Non profit
Scalvini lascia Assifero: «Filantropia, pedina strategica per il rilancio del Paese»
Alla vigilia del passaggio di testimone, lo storico presidente traccia un bilancio e guarda al futuro della realtà nata nel 2003: «Siamo di fronte a un fenomeno di azione filantropica nel Paese molto più rilevante di quanto non appaia. Ha bisogno di essere agganciato e incoraggiato nello sviluppare un'azione comune nei diversi territori e nei diversi settori di interesse generale dove si dispiega la sua azione»
di Redazione
Felice Scalvini è stato il principale promotore e tra i fondatori di Assifero. Fra pochi giorni lascerà la carica di presidente (mercoledì si terrà l'assemblea elettiva). Un'occasione per ripercorrere la genesi dal 14 luglio 2003 ad oggi dell'Associazione Italiana delle Fondazioni ed Enti della Filantropia Istituzionale, che oggi associa 121, fra fondazioni di famiglia, d’impresa, di comunità e altri enti filantropici.
Perché nacque Assifero?
Assifero fu costituita nel 2003, dopo una prima fase preparatoria di circa un anno. Il primo presidente in verità fu Luciano Balbo, ma dopo aver accettato, quasi da subito iniziò a insistere perchè fossi io a guidare l’associazione che avevo promosso: così il testimone passò a me.
Assifero rispose all'idea di identificare uno spazio all'interno dell'universo del Terzo Settore, in quel periodo – e tutt’oggi – ancora in formazione. Ho sempre creduto che il Terzo Settore dovesse articolarsi con una pluralità di soggetti distinti e identificabili, così da assolvere diverse funzioni in una grande squadra grande, organizzata e collaborante. Così dopo vent’anni trascorsi a costruire le istituzioni e le organizzazioni della cooperazione sociale, portato dai casi della vita nella sfera delle fondazioni, mi rimisi all’opera nel costruire realtà aggreganti. Infatti ho sempre creduto nella necessità che soggetti simili sappiano riconoscersi come tali, e si qualifichino aggregandosi in associazioni di rappresentanza, servizio, tutela degli interessi. Così da costruire identità percepibile che permetta poi di sviluppare meglio la collaborazione con gli altri attori. Sono sempre stato uno strenuo fautore di quella che De Rita chiama “l'arte dell'associarsi”. In essa vedo, come già insegnava Tocqueville, uno dei fondamenti della convivenza civile e democratica e del progresso di un Paese.
In quegli anni l’attenzione era molto focalizzata sulle fondazioni bancarie…
Erano queste ad avere una grande risonanza mediatica e questo mi pareva lasciasse molto in ombra un’altra tendenza che pure stava emergendo: il fiorire e proliferare di altre fondazioni con finalità erogative. Ad esse ritenevo si dovesse proporre di costruire un'identità collettiva e una capacità di azione comune, che aumentasse e facesse crescere il loro impatto e la loro capacità di influenza.
E così avete posto le basi per fondare Assifero. Con quale identità?
Con a fianco sin dalla prima ora Stefania Mancini e con la condivisione del progetto da parte di Giuseppe Guzzetti, Presidente di Acri oltre che di Cariplo, mi dedicai alla promozione di un’associazione, partendo da un primo nucleo formato soprattutto da fondazioni lombarde. Così è nata Assifero: un piccolo cespuglio a fianco della grande quercia Acri, con da da subito l’obiettivo di arrivare a creare un polo riconoscibile in tutto il paese. Oltre che aggregare soggetti c’era bisogno di una identità definita. Per questa decidemmo di rispolverare il termine filantropia, a quel tempo un po’ desueto e con un’accezione soprattutto caritatevole. Con una deliberata operazione semantica adottammo e lanciammo il concetto di filantropia istituzionale, proponendo Assifero come suo punto di riferimento nazionale. L’operazione ha funzionato a tal punto che oggi abbiamo nel Codice del Terzo Settore il riconoscimento degli enti filantropici, cosa del tutto inimmaginabile solo 10 anni fa. Gli enti filantropici sono l'unico soggetto nuovo introdotto dal Codice del Terzo Settore: un effetto dell’accelerazione progressiva che ha avuto l’azione di Assifero. Partiti con l’iniziale supporto di Fondazione Cariplo, abbiamo poi preso a camminare sempre più spediti, ricordandoci però di non lasciare indietro nessuno. Questo perché se all’inizio la leadership deve risultare trainante, con la crescita si deve passare alla spinta degli associati. Sono loro che attraverso riflessioni, proposte, spirito e adesione associativa garantiranno all’associazione di proseguire nel cammino.
Quale è il volto della filantropia istituzionale oggi in Italia?
Oggi la filantropia istituzionale in Italia esiste, è riconosciuta ed è pacifico che ha rappresentarla siano Acri – con la quale i rapporti si sono vieppiù rinsaldati – ed Assifero. Accanto alla grande quercia c’è oggi una giovane pianta destinata a crescere ancora.
Che cos’è Assifero oggi?
È una solida realtà di 121 soci con una distribuzione geografica sempre più omogenea tra Nord, Centro e Sud. Negli ultimi tre anni l’Associazione ha compiuto un percorso di crescita significativo in termini non solo quantitativi, per via dell’aumento del numero degli associati, ma anche qualitativi, con un rafforzamento della reputazione e della credibilità tanto in Italia che in Europa. Vi è però ancora molto da fare. C’è un fenomeno di azione filantropica nel Paese molto più rilevante di quanto non appaia. Ha bisogno di essere agganciato e incoraggiato nello sviluppare un'azione comune nei diversi territori e nei diversi settori di interesse generale dove si dispiega la sua azione. Sicuramente l’entrata in vigore del Registro Unico del Terzo Settore, favorendo l’identificazione degli enti filantropici, potrà facilitare questo processo.
Quali le sfide da affrontare?
Vari temi meritano la nostra attenzione, ma uno soprattutto credo sia da porre all’ordine del giorno. Dopo aver dato grande prova di sè durante la fase più emergenziale della pandemia, gli enti della filantropia istituzionale debbono oggi sapersi porre, con le loro risorse in sintonia e affiancamento al Recovery Plan. Con la finanza e la professionalità di cui dispongono, insieme alla libertà, al dinamismo e alla collocazione nel cuore del Terzo settore, possono rappresentare una pedina di strategica. Possono essere gli animatori di una formidabile azione sussidiaria portata avanti dal mondo del Terzo settore per contribuire a vincere la sfida della trasformazione e dello sviluppo che il nostro Paese. Assifero – casa comune degli enti filantropici – sono certo saprà fare la propria parte per tessere e dare attuazione a questo grande disegno.
Come e dove sarà Assifero tra 20 anni?
Quello che davvero confido è, soprattutto, che si trovi ad operare in un Paese che, grazie anche alla sua azione, abbia saputo diventare migliore.
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