Welfare

RSA: il 37% degli ospiti morti aveva sintomi simil-influenzali

L'ISS presenta la survey sui decessi in RSA. Il tasso di mortalità fra i residenti, considerando i decessi di persone risultate positive o con sintomi simil-influenzali, è in media del 3,1% ma in Lombardia praticamente raddoppia, arrivando al 6,8%. Quali sono le principali difficoltà nel corso dell’epidemia di Coronavirus? Fra le strutture che hanno risposto alla domanda, l'85,9% ha riportato la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale. Solo il 47% delle RSA è nelle condizioni di isolare un ospite positivo, in stanza singola

di Sara De Carli

1.550 telefonate fra il 25 marzo e il 6 aprile, coinvolgendo 2.166 RSA. 577 strutture che hanno risposto al questionario, pari al 27% delle strutture contattate: poche rispetto al totale delle RSA in Italia, che sono 4.629 ed includono sia quelle pubbliche che quelle convenzionate con il pubblico e le private. Comunque un campione, ufficiale. È questo il perimetro della survey sul contagio da COVID-19 nelle RSA, realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. L’indagine ha l’obiettivo di coinvolgere circa 2.500 strutture pubbliche o convenzionate come parte significativa delle complessive 4.629, includendo tra esse anche quelle private.

Le strutture che hanno risposto hanno riportato un totale di 44.457 residenti alla data del 1° febbraio 2020, con una media di 78 residenti per struttura (range 8-632), di cui 13.287 in Lombardia. In totale, 3.859 residenti sono deceduti dal 1° febbraio alla data della compilazione del questionario (nel periodo 26 marzo-6 aprile). La percentuale maggiore di decessi, sul totale dei decessi riportati, è stata registrata in Lombardia (1.822, pari al 47,2%) e in Veneto (760, pari al 19,7%). Il tasso di mortalità, calcolato come numero di deceduti sul totale dei residenti è complessivamente pari al 8,4%. Ecco il primo dato: in questi due mesi è morto l’8,4% degli anziani ricoverati in RSA. In Lombardia, la percentuale sale al 13,7%.

Quanti di essi erano positivi al Covid-19? Difficile dirlo perch i tamponi ancora oggi non vengono fatti nella stragrande maggioranza dei casi. In ogni caso dei 3.859 soggetti deceduti, 133 erano risultati positivi al tampone e, genericamente, 1.310 avevano presentato sintomi simil-influenzali. In sintesi, il 37,4% del totale dei decessi (1.443 su 3.859) ha interessato residenti con riscontro di infezione da SARS-CoV-2 o, la grandissima parte, con manifestazioni simil-influenzali. La variabile dei tamponi risente ovviamente delle politiche adottate da ciascuna Regione, a volte da ciascuna ASL o distretto sanitario, sull’indicazione ad eseguire i tamponi. In ogni caso il tasso di mortalità fra i residenti, considerando i decessi di persone risultate positive o con sintomi simil-influenzali, è in media del 3,1% ma in Lombardia praticamente raddoppia, arrivando al 6,8%. Qui infatti dei 1.822 deceduti, 60 erano positivi al tampone ma altri 874 avevano sintomi simil-influenzali: complessivamente 934 persone, pari al 51,3% dei deceduti. Da un ulteriore approfondimento, risulta che in Lombardia e in Liguria circa un quarto delle strutture (rispettivamente il 23% e il 25%), presenta un tasso di mortalità maggiore o uguale al 10%. Quanto alla positività del personale, su 560 strutture che hanno risposto a questa domanda, il 17,3% hanno dichiarato una positività per SARS-CoV-2 del personale della struttura: la regione con più strutture con personale riscontrato positivo è la Lombardia (34,6%), seguita dalla provincia di Trento e Liguria (entrambe 25%), Marche (16.7%), Toscana (15,8%), Veneto (14,6%), Friuli Venezia Giulia (13,3%) e valori inferiori al 10% o uguali a zero per le altre regioni.

Le persone residenti nelle Rsa rispondenti che sono state ospedalizzate sono state 1.969: il 48% di esse presentava sintomi simil-influenzali, respiratori (per esempio febbre, tosse o dispnea) o polmonite (indipendentemente dall’esecuzione del test per Covid-19).

Quali sono le principali difficoltà nel corso dell’epidemia di coronavirus? La survey lo ha chiesto direttamente alle RSA. Delle 547 strutture che hanno risposto alla domanda, 470 (85,9%) hanno riportato la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale. Le altre voci sono più distanti, ma significative: 192 (il 35,1%) cita l’assenza di personale sanitario, 136 strutture (il 24,9%) dichiarano di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da COVID-19, 97 strutture (il 17.7%) hanno riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l’infezione. Seguono la carenza di farmaci (11,9% delle strutture) e le difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere (11,3%). Nella voce altro, tornano fra le principali difficoltà quelle di reperire i DPI e l’impossibilità di eseguire tamponi. Un totale di 269 RSA (47%) hanno dichiarato di poter disporre di una stanza singola per i residenti con infezione confermata o sospetta.

Tutte le strutture hanno vietato le visite di familiari/badanti ai familiari ricoverati, e solo quattro strutture hanno dichiarato di non aver adottato forme di comunicazione con i familiari/badanti alternative alle visite presso la struttura, ricorrendo a telefonate, videochiamate, social.

In allegato la survey completa.

Photo by Elien Dumon on Unsplash

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