Welfare

Salute mentale: più volontari più servizi

Il messaggio di Dionigi Tettamanzi per 16ª Giornata Mondiale per la Salute Mentale

di Redazione

In occasione della 16° Giornata mondiale per la salute mentale di domani il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi ha scritto un messaggio alla diocesi di cui qui riportiamo alcuni passaggi:

Il 10 ottobre 2008 ricorre la 16ª Giornata Mondiale per la Salute Mentale, un tema che ci tocca da vicino come cristiani e come cittadini del nostro tempo. La sfida che viene posta dalla carenza o assenza di salute mentale è infatti sempre più estesa e non risparmia nessuno per età, situazione sociale o economica. Da qui la necessità di cogliere questa occasione come preziosa per fermarsi e riflettere su quali siano le ricadute sulla nostra realtà ecclesiale e civile, su come rispondere alle numerose domande che ci interpellano e che non possiamo fingere di non sentire.

Chi soffre di malattia mentale o chi ha un parente, amico, vicino malato sa bene come questa realtà sia spesso segnata dall’assenza di speranza, di gioia, a volte anche di affetto. Anche nella nostra Diocesi ci sono persone che, dopo anni di degenza manicomiale, si sono ritrovate sole, abbandonate dai propri cari proprio a causa della malattia e incapaci di badare a se stesse una volta che tali strutture sono state chiuse. Ad una restituzione alle realtà locali e territoriali della cura, a seguito della Legge 180 (conosciuta anche come Legge Basaglia) del 1978, spesso non è seguita la presa in carico civile ed anche della comunità cristiana di tali persone. In un tempo nel quale sono estremizzati i criteri di efficienza, bellezza esteriore e guadagno  è sempre più necessaria una inversione di rotta per saper portare speranza in ogni ambito di cura e di vita, nel rispetto dei tempi dell’uomo e della sua dimensione interiore.

Da qui la necessità di una sinergia di interventi che veda protagonisti non solo i tecnici addetti ai lavori, ma anche le associazioni di familiari e di volontari insieme a coloro che possono organizzare corsi di sensibilizzazione e formazione perché, oltre alle necessarie azioni di cura, si prevedano a monte interventi culturali e di prevenzione. Solo una nuova mentalità, capace di curare la persona e di non ridurla alla propria malattia, potrà contribuire a estirpare i tanti pregiudizi che avvolgono tale contesto e a rilanciare la necessità di un’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno.

Mi sento provocato in particolare da un aspetto assai problematico che viene messo al centro dell’attenzione da parte di tutti coloro che accompagnano persone con disagio mentale, dai familiari in particolare: che ne sarà di queste persone quando i familiari verranno meno? Chi continuerà a prendersi amorevole cura di loro? Questo interrogativo desta non poca preoccupazione e a volte addirittura disperazione nelle attese dei familiari. È infatti sempre alla porta la possibilità che il proprio caro, abbandonato a se stesso, possa perdere i suoi diritti di cittadinanza ossia di una casa e quindi della residenza, del medico di base, di una cura, di una comunità di appartenenza….

Sollecito le comunità cristiane locali a mettere in cantiere corsi di formazione per preparare nuovi volontari e percorsi educativi per giovani, “non solo per contrastare la cultura che presenta la normalità della vita sempre contraddistinta dai tratti della salute e del benessere fisico e psichico, ma anche per offrire  una visione cristiana completa della vita umana” .
Pensando ai non pochi giovani affetti da malattia mentale, invito i giovani appartenenti ad associazioni giovanili o che operano nelle parrocchie e negli oratori, i giovani lavoratori e gli universitari a offrirsi come volontari, acquisendo la competenza necessaria e dedicandosi con generosità all’assistenza nel campo della salute mentale.

Qui il testo integrale

foto di JACOPO TARTARI  PUCCI: La foto che ha vinto il concorso per la legge basaglia organizzato dalla Fondazione Bertin, con giuria presieduta da Beregno Gardin

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