Mondo
Save the Children: 6 mln in più a rischio fame per crisi
L'organizzazione ha presentato il rapporto "Una possibilità per crescere"
di Redazione
Sei milioni di persone in più dovranno affrontare la fame: questo, secondo Save the Children, il drammatico risultato della crisi economica, evidenziato dall’organizzazione in occasione dell’avvio dei lavori del G20 in Messico.
Questo numero deriva dall’abbattimento delle previsioni di crescita dei Pvs. Se, in aggiunta, si dovesse verificare lo scenario peggiore prefigurato dalla Banca Mondiale, ovvero il default di due delle principali economie europee – cioè Italia e Spagna – il numero di persone a rischio fame potrebbe arrivare a 33 milioni.
Nel nuovo rapporto “Una possibilità per crescere”, Save the Children sotiene che «i recenti declassamenti relativi al futuro delle economie dei paesi avanzati hanno come effetto che milioni di persone in più dovranno fare fronte alla fame entro il 2013, colpendo le famiglie vulnerabili dei paesi più poveri che si ritroverebbero in povertà e nell’impossibilità di garantirsi i nutrienti e gli alimenti di base».
«In un mondo che sta già combattendo la fame di milioni di bambini – commenta Valerio Neri direttore generale di Save the Children Italia – questa notizia è devastante. Mentre i paesi sviluppati stanno cercando di recuperare ai danni provocati dalla crisi bancaria, la preoccupazione maggiore per molte famiglie dell’Africa e dell’Asia e’ come nutrire i propri figli».
«La grande domanda per i governi – sottolinea la nota della ong – è come conciliare la necessità di riportare l’Europa sulla strada della crescita con il mettere al riparo il resto del mondo dalle possibili ricadute».
Mentre il mondo dibatte su come fare ciò, il nuovo rapporto di Save the Children indica come soluzione chiave quella di aiutare i paesi poveri a sviluppare e finanziare sistemi di protezione sociale che dovrebbero funzionare da reti di sicurezza durante il periodo di crisi. Sistemi quali distribuzione di sovvenzioni economiche, cibo o altri beni.
«Ma per fare ciò – spiega la nota dell’associazione – c’è bisogno di donatori: per questo Save the Children chiede alle nazioni del G20 di provvedere a fondi addizionali da immettere in un Fondo di Rapida Risposta Sociale, gestito dalla Banca Mondiale, e a quest’ultima di migliorare i sistemi di protezione sociale in paesi a basso reddito».
«È comprensibile che i leader del G20 dedichino un ampio dibattito all’economia europea, ma – prosegue Neri – il solo fatto che i bambini più poveri non hanno voce a quel tavolo, non significa che a loro debbano essere lasciate le briciole. I leader G20 debbono trovare del tempo per pensare anche a questi bambin».
La ricerca di Save the Children spiega come: «la riduzione dei flussi di capitale privato, la crescita dei prezzi dei generi alimentari, la riduzione delle esportazioni europee e degli aiuti hanno giocato un ruolo fondamentale nel far sì che l’impatto della crisi si riversasse sui paesi in via di sviluppo. In particolare, dall’inizio della crisi economica nel 2008, 75 milioni di persone in più si sono ritrovate senza cibo sufficiente, ma questo numero è destinato a salire con l’ulteriore aumento del prezzo del cibo e del petrolio. Sempre nello stesso periodo, il numero di persone a rischio fame è drammaticamente salito a livello globale da 850 milioni ad almeno 2 miliardi, pari a un settimo della popolazione mondiale».
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