Welfare

se un’antica ruggine tra statifinisce in famiglia

le questioni internazionali Padre sudanese, madre egiziana: scintille inevitabili

di Redazione

La convivenza in generale non è mai facile: compromessi, litigi e, grazie a Dio, anche sorrisi; ma se si parla della coabitazione tra due popolazioni quali Egitto e Sudan, questa non risulta molto semplice. Per rendere l’idea, è come cercare di far coesistere un milanista ed un interista nella stessa tribuna; si può fare, ma senza avere dal punto di vista morale né vincitori né vinti. Insomma, per farla breve una lotta eterna.
Prendo esempio dalla mia famiglia: mio padre è sudanese e mia madre è egiziana. Quando decisero di coniugarsi sapevano benissimo che la storia che univa i rispettivi Paesi non lasciava spazio ad una convivenza pacifica; nonostante ciò hanno deciso di superare qualsiasi forma di preconcetto che avrebbero incontrato.
Infatti, nonostante i due Stati vengano considerati “shakik”, ossia fratelli, c’è sempre stato un forte senso di superiorità da parte degli egiziani nei confronti dei sudanesi. Questo sentimento è stato incentivato negli anni dal fatto che già nel passato (soprattutto durante l’occupazione turca e britannica), la maggior parte dei sudanesi presenti in Egitto appartenevano ad uno strato sociale di basso livello, parecchi di loro adempivano a lavori molto umili come inservienti o mansioni di pari grado.
Ciò avvenne principalmente perché dal punto di vista economico l’Egitto era, ed è tutt’ora, più agevolato rispetto al vicino Sudan; di conseguenza numerosi sudanesi furono costretti ad emigrare verso il Paese limitrofo cercando una migliore condizione di vita, adattandosi come meglio potevano. Il problema però, è che questa situazione di disagio sociale ed economica non è cambiata affatto recentemente, anzi i rapporti si sono inaspriti maggiormente con l’ondata di terrorismo che ha colpito l’Egitto negli ultimi due decenni (dato che numerosi attentatori provenivano e furono addestrati in Sudan).
Questo è per evidenziare il fatto che si è sempre di fronte ad un problema di discriminazione ovunque si vada: l’intolleranza verso l’emigrante non è presente solo nei Paesi occidentali, ma anche tra Paesi arabi, i quali inneggiano all’unità spirituale ma poi nella realtà innalzano barricate difficilmente sormontabili.
L’arma del sorriso
Per guarire tutto ciò non esiste una medicina magica che curi le tribolazioni tra i vari Paesi, ma ci si può avvalere dell’ironia, giocando spesso sia sugli aspetti sociali che geografici con barzellette, modi di dire e quant’altro. Infatti, molte volte ciò risulta essere l’unico modo da parte delle popolazioni per venirne fuori; solo col sarcasmo si accetta la realtà in cui si è immersi in quanto l’accettazione è il primo passo che conduce verso la soluzione delle asperità. Usualmente, vengono adoperati gli stessi preconcetti che sentiamo qui in Italia tra le regioni del Nord nei confronti di quelle del Sud e viceversa, ad evidenziare che sotto questo punto di vista tutto il mondo è Paese.
A tal proposito, gli egiziani considerano in maniera scherzosa i sudanesi come persone pigre e testarde (una barzelletta conosciuta dice che un sudanese è così pigro che potrebbe spegnere la lampada lanciando un sasso piuttosto che abbassare l’interruttore); viceversa, sempre in maniera scherzosa, i sudanesi considerano gli egiziani persone di poca fiducia, a volte altezzose (un modo di dire usato per gli egiziani è “poveri e altezzosi” ).
Con ciò non si vuole accentuare la distanza tra le due nazioni – cosa che già la politica e l’economia stanno facendo -, ma riflettere su come andare avanti, cercando di capire dove stanno gli errori in modo da correggersi e migliorare la coabitazione tra le genti. Non si possono cambiare le proprie origini né la storia che fu, ma i pregiudizi sì, e solo noi abbiamo il potere di farlo il prima possibile, in modo da prevenire una questione che difficilmente potrà essere lenita.
A volte, per stemperare i toni tra i miei genitori, mi affido a uno schezo che irrita mia madre e fa sorridere mio padre. Gli dico: «Pa’, non puoi cambiare le tue origini né la storia che fu, ma puoi ancora cambiare moglie. Questa volta però cerca di farlo con l’ausilio di un mappamondo…».

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