Nel 2009 il premio alla migliore materia prima è andato allo zucchero: +128% mentre il caffè ha avuto “solo” il 50% di aumento.
La Confederazione nazionale dell’agricoltura brasiliana, potente lobby degli agricoltori, ha comunicato che anche per il 2010 sono previste quotazioni alte a causa dei timori legati alle forti piogge che potrebbero interrompere la maturazione del raccolto. I commercianti stanno incollati ai monitor per seguire le previsioni meteo e l’aumento dei costi dei fertilizzanti ma soprattutto la continua ascesa della domanda dei consumatori cinesi che, sempre più attenti alle mode, lo stanno sostituendo al tè. Per molti decenni il caffè è stato esportato quasi esclusivamente dal Brasile e dalla Colombia ma ora hanno assunto un ruolo importante anche Paesi come Vietnam, Indonesia e India.
Lo zucchero e il caffè non si fabbricano: sono prodotti stagionali che provengono dalle piante e se il tempo non collabora sono guai. Come è successo nel 2009 per il raccolto in India a causa della siccità ed in Brasile per la troppa pioggia. La produzione non ha potuto essere sostituita e tutto è stato rimandato al 2010. Questo porta ad una considerazione di assoluta importanza, cioè che le curve delle forniture sono altamente anelastiche: quello che manca oggi non può essere consegnato più avanti e quindi determina un aumento dei prezzi.
Zucchero e caffè forniscono uno sguardo sui livelli futuri dell’agroalimentare. La domanda mondiale continua ad espandersi per l’aumento di prosperità delle popolazioni ma le capacità di approvvigionamento saranno sempre più dipendenti dal meteo. Lo zucchero ed il caffè sono alimenti non essenziali: si può farne a meno e chi li vorrà dovrà pagare un prezzo sempre più elevato.
Consoliamoci con il miglior caffè del mondo ed anche il più caro: 500 euro al chilo. Il Kopi Luwak è prodotto in quantità limitata con le bacche rosse ingerite, digerite ed “espulse” da uno zibetto chiamato Luwak, un animaletto marsupiale che vive sulle palme indonesiane. Insomma una “torrefazione” particolare per palati raffinati, e poco schizzinosi, con un gusto liquoroso e sapore di erbe aromatiche e arance con retrogusto denso e persistente al rabarbaro.
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