Droga
Rogoredo, il discount dell’inferno
Simone Feder, psicologo e attivista, il bosco di Rogoredo lo conosce bene. Ma anche lui è stupito dal numero dei ragazzi, anche giovanissimi, che ora lo popolano. Che cosa sta succedendo? «C’è una guerra in corso tra club, che si combatte con i prezzi. 10 euro al grammo per l’eroina, 30 per la cocaina: significa che è tempo di semina. Serve più attenzione: per molti ragazzi l'eroina non è un buco, ma un abbraccio».

Il bosco di Rogoredo pullula di ragazzi, anche giovanissimi, in cerca di una dose a basso prezzo. Sono sempre di più gli adolescenti. Simone Feder lo sa, al bosco di Rogoredo ci viene ogni settimana da otto anni, la sera, con un gruppo di volontari. L’ultimo ragazzo che ha inserito in comunità non ha nemmeno 13 anni. Eppure ieri sera è stato diverso anche per lui, ha scritto sulla sua pagina Facebook. Anche lui ieri sera ha chiesto “Ma cosa sta succedendo? Perché tutta questa gente, questi giovani?”.
La risposta di Giorgio, scrive «mi gela»: «C’è una guerra in corso. Una guerra tra club, tra bande. E si combatte con i prezzi». Gli adolescenti arrivano attratti da offerte da discount, racconta al telefono: «10 euro al grammo per l’eroina, 30 euro al grammo per la cocaina. Prezzi da supermercato dell’inferno. Prezzi che rendono la droga più accessibile di un pacchetto di caramelle». Sono le regole del “mercato”, applicate alla droga: si cerca di fidelizzare i clienti. Qua è gioco facile, grazie alla dipendenza. Educatore e psicologo, Feder coordina l’Area giovani e dipendenze della Casa del giovane di Pavia. «Stanno abbassando i prezzi, significa che è tempo di “semina”. Bisogna monitorare la situazione con attenzione».
Sempre più eroina
A tutte le ore del giorno e della notte – anche molto tardi – si vede arrivare tanta gente. «Ci chiamano tante mamme disperate perché hanno i figli là», continua Feder. «Ci sono persone nel bosco con cui abbiamo dei rapporti stabili, che ci raccontano che c’è un ritorno dell’eroina, anche utilizzata male, facendosi fuori vena». Tornano le siringhe, ovunque.
Questo uso – e le sostanze dannose contenute nelle dosi a basso prezzo – fa sì che coloro che si iniettano l’eroina si coprano di piaghe e di ecchimosi in tutto il corpo. «C’è un medico che viene a darci una mano la sera», dice lo psicologo, «in tanti ragazzi le lesioni non curate diventano lacerazioni che fanno paura».
Se c’era stato un calo nell’uso dell’eroina – o almeno se il suo uso era diventato più nascosto – ora la sua presenza è più che evidente sulle strade. «La trovi a un prezzo stracciato, inferiore all’hashish», commenta Feder. «I ragazzi cominciano a fumarla con la stagnola per poi iniziare a bucarsi. L’uso è diventato sfacciato: trovi gente che si fa dentro la metro».
Ma quali sono le cause di questa “sfacciataggine”? «C’è un malessere che rompe i confini e i limiti», risponde l’educatore, «che fa sì che non ci sia nemmeno un minimo di rispetto verso il contesto e verso l’altro».
La repressione non serve
Un grande problema sociale, quindi, che non può essere risolto con la repressione. «Bisogna fare delle politiche di intervento che non siano verso l’emarginato, ma verso l’emarginazione, non verso il drogato, ma verso la droga», dice Feder. «Dobbiamo iniziare a uscire dai nostri contesti, cominciare ad abitare certi spazi che sempre più diventano degradati; bisogna abitare queste periferie esistenziali, che sono anche nel cuore della persona. Tantissimi giovani oggi soffrono la solitudine, si sentono soli anche in mezzo alla gente».
Colpire gli “imprenditori della morte”, che speculano sulle vite dei più giovani è necessario, ma non lo si fa colpendo il consumatore. Che invece ha bisogno di risposte, ha bisogno di speranza. Ha bisogno che qualcuno si fermi e lo guardi, davvero, con attenzione, accogliendo e affrontando il suo malessere. «Ho visto anche ragazzini di 15 o 16 anni», racconta Feder, «arrivare insieme, con lo zainetto. Il bosco è considerato un ritrovo, è considerato figo. Arrivare a Rogoredo è quasi un rito iniziatico».
L’eroina come rifugio
Mettersi in ascolto. Questa è la parola d’ordine. Tendere la mano ai ragazzi che si sentono soli, creare delle alternative alle droghe che stanno diventando l’unica consolazione per chi vive un disagio che non viene accolto da nessuno. Perché, come ha scritto Feder nel suo post su Facebook la scorsa notte, «quello che mi preoccupa di più, davvero, è l’innamoramento che vedo negli occhi di tanti di questi ragazzi giovanissimi. L’eroina non è solo una sostanza. Per molti sta diventando un rifugio. Un rituale. Un gesto che consola. Il buco che diventa abbraccio, l’abbraccio che diventa trappola. È qualcosa che va oltre la dipendenza: è un legame mortale, che li stringe e non li lascia più andare».
In foto, Simone Feder al bosco di Rogoredo. La foto è di Anna Spena, tratta dal servizio pubblicato sul magazine di luglio: Anna ha trascorso una giornata con Simone Feder, compresa la sera a Rogoredo. Se hai un abbonamento, leggi subito qui.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.