Mondo

Sahel, mai una crisi umanitaria così grave

Un milione di bambini in attesa di ricevere cure. Epidemie, prezzi alle stelle e sciami di cavallette aggravano la situazione. Msf, Save The Children e Sos Villaggi dei Bambini intensificano i loro interventi sul campo

di Redazione

Secondo l'Unicef in Sahel un milione di bambini gravemente malnutriti sono in attesa di ricevere cure, di gran lunga il numero più alto nella storia degli aiuti umanitari. Il picco annuale di malnutrizione nella regione è iniziato, aggravato in alcune parti della regione, dai prezzi di mercato più elevati, dalle epidemie e dall’instabilità politica. Come denuncia Save The Children, 18,7 milioni di persone si trovano ad affrontare "una crisi alimentare gravissima che avrebbe potuto essere prevenuta e i cui effetti sono stati ampiamente sottostimati in alcuni Paesi". Folti sciami di cavallette stanno già devastando raccolti e piantagioni di datteri nella parte settentrionale del Niger, e potrebbero allargarsi a gran parte della regione. L’arrivo della stagione delle piogge inoltre sta aumentando il rischio diffusione di colera, che si affaccia ora in Mali (47 già le morti registrate, 2005 i casi) ma ha già raggiunto livelli endemici in Niger.

Medici Senza Frontiere è in prima linea da tempo, nella regione. L'organizzazione sta aumentando la sua risposta all’emergenza, ma avverte che "la malnutrizione nel Sahel è un problema di salute pubblica che richiede soluzioni a lungo termine".

Negli ultimi 6 mesi, circa 56.000 bambini gravemente malnutriti sono stati ammessi ai programmi nutrizionali di MSF in sette Paesi della regione, una cifra simile, sebbene più alta, allo stesso periodo dell’anno precedente.

"In questa regione, le crisi alimentari sono ricorrenti e cicliche", spiega Michel-Olivier Lacharité, responsabile dei progetti di MSF in Mali, Niger e Ciad. "Ma quest'anno, altri fattori hanno creato sacche dove la malnutrizione è ancora più alta del solito. Questi includono i prezzi di mercato più elevati, l'instabilità nel nord del Mali e in Nigeria, e un'epidemia di morbillo nel Ciad orientale".

"La malnutrizione è un problema di salute pubblica in questa regione, e dovrebbe essere affrontato come tale", spiega Susan Shepherd, pediatra ed esperta di nutrizione di MSF. "La prevenzione e il trattamento della malnutrizione permettono di salvare le vite. Dovrebbero dunque far parte delle misure sanitarie di base rivolte ai bambini piccoli, come l'immunizzazione. Tutti i Paesi che sono riusciti a contenere la malnutrizione garantiscono l'accesso a cure mediche gratuite e a una nutrizione adeguata ai bambini. È di vitale importanza, per uscire dalla fase di emergenza, iniziare la transizione verso soluzioni a lungo termine".

In Mali, denuncia inoltre Save The Children, "massicci i flussi migratori interni alla ricerca della salvezza, spostamenti colossali che mettono a serio rischio la vita di centinaia di migliaia di bambini, separati dalle loro famiglie e dunque anche a rischio di abuso, violenza o, ancora, di arruolamento nei gruppi armati nella parte settentrionale del Paese. Si stima siano circa 160.000 i maliani che si stanno spostando internamente e 198.800 i rifugiati che hanno lasciato il Paese per raggiungere la Mauritania (88.825, di cui 15.000 arrivati solo nelle ultime 3 settimane ), il Burkina Faso (65.009) e il Niger (44.987)".

Il Mali, dove oltre due terzi della popolazione totale è sotto i 25 anni, ha i più alti tassi di mortalità infantile e materna, di malattie e malnutrizione della maggior parte dei paesi dell'Africa sub-sahariana. Un bambino su cinque non vive abbastanza per vedere il suo quinto compleanno. Le recenti vicende socio-politiche hanno purtroppo ulteriormente aggravato la situazione. Il Mali, infatti, sta affrontando tre crisi concomitanti, combinando una crisi alimentare e nutrizionale, un conflitto armato nella parte settentrionale del paese e la crisi politica e militare, dopo il recente colpo di stato.  Save The Children ha soccorso fino ad oggi in Mali oltre 135.000 persone con assistenza medica, trattamenti per la malnutrizione moderata e grave, interventi di protezione dell'infanzia, educazione, salute e igiene. Sono 1.800 i rifugiati, di cui 1.020 bambini, già raggiunti da Save the Children con la distribuzione di kit per l’igiene e voucher per ricevere cibo alle famiglie bisognose. Sementi e attrezzi per l’agricoltura sono invece stati distribuiti a più di 18.500 capi famiglia di Sikasso, che rappresentano circa 130.000 persone, di cui circa 74.000 bambini. Nel settore dell’educazione, Save the Children ha raggiunto più di 1.885 bambini con la distribuzione di kit per studenti e insegnati e kit ricreativi a Bamako, Segou, Koulikoro, Sikasso e Kayes, e ha promosso in modo sistematico e in diverse lingue l’informazione sull’accesso gratuito alla scuola per i bambini rifugiati attraverso le radio locali, il principale canale di informazione locale.

Anche SOS Villaggi dei Bambini, vista la situzione, prolunga gli aiuti in Niger, avvia il programma di Emergenza in Mali e chiede aiuto per avviare un programma in Ciad.

Nel febbraio 2012 SOS Villaggi dei Bambini ha avviato un programma di Emergenza per le vittime della carestia in Niger, in 21 villaggi nel dipartimento della Madaoua, nella regione di Tahoua, nell’area sud-ovest del paese. Il programma di distribuzione alimentare ha raggiunto 6.000 bambini e 1.000 adulti. Sono stati avviati percorsi formativi dedicati alle donne in materia di nutrizione infantile, prevenzione della malnutrizione e malattie legate a questo fenomeno. Una missione di valutazione svolta a Madaoua dal referente continentale SOS per gli Aiuti e la Sicurezza Alimentare, ha confermato che ci si trova di fronte a una crisi alimentare che raggiungerà presto il picco a causa della scarsità di cibo dovuta alla siccità, della malnutrizione e della bassa capacità di resistenza delle famiglie. Questi i motivi che hanno spinto SOS Villaggi dei Bambini a prolungare il programma di Emergenza fino alla fine del 2012.

 

Il Mali si trova ad affrontare la terza crisi alimentare degli ultimi dieci anni. Crisi che colpisce più di 3,5 milioni di persone, su una popolazione totale di circa 14,5 milioni, e che è aggravata dalle conseguenze degli scontri politici nel nord del paese. Con l’obiettivo di sostenere 9.400 persone (7.400 adulti e 2.000 bambini) attraverso la distribuzione gratuita di cibo e l’assistenza umanitaria, SOS Villaggi dei Bambini avvia a Khouloum, Kita e Socoura un programma di Emergenza della durata di 6 mesi. Inizialmente, sarà distribuita una razione giornaliera composta da cereali, legumi e olio alle persone adulte per garantire loro l'energia necessaria per occuparsi del prossimo raccolto. Parallelamente forniremo assistenza ai bambini sotto i 5 anni gravemente malnutriti e a tutte le donne incinta o nel periodo dell’allattamento.

“In Ciad i nostri colleghi sul campo sono stati costretti a posticipare, a causa della mancanza di fondi, l’avvio di un programma di emergenza in grado di aiutare fino a 4.500 bambini e 1.500 adulti, nella regione ovest di Batha” afferma Franco Muzio, Direttore nazionale di SOS Villaggi dei Bambini in Italia. “Il programma, la cui partenza era attesa a maggio, prevede la distribuzione alimentare attraverso centri sanitari integrati, destinata alle fasce più vulnerabili della comunità, ossia bambini, donne e anziani. A queste attività affiancheremo percorsi formativi dedicati alle donne in gravidanza o nel periodo dell’allattamento con l’importante obiettivo di far ritrovare loro il necessario equilibrio sociale, psicologico e sanitario necessari per sopravvivere” continua Muzio. “In Ciad hanno bisogno anche del nostro aiuto per sostenere e salvare la popolazione colpita dalla crisi alimentare. Ci auguriamo di riuscire contribuire all’avvio di questo fondamentale programma, anche grazie alla generosità dei nostri sostenitori italiani”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.