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Sardegna:Meglio attivi oggi che radioattivi domani
Armi: "Una Chernobyl in mare devasterebbe per migliaia di anni la Sardegna e con essa il Mediterraneo"
Nel precedente editoriale – scrive Alessandro Marescotti – auspicavamo che la Regione Sardegna si opponesse alla decisione del ministro della Difesa Martino di ampliare a La Maddalena la base per i sommergibili nucleari. Ebbene: lo ha fatto. Ed, ai sensi dell’articolo 3 della legge 898/1976, ha chiesto l’annullamento del decreto del Ministro. Ora la palla passa al Consiglio dei ministri per il riesame. Ma a giocarla deve essere tutto il movimento ecopacifista e tutti quei parlamentari che hanno senso di responsabilità verso le future generazioni: una Chernobyl in mare devasterebbe per migliaia di anni la Sardegna e con essa il Mediterraneo: il tempo del dimezzamento radioattivo del plutonio è di 24 mila anni. Meglio attivi oggi che radioattivi domani di Alessandro Marescotti L’ampliamento della base Usa de La Maddalena è stato autorizzato con un decreto del 30 settembre 2003 dal ministro della Difesa Martino. La Regione Sardegna aveva 15 giorni di tempo per opporsi: lo ha fatto. E ha comunicato: “La Regione Sardegna non condivide le decisioni del ministero e chiede da parte del Consiglio dei ministri il riesame del decreto, confidando nel suo annullamento”. Ora – ai sensi dell’articolo 3 della legge 898/1976 – la spinosa questione dovrà passare all’esame al Consiglio dei ministri che è tenuto a riesaminare il decreto del ministro Martino al fine di confermarlo o annullarlo. Il ministro Martino avrebbe anche commesso una gaffe nel suo decreto in quanto, facendo ricorso all’articolo 10 della legge 898/1976, lo ha di fatto motivato in base alle “esigenze della difesa nazionale” quando invece il decreto riguarda una base americana. (1) Ma quello che è ancora più grave è che le autorizzazioni governative a questa base continuano ad avvenire in violazione dell’art. 80 della Costituzione. Più di qualcuno pensa: il patto Nato è stato discusso e ratificato in Parlamento e quindi non vi è alcuna violazione costituzionale per La Maddalena. Ma non è così. Vediamo quindi cosa dice l’art.80 della Costituzione: “Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi”. Non risulta esservi mai stata alcuna autorizzazione parlamentare a “variazioni del territorio”. Risulta invece essere stata costruita a La Maddalena una base americana su cui sventola la bandiera Usa e non la bandiera della Nato (la differenza è essenziale). La Maddalena è base che non rientra nel patto Nato. Della questione della concessione di territorio italiano per basi straniere se ne discusse nel 1949 alla Camera nell’ambito delle votazioni sull’adesione alla Nato, allorché la sinistra (comunisti, socialisti e indipendenti) presentò un ordine del giorno in cui si specificava: “La Camera, riferendosi alle dichiarazioni del Governo, raccomanda che non venga concesso ad alcun governo straniero l’uso del territorio nazionale per l’organizzazione di basi militari di qualsiasi genere”. De Gasperi dichiarò l’ordine del giorno inaccettabile in quanto “nessuno ci ha mai chiesto basi militari, e d’altra parte non è nello spirito dei patti di mutua assistenza come il Patto Atlantico, di chiederne o concederne”. (2) Quindi l’adesione dell’Italia alla Nato non ha comportato la ratifica di trattati ai sensi dell’articolo 80, anzi De Gasperi escluse categoricamente persino che l’adesione dell’Italia alla Nato potesse portare la concessione di basi militari. Figuriamoci quindi se poteva essere legalmente ammissibile una base americana come quella de La Maddalena. Ciò avvenne nel 1972 con il governo Andreotti ma nessuna votazione parlamentare ha mai ratificato quella base Usa (non Nato, si badi bene). Ma vi è qualcosa di ancora più inquietante, come ci spiega il giornalista Piero Mannironi nelle parole che qui sotto trascriviamo. “L’accordo internazionale tra Roma e Washington che ha consentito la nascita della base navale d’appoggio per i sommergibili nucleari americani è ancora top secret. A distanza di 31 anni, non solo non se ne conoscono i contenuti, ma addirittura non si sa neppure da chi fu firmato. Sembra che questo misterioso accordo, da sempre sottratto al vaglio del Parlamento (come invece prevede la Costituzione), sia stato redatto e sottoscritto dalla tecnocrazia militare. Un po’ come accadde nei primi anni Cinquanta con la nascita della struttura segreta Gladio. Su chiara delega politica, è chiaro, ma comunque il protocollo sarebbe stato costruito tutto all’interno delle riservatissime stanze del Pentagono”. (3) Forse la questione non inquieta molto il ministro Martino che “è massone autentico, di piazza del Gesù”, come ha dichiarato il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga (4). Per scrupolo di onestà dobbiamo ammettere che la questione non sembra aver inquietato a suo tempo D’Alema, che pure poteva consultare le carte top secret e non sappiamo se ha avuto il tempo, la curiosità o la possibilità di farlo. Stesso discorso vale – per par condicio – nei confronti degli altri leader del centrosinistra che si sono alternati al governo. Quindi non c’è da farsi molte illusioni: la lotta su una questione così importante non può essere delegata. Tuttavia essa deve coinvolgere i più alti livelli istituzionali e deve riportare in un ambito di legalità e di sovranità parlamentare una questione per troppo tempo sottratta ad ambedue. “Meglio attivi oggi che radioattivi domani”, recitava uno slogan degli anni ottanta quando ci si opponeva alle centrali nucleari. E’ ancora azzeccato. I propulsori nucleari del sottomarini Usa sono centrali nucleari vaganti. Una Chernobyl in mare devasterebbe per migliaia di anni la Sardegna e con essa il Mediterraneo: il tempo del dimezzamento radioattivo del plutonio è di 24 mila anni. Note re Link utili: (1) Si veda a tal fine l’articolo di Piero Mannironi “Illegittima l’autorizzazione di Martino?”, La Nuova Sardegna 10/10/03 (2) Antonio Liberti, Luigi Cortesi, “1949: il trauma della Nato. Il dibattito alla Camera sull’adesione dell’Italia al Patto Atlantico”, ECP Edizioni Cultura della Pace, 1989 S.Domenico di Fiesole (FI), p.14 (3) Piero Mannironi “Illegittima l’autorizzazione di Martino?”, La Nuova Sardegna 10/10/03 (4) Lo ha dichiarato a “Repubblica” (riporta La Nuova Sardegna 11/10/03). Per tutti gli aggiornamenti si veda http://www.cronacheisolane.it Articolo di La Nuova Sardegna: «Incidente nella galleria»
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