Famiglia
Scacco alla droga, in cinque mosse
Strategia possibile per politici menefreghisti
Un mese fa in Italia si è dimesso, senza fornire alcuna
spiegazione in merito, il capo del dipartimento
nazionale delle politiche antidroga, Nicola
Carlesi. Un evento che avrebbe meritato almeno
qualche riga sui giornali e qualche parola nei telegiornali.
E invece il silenzio è stato quasi assoluto. Se ne deduce
che i politici italiani di destra e di sinistra non considerano
la lotta alla droga una priorità. Questo malgrado
l?incremento dei consumi e l?abbassamento dell?età dei
consumatori certificato anche dall?ultima relazione al
Parlamento.
I business della droga sono indirizzati, ormai, anche
alla popolazione generale, non più a nicchie di disperati.
Al vecchio mercato si affianca una new economy che
adotta strategie di vendita simili a quelle utilizzate dalla
grande distribuzione. I prezzi delle sostanze illecite sono
sempre più bassi, ma l?interesse della politica continua
ad essere nullo (escludendo ovviamente gli inutili schiamazzi
fra proibizionisti e antiproibizionisti che emergono
in un dibattito altrimenti piatto) .
Chi lavora nel settore, però, da troppo tempo mastica
amaro. Le organizzazioni pubbliche e private soffrono
di questa mancanza di programmazione. I fondi si
assottigliano. Il futuro è incerto per tutti. Cinque anni
di mancanza di una qualunque strategia coordinata sono
un handicap enorme. Esiste un rimedio? In parte: il
tempo ormai perso non è più recuperabile ma si potrebbe
fare qualcosa per non perderne altro. Vantaggi: molti.
Anche quello di ridare connessioni alle forze di polizia
che oggi hanno il morale a terra. Svantaggi? Francamente
non riesco a vederne. Per chiarezza sintetizzo in
in cinque punti la mia proposta.
  1) Affidare alla Politica con la P maiuscola l?indirizzo
della strategia antidroga, che non deve essere sponsorizzato
dalla destra e osteggiato dalla sinistra. La strada
vincente è trovare sinergie, non divisioni.
  2) Realizzare la IV Conferenza nazionale antidroga
trasformandola nel momento istitutivo di una ?conferenza
permanente? che sia in grado di continuare la sua
azione tecnico-istituzionale.
  3) Trasformare il Dipartimento nazionale nel luogo
di incontro dei tecnici, delle Regioni e dei governi per
concertare linee di azione condivise.
  4) Dare maggior certezza agli investimenti in questo
settore possibilmente aumentandoli ma, soprattutto,
stabilizzandoli visto che, altrimenti, ogni programmazione
è impossibile e si rischia di perdere professionalità
importanti.
  5) Accettare di fermare la discussione della proposta
di legge del governo e di riprendere un dialogo bipartisan
da continuarsi nella prossima legislatura.
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