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Cronache russe

Segni di resistenza anti Putin nelle file per Nadezhdin e per il film di Locksin

L'unico candidato con una posizione contro la guerra, Boris Nadezhdin, non è stato registrato dalla commissione elettorale centrale. Putin, la cui legittimità sarà ancor più compromessa, ha preferito non aver alcun rivale. Intanto nelle sale debutta con il botto un film contro il regime: “Il maestro e margherita” di Locksin

di Alexander Bayanov

Boris Nadezhdin

In Russia, le elezioni di Putin si stanno avvicinando alla fase finale, di fatto a una sua riconferma, che avrà luogo dal 15 al 17 marzo 2024. L’unico candidato con una posizione contro la guerra, Boris Nadezhdin, non è stato registrato dalla commissione elettorale centrale. Secondo i sondaggi, si trattava di un candidato interessante: non avrebbe vinto le elezioni, ma in ogni caso avrebbe potuto dimostrare di avere dietro di sé un gran numero di elettori, circa dieci milioni, che volevano porre fine alla guerra in Ucraina.

Per firmare la nomina di Boris Nadezhdin le persone si sono messe in lunghe file, a volte con temperature fino a -30 gradi. Pertanto, il Cremlino ha deciso di non correre nessun rischio e ha preferito lo scenario tradizionale della rielezione di Putin senza concorrenti e con un’enorme affluenza alle urne e un alto sostegno elettorale. La partecipazione di Nadezhdin avrebbe dato a Putin maggiore legittimità, almeno agli occhi della comunità mondiale. Ora Putin perderà comunque gli ultimi resti di legittimità e diventa di fatto un usurpatore del potere in Russia. Le lunghe code per un candidato alternativo a Putin indicano che una parte abbastanza ampia e attiva della società, diversi milioni di persone, non è d’accordo con le politiche che sta perseguendo. La propaganda cerca di ignorare le opinioni di queste persone, le emargina e le chiama “nemici del popolo”, parole ben note fin dai tempi di Stalin. Tali azioni da parte delle autorità provocano di fatto uno stato di guerra civile fredda, che può facilmente e in qualsiasi momento trasformarsi in una fase calda.

Locksin e il suo “Il maestro e margherita” contro il regime

Sullo sfondo delle lunghe code per presentare le firme per un candidato alternativo a Putin, emerge un altro fenomeno. Una nuova versione cinematografica del romanzo di Mikhail Bulgakov “Il maestro e Margherita” è stata distribuita sugli schermi cinematografici. Il film è stato diretto da Michael Lockshin, un regista americano di origine russa, che ha già diretto il film di successo “Silver Skates”(“Pattini d’argento”) per una delle popolari piattaforme di streaming. È il figlio di Arnold e Lauren Lockshin, scienziati statunitensi di sinistra che cercarono e ottennero asilo politico in Unione Sovietica nel 1989. Il fenomeno è che il film è chiaramente antitotalitario e viene distribuito in sale gremite in tutti i cinema russi. In soli due fine settimana l’incasso al botteghino è stato di 1 miliardo di rubli (10 milioni di euro). I biglietti si comprano a prescindere dalla vicinanza del cinema e dagli orari, dove si trovano posti liberi.

Il film non è del tutto fedele al romanzo di Bulgakov. La figura di Woland è particolarmente prominente, così come la storia d’amore del Maestro e Margherita. L’enfasi è sul potere e sull’amore, due delle più potenti forze umane. La natura anti totalitaria del film ha causato una vera e propria isteria e richieste pubbliche di vietarlo ai propagandisti e ai personaggi pubblici con posizioni “patriottiche”. Ironia della sorte: la realizzazione del film è stata finanziata in parte dal Fondo cinematografico statale nel 2020.

Ad alimentare l’isteria nei soggetti di cui sopra è anche la posizione contro la guerra del regista, da lui espressa subito dopo l’inizio dell’aggressione al l’Ucraina. In questa situazione, il Cremlino ha scelto di “ignorare” l’ovvio messaggio antigovernativo del regista, anche se in tutto il Paese i libri degli scrittori sgraditi vengono rimossi dalle biblioteche e dai negozi, le opere di registi e sceneggiatori vengono cancellate dal repertorio dei teatri, i concerti dei musicisti e di tutti coloro che hanno condannato la guerra con l’Ucraina vengono vietati.

Molti di loro hanno già ricevuto lo status di “agente straniero” o addirittura di “estremista” e “terrorista”. Alexander Arkhangelsky, giornalista televisivo, scrittore e sceneggiatore, ha parlato del film sulla sua pagina Facebook, definendolo “una seria dichiarazione antitotalitaria, una ‘conversazione su ciò che conta’ (perifrasi utilizzata per definire il tempo utilizzato nelle scuole per informare gli studenti sulla posizione di propaganda ufficiale delle autorità) in una forma divertente, un pathos antiborghese in un involucro completamente borghese. A volte sono proprio questi film, e non i capolavori sofisticati, a diventare il punto di attrazione per le aspettative del pubblico che vanno ben oltre la portata del cinema – e questo è il loro scopo sociale”.

Così, per la gente, anche andare al cinema diventa una forma di resistenza silenziosa e di protesta.


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