro Obian Jr, conosciuto come Teodorin e figlio del dittatore del paese. Il padre Theodor Obiang è al potere dal 1978. Resosi conto delle grandissime ricchezze naturali di cui il paese dispone ha iniziato a vendere il petrolio a diverse multinazionali, tra cominciando con l'americana Exxon, accumulando un sacco di profitti. Nonostante il Pil pro capite della Guinea equatoriale viaggi a livelli europei, il Paese è anche uno dei più corrotti al mondo. Gli sprechi sono all'ordine del giorno sia nell'amministrazione pubblica che nel settore privato.

È con questa situazione che Berardi ha dovuto fare i conti. Accortosi che il suo socio prelevava soldi dalla cassa della società per investirli in yacht, macchine da corsa, ville lussuose e cimeli di Michael Jackson ha cercato di impedirglielo. Comportamento che però non è piaciuto al dittatore, nonché padre del socio, che ha dato ordine di incarcerarlo con false accuse di appropriazione indebita.

In queste ore a salutare la liberazione con grande gioia è stata sopratutto la famiglia, oltre a Luigi Manconi, Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato che si è preso a cuore in questi anni la questione.
«Temevo davvero che Roberto non uscisse vivo da quella prigione», ha scritto la moglie, Rossella Palumbo, «Si chiude un periodo per me e i miei figli di sofferenza e angoscia ma il primo pensiero è per Roberto e le sue condizioni di salute: al telefono è felice ma molto provato».

Per Manconi «questa storia si è protratta troppo, incredibilmente e immotivatamente, e se ora c'è un lieto fine il merito è dello stesso Berardi che ha resistito ad abusi e sevizie, della moglie Rossella e dei familiari che non si sono mai rassegnati, e di coloro che si sono mobilitati a favore del nostro connazionale. Molto si deve inoltre alla serietà e alla professionalità del nostro Ambasciatore, Samuela Isopi, del corrispondente consolare Massimo Spano e di tutta la macchina della Farnesina».

Andrea Spinelli Barrile è giornalista e ufficio stampa per la famiglia Berardi


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