Non profit
robin hood a partele buone idee ci sono
Parla Nicola Rossi, economista di area Pd
di Redazione
Achi paventa la trasformazione del welfare in senso compassionevole, il senatore Nicola Rossi (Pd) ribatte lapidario: «Non si devono confondere gli errori con le strategie. Questa storia della tessera è semplicemente un banale errore. Prima ancora di essere una qualunque ipotesi. È uno sbaglio e da molti punti di vista: il costo amministrativo sarà molto elevato, l’anonimia genererà un mercato secondario delle tessere, senza parlare del paternalismo: dire alla gente che cosa e come deve fare non è una bella cosa. Speriamo ci siano i termini per una discussione ampia».
Vita: Qual è la sua valutazione della Finanziaria?
Nicola Rossi: In genere le cose di cui si discute di più sono le meno rilevanti. Al contrario sono molto interessanti quelle di cui si parla meno.
Vita: Ad esempio?
Rossi: Tutti hanno riconosciuto l’importanza di aver anticipato il documento, per evitare l’assalto alla diligenza. Un aspetto di metodo rilevante. Positivo il fatto che si sia scelto di mantenere l’obiettivo del bilancio in pareggio e si sia deciso di raggiungerlo tramite il contenimento della spesa e non con nuove imposte. Mi sembrano poi positivi alcuni specifici interventi: la liberalizzazione degli enti pubblici locali, alcune iniziative per il Mezzogiorno come l’accentramento dei fondi, la loro concentrazione su pochissimi obiettivi, una scelta che si doveva fare da tempo. Quanto alla Banca del Sud mi sembra una vera bufala?
Vita: Perché?
Rossi: È una bufala il fatto di fare una banca con i soldi pubblici. Chi vuole fare una banca ci mette i soldi e la fa. Non è che il ministro del Tesoro deve andare a chiedere i soldi per creare una banca.
Vita: Come giudica l’assenza di politiche familiari?
Rossi: Non deve rivolgere questa domanda a me. Semmai a chi ha scritto la Finanziaria. Io posso commentare quello che c’è e suggerire che probabilmente sarebbe stato opportuno un ordine di priorità diverso. Per esempio non credo che in Italia il problema sia la proprietà della casa. Per una coppia giovane che spesso ha necessità di spostarsi per lavoro è più importante trovare un affitto decente, che caricarsi di un mutuo per vent’anni.
Vita: Cos’altro non le piace?
Rossi: Tutta quella roba comunicativa sulla Robin Hood tax mi sembra veramente di basso livello. Inoltre avrei preferito passi ulteriori in alcune direzioni. Per esempio l’accentramento dei fondi per il Mezzogiorno non è completo. Non riguarda i programmi regionali, dove c’è la massima parte dello spreco. Lì era necessario un po’ più di coraggio per fare un’operazione compiuta. Anche sulle liberalizzazioni locali ci sono ancora margini di intervento. Ma il dibattito parlamentare serve anche a questo, ad aggiustare le parti non perfette. Anche se non so come andrà, visto il clima che si è creato fra governo e opposizione.
Vita: Cosa pensa dell’inflazione programmata e della polemica sul potere d’acquisto?
Rossi: Ci si può porre un obiettivo ambizioso se si ha la ragionevole certezza di poterlo ottenere. Se l’obiettivo è molto lontano, allora non è l’inflazione programmata lo strumento, ma lo strumento di politica economica diventa la differenza tra l’inflazione programmata e quella vera. Cioè si mira a una riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori. Il punto è come il governo pensa di ottenere quell’obiettivo. Il ministro dell’Economia correttamente ci rinvia alla Bce la quale vuole mantenere l’inflazione sotto il 2%. Se si riuscisse a contenere l’inflazione saremmo tutti contenti. Ma bassa quella vera, non quella programmata.
Vita: Quindi l’1,7% non è un traguardo realistico?
Rossi: Tendo a dare credito a un documento ufficiale che segnala un obiettivo. Ma certo non basta indicare una soglia: bisogna anche dire come ci si arriva.
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