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Scherma Jesi: una pedana tutta d’oro

Oro e argento alle Olimpiadi. La società più prestigiosa d’Italia, culla di Vezzali e Trillini, affonda le sue radici in un circolo dell'Unione sportiva Acli, all'insegna dello sport di base

di Sara De Carli

Era il 1958 quando uno sparuto gruppo di ragazzi saliva sul palcoscenico del teatrino delle Acli di Jesi con una maschera sul viso. Nessuna recita in costume: fioretto in mano, erano gli allenamenti dei pionieri della scherma jesina. Nacque così il sodalizio tra le Acli e la scherma, unite nella figura di Giovanni Novelli, vicepresidente delle Acli provinciali e del Gruppo schermistico di Jesi, che dovette rifugiarsi nella struttura aclina perché improvvisamente sfrattato dalla palestra comunale dell?isolato Carducci. Quello che oggi è il club di scherma più prestigioso d?Italia, lo Scherma Jesi, che vanta tra i suoi tesserati Valentina Vezzali e Giovanna Trillini (oro a squadre alle Olimpiadi di Sidney e ai Mondiali del 2003, che con Margherita Granbassi scenderanno in pedana ad Atene), è partito così, in sordina e tra mille difficoltà. Ma con il sostegno di chi, come l?Unione sportiva Acli, del credito ai giovani atleti ha fatto la sua bandiera. Pochi anni dopo la fuga in teatro, nel 1961, si costituisce ufficialmente l?US Acli Scherma Jesi; se ne ricorda bene Luigi Novelli, allora giovane schermidore e oggi presidente del Comitato marchigiano della Federazione Scherma: «Si vivacchiava, ma il carniere era deprimente. Tutto è cambiato con l?arrivo di Lamberto Magini, maestro elementare in pensione, con il chiodo fisso dello sport di base». Nella sala di Jesi riescono a convivere vertice e base, quelli che Novelli chiama «il fascino inarrivabile dell?agonismo e la solidità del movimento sportivo, meno esaltante ma più utile». Gli iscritti triplicano: «Le nuove vestaglie con il leone rampante di Jesi e la scritta US Acli ci inorgoglivano», ricorda Novelli, «anche perché nell?ambiente si cominciava a mormorare: ?Sei stato sfortunato, ti è capitato uno delle Acli di Jesi?». Nel 1966 arrivano i primi titoli nazionali, e nel 1973 Jesi inaugura il suo palascherma. È un punto di svolta: costi più elevati, obiettivi più ambiziosi… Si chiedono alle Acli contributi maggiori, ma non si trova un accordo: «C?era uno zero insormontabile di differenza. Il matrimonio era finito, ma il divorzio fu civilissimo!». Una prova? Giovanna Trillini, che spesso fa da testimonial ai convegni dell?US Acli di Ancona. «Perché la contrapposizione tra base e vertice è artificiale», afferma lei. «Se c?è la possibilità di sfondare, bene, ma non è il vero motivo per cui si fa sport. La molla è la passione, dal vertice alla base». Curiosità Dopo il successo dello scherma femminile alle Olimpiadi di Atene tanti i messaggi di affetto e di congratulaizioni sul sito delle due atlete. Un esempio? Vai al sito ufficiale di Giovana Trillini: www.giovannatrillini.it;


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