Terzo settore & Progetto di vita

Sardegna docet: il progetto di vita funziona se si investono le risorse necessarie

La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, sarà a San Teodoro per visitare la “Casa dell'indipendenza - Villa della legalità”, un luogo in cui la sperimentazione prevista dalla riforma della disabilità è già realtà. In Sardegna infatti i progetti di vita si fanno da 25 anni, spiega Marco Espa dell’Associazione bambini cerebrolesi. La chiave del successo? «La Regione investe 300 milioni di euro all'anno, lo Stato ne mette "soltanto" 800 per tutto il Paese»

di Luigi Alfonso

Una sperimentazione che interessa nove province di altrettante regioni, ma che in Sardegna è prassi consolidata dal 2000. Venticinque anni di progetti di vita personalizzati e partecipati per le persone con disabilità, che sono diventati un modello di riferimento per tutto il Paese, al punto che la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, lo ha preso come base per la riforma della disabilità. Non a caso il 18 luglio la stessa Locatelli sarà a San Teodoro per visitare la “Casa dell’indipendenza – Villa della legalità”, un immobile che l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata ha assegnato all’Associazione bambini cerebrolesi – Abc Sardegna. I ragazzi, le loro famiglie e gli operatori parleranno dei loro desideri, delle loro scelte e di come le hanno realizzate grazie ai sostegni personalizzati e co-progettati.

Da sinistra Alessandra Locatelli, Francesca Palmas e Marco Espa

«La presenza della ministra Locatelli ha un doppio significato», sottolinea Marco Espa, presidente di Abc Italia. «Da un lato, potrà vedere una sede in cui è in atto una sperimentazione secondo quanto previsto dalla legge nazionale, per la quale la nostra organizzazione ha dato un contributo di idee e proposte. Inoltre, durante il pomeriggio, lo stesso ministro parteciperà a un convegno nella sala consiliare del Comune di San Teodoro e si confronterà con le persone con disabilità e i loro familiari, le istituzioni regionali e locali, i rappresentanti del mondo della sanità, le realtà del sociale e del Terzo settore che si occupano di questo ambito. Interverrà anche Francesca Palmas, direttore generale di Abc Italia, che dallo scorso mese di maggio è la coordinatrice dell’Unità di supporto territoriale che accompagnerà la Regione Sardegna nella messa a terra della sperimentazione, in vista del gennaio del 2027 quando vedremo la riforma applicata su tutto il territorio nazionale. Per noi è un riconoscimento importante, significa che la nostra contaminazione è stata veramente apprezzata».

Il taglio del nastro alla “Casa dell’indipendenza – Villa della legalità” (2024)

Venticinque anni. Un quarto di secolo che può sembrare un’enormità. «Sono tanti, è vero, e tutto è perfettibile e migliorabile», commenta Espa. «Ma il nostro modello sta funzionando, per lo meno in Sardegna. Il motivo è semplice: la Regione sta mettendo ogni anno le risorse finanziarie necessarie. Parliamo di 300 milioni di euro, a fronte di 48mila persone con disabilità e una popolazione che non raggiunge i 1,6 milioni di abitanti, mentre lo Stato investe appena 800 milioni di euro per tutto il Paese. Quando si pensano i possibili cambiamenti, bisogna garantire l’esigibilità. Tutti parlano di questo tema, si dicono pronti a recepire la riforma, ma nella maggior parte del territorio nazionale siamo parecchio indietro e la ragione fondamentale è che non si mettono in campo i soldi necessari. Tutte le persone con disabilità che presentano la certificazione e un progetto di vita personalizzato e partecipato, hanno diritto di vedere accolta la loro richiesta».

Occorrono due miliardi di euro per attuare la riforma varata dalla ministra Locatelli e dare gambe ai progetti di vita. È una battaglia che condurremo dal prossimo autunno, coinvolgendo tutto il Parlamento, perché si tratta di un provvedimento che riguarda davvero tutti

Marco Espa, presidente Abc Italia

Per Espa, per attuare la riforma varata dalla ministra Locatelli e dare gambe ai progetti di vita «occorrono due miliardi di euro». Quella delle risorse adeguate «è una battaglia che condurremo dal prossimo autunno: desideriamo coinvolgere tutto il Parlamento, perché si tratta di un provvedimento che riguarda davvero tutti, nell’ottica non solo della personalizzazione ma anche della de-istituzionalizzazione, coprogettazione, partecipazione delle famiglie e delle persone con disabilità nella scelta del progetto individuale. Una rivoluzione alla quale si oppongono diverse persone, magari perché vedono intaccati i loro interessi. La libertà di scelta spaventa, perché una persona con disabilità può decidere con chi portare avanti il progetto, ma anche sostituire l’operatore con cui non si trova in sintonia. È una riforma innovativa guarda alla qualità della vita delle persone e al futuro che vogliono costruirsi, che modifica un sistema che si regge da tanto tempo, che crea un rapporto diretto tra istituzioni e cittadino. Questo non piace a tutti, evidentemente».

Nello scorso mese di novembre, davanti alla Commissione europea, Marco Espa ha sottolineato che «favorire i progetti di vita indipendente, introduce una grande leva finanziaria perché c’è un grande rientro fiscale e crea molta occupazione sul territorio. Si tratta di cambiare lo status quo. Questo tema deve diventare un’emergenza europea». Lo stesso Espa, oggi, riprende un altro passaggio importante di quell’intervento e lo rende ancor più attuale: «La corsa al riarmo è un grande ostacolo per questa riforma, non solo per la pace», spiega, «perché i tagli che il governo dovrà fare per contribuire all’acquisto di nuove armi da parte della Nato costringerà a fare tagli drastici che andranno a colpire il sociale, in particolare il settore sociosanitario. Come ha sottolineato di recente il presidente della Fish, Vincenzo Falabella, la prospettiva desta molta preoccupazione».

Credits foto Abc Sardegna

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