Cultura
Rogo di Parigi: emregnza per le case degli immigrati
La mancanza di case popolari lascia in lista d'attesa oltre 300mila persone nell'Ile de France. Una denuncia dell'Asssociazione Emmaus
di Redazione
Il rogo del palazzo di boulevard Vincent-Auriol a Parigi, in cui questa notte sono morte 17 persone di origine africana – 14 di loro ragazzini – mette sotto i riflettori il gravissimo problema della mancanza di case popolari nella regione parigina. Quello del tredicesimo ‘arrondissement’ secondo il quotidiano Le Monde uscito oggi pomeriggio in edicola è un “dramma annunciato” che testimonia la difficoltà per le famiglie immigrate di trovare un tetto decente. Dei 17 morti di questa notte, 14 erano ragazzini: il palazzo fatiscente, gestito da un’associazione legata all’organizzazione di solidarietà Emmaus, era in teoria solo una sistemazione provvisoria per le famiglie – spesso con sei, otto, dieci figli – che vi abitavano, in attesa di un alloggio definitivo. Il problema è che di case popolari (o come si dice in Francia, Hlm, acronimo di abitazione ad affitto moderato) distribuite dagli organismi pubblici, a Parigi non ce ne sono abbastanza, e quando ci sono secondo le associazioni per il diritto all’alloggio, vengono assegnati più difficilmente alle famiglie degli immigrati. In un rapporto del 2001, il Gruppo di studio contro le discriminazioni (Geld) affermava in tutta la Francia, il 58% dei richiedenti immigrati otteva una risposta entro sei mesi dalla richiesta, contro il 75% degli altri candidati. Di più, le famiglie della cosiddetta Africa nera sono spesso molto numerose e questo è un altro fattore di svantaggio. Secondo il Geld, è colpa delle “politiche di popolazione” condotte in nome dell’integrazione e della “miscela sociale”: si cerca di “invertire la tendenza” impedendo a una famiglia immigrata di entrare in quartieri già considerati a rischio. Peggio ancora ovviamente nel settore privato del libero mercato dove è successo che proprietari e agenzie siano stati condannati in tribunale per essersi rifiutati di vendere a immigrati. Secondo il Comune di Parigi, ci sono in attesa circa 102.500 richieste di alloggio nella sola capitale. In tutta la regione parigina dell’Ile de France, la cifra cresce senza tregua dalla metà degli anni 90: 264.000 nel 1996, 315 000 nel 2002, secondo le cifre dell’Insee, l’istituto nazionale di statistica. Alcune famiglie hanno fatto domanda da una decina d’anni. La Fondazione Abbé Pierre, che si batte da sempre per i diseredati, osserva nel suo ultimo rapporto pubblicato a febbraio che queste cifre danno ‘un’idea dell’ampiezza della crisi degli alloggi’. Alla radice, osserva Le Monde, il fatto che la costruzione di nuovi edifici negli ultimi venti anni è stata insufficiente. Nel 2004, c’è stato un aumento del 16% dei cantieri, e sono state costruite 363.000 abitazioni, grazie alle misure di sostegno all’investimento prese dal governo nel 2003; tuttavia non basta. Il deficit di alloggi, secondo Michel Mouillart, docente di economia all’università Paris-X di Nanterre, “è nell’ordine di 900.000 alloggi, oltre due anni di costruzioni”. Il sindaco di Parigi, il socialista Bertrand Delanoe, oggi ha puntato il dito contro lo Stato. “Il problema degli alloggi d’emergenza non riposa solo sulle spalle del comune di Parigi, mentre è a Parigi che si concentra in pratica l’immensa maggioranza delle persone coinvolte” ha detto. Nei quattro anni e mezzo da cui è stato eletto, ha aggiunto, il suo comune ha lavorato: “mille edifici fatiscenti ristrutturati, 15.000 alloggi popolari finanziati, e vorrei fare ben di più, ma bisogna che tutti si impegnino”. Secondo Le Monde, il comune è riuscito in questi anni a finanziare 3.500 alloggi popolari l’anno, il 125% in più della precedente amministrazione conservatrice, ma non basta di fronte a una richiesta massiccia.
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