Welfare

Rogoredo non è il bosco ma è lo strazio di una profonda ferita umana

Un altro ragazzo del bosco di Rogoredo, un altro giovane che stavamo cercando di portare verso una nuova possibilità, un’altra vita che non ce l’ha fatta. Insieme a tanti volontari e associazioni cerchiamo di agganciare chi vive nella disperazione più nera, offrendo un'alternativa di recupero, di speranza, di vita. Il nostro intervento, il nostro esserci , deve arrivare a portare loro una ragione per cui vivere anche regalando libri con dedica

di Simone Feder

Un altro ragazzo del bosco di Rogoredo, un altro giovane che stavamo cercando di portare verso una nuova possibilità, un’altra vita che non ce l’ha fatta, perché la strada non risparmia a nessuno le sue fatiche: il freddo, la fame, la solitudine, la disperazione…

Cercavamo da tempo di capire come programmare il suo ingresso in comunità, che anche lui tanto voleva, lo aspettava e desiderava. Ogni cosa però richiede il suo tempo. Il tempo della scelta, il tempo della richiesta, il tempo della ricerca, il tempo dell’attesa, il tempo dei ripensamenti, il tempo della cura…

Adesso però non c'è più tempo. Per lui non c’è più tempo. Per noi non c’è più tempo!

Dobbiamo cambiare paradigma di risposta dei nostri servizi, dobbiamo intervenire tempestivamente per aggredire in fretta questo malessere che toglie tempo, speranze e vita! Senza aspettare domani, perché domani potrebbe non esserci mai.

In questi anni di servizio al bosco la sfida contro il tempo è stata da sempre la nostra priorità. Abbiamo cercato di dare concretezza ad una risposta diversa di aggancio, creando insieme alla Fondazione Eris una struttura in via Ventura a Milano chiamata “Il sollievo”. Un luogo dove poter respirare, prendere fiato, guadagnare tempo e condurre in comunità i giovani agganciati tra i sentieri del bosco.

E poi ci sono le tante associazioni e tanti volontari giovani che non accettano questa fredda indifferenza, che scelgono di dedicare il loro tempo perché sono stanchi di vedere tanti ragazzi consumarsi e distruggersi in questo via vai di pellegrini verso il “santuario” della disperazione. Perché il bosco consuma da dentro e rischia di trasformare le persone in bestie privando della più umana dignità, della più logica empatia, della più necessaria speranza.

Rogoredo non è il bosco ma è lo strazio di una profonda ferita umana aperta che non sappiamo guarire, sono le centinaia di persone che ci stiamo dimenticando, è la mancanza di attenzione e di cura di cui non riusciamo ad occuparci.

Sono persone, ragazzi e ragazze che faticano a mangiare, a volte si dimenticano, che vivono e dormono nella paura, una paura che ha per ognuno un colore diverso e che giorno dopo giorno, ora dopo ora, ti consuma da dentro facendoti perdere la tua identità.

Cerchiamo di agganciare chi vive nella disperazione più nera, offrendo un'alternativa di recupero, di speranza, di vita. La solitudine uccide, schiaccia e non possiamo permetterlo.

Ecco perché per questi giovani è fondamentale, oltre al the caldo, al cibo, alle coperte e ai vestiti che costantemente portiamo al bosco, la presenza di qualcuno che si ricorda di loro e li chiama per nome quando li incontra, qualcuno che cerca, nonostante le tante fatiche, di aiutarli a sentirsi persone.

Non possiamo accettare che un giovane viva nel degrado, respiri degrado e diventi degrado. La disperazione di tanti ha rotto gli argini. Il nostro intervento, il nostro esserci , deve arrivare a portare loro una ragione per cui vivere. E la ragione può esistere solo nella relazione con l’altro. Una relazione che ha come primo obiettivo combattere il tempo, vincere il tempo, costruire insieme un tempo nuovo che possa restituire dignità e vita. Anche attraverso il regalo di un libro con una dedica che da tempo stiamo raccogliendo e distribuendo (qui il link al progetto)

*Psicologo Casa del Giovane e promotore del progetto “Dona un libro al bosco”

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