Famiglia
Sei punti per rivedere la chiusura della scuola e per un piano per l’estate
Le proposte della Rete educAzioni per emendare con urgenza le norme previste nei Dpcm affinché non si aggravino povertà materiale, povertà educativa e la voragine nella disuguaglianza sociale del Paese a partire dalle giovani generazioni
Nonostante gli sforzi delle istituzioni scolastiche, dei docenti e delle famiglie, l’8% di tutti gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado è rimasto escluso da una qualsiasi forma di didattica a distanza e non ha preso parte alle video-lezioni con il gruppo classe. La quota sale al 23% tra gli alunni con disabilità. Poco, e spesso nulla, vi è stato per i bambini frequentanti i nidi e le scuole dell’infanzia. Lo rivela l’indagine Istat sull’integrazione di alunne e alunni con disabilità nella scuola statale e non statale, a cui hanno risposto le scuole nell’anno scolastico 2019/20.
La Rete nazionale EducAzioni, composta da dieci reti di associazioni afferenti alla società civile, alle organizzazioni sindacali ed alle associazioni di categoria del mondo scolastico e che dall’inizio della pandemia ha preso posizioni importanti in tema di difesa del diritto all’istruzione, sottolinea la necessità di un piano di sostegno educativo a fronte della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e dei servizi educativi per la prima infanzia nelle zone rosse, e della discrezionalità lasciata ai presidenti di regione nelle altre zone.
«La pandemia – dice in una nota EducAzioni – sta creando una voragine nella disuguaglianza sociale del Paese a partire dalle giovani generazioni. Questo grave fenomeno di esclusione scolastica, che si è ripetuto parzialmente anche nel corso dei mesi recenti, lede il diritto all’istruzione e aumenta la probabilità di abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione. A ciò si aggiunge il presumibile calo dei lavoratori che partecipano ad attività di istruzione e formazione». E questo aggrava non solo la povertà materiale di un numero crescente di minorenni, ma anche le situazioni di povertà educativa in cui molti di loro sono costretti a vivere.
EducAzioni chiede quindi che sia fatto di più e che sia fatto subito “di più” perché non basta garantire la presenza per alunni con disabilità e con Bisogni Educativi Speciali per dire che ci si sta occupando del problema: occorre rivedere con urgenza le norme previste nei DPCM affinché:
- venga ribadito che anche negli atti e nelle ordinanze regionali la chiusura delle scuole venga ordinata solo nel caso vi sia il parametro di emergenza fissato dal DPCM dei 250 casi su 100.000 abitanti;
- sia meglio precisato che i dirigenti scolastici, pur nel rispetto dell’autonomia, devono sempre assicurare, nella massima misura possibile, la dimensione inclusiva garantendo il diritto alla frequenza in presenza di alunne/i con disabilità e con bisogni educativi speciali, unitamente agli altri compagni che ne hanno i requisiti, magari in piccoli gruppi. Si raccomanda inoltre il coinvolgimento e la corretta informazione nei riguardi delle famiglie di studentesse e studenti con disabilità, troppo spesso lasciate sole in balia degli eventi.
e siano da subito garantiti:
- servizi educativi per la prima infanzia in tutto il territorio nazionale;
- il ripristino della didattica in presenza per le scuole dell’infanzia;
- la possibilità di organizzare, in collaborazione con regioni ed enti locali, mini-gruppi di apprendimento su tutto il territorio nazionale, includendo le/gli alunne/i con disabilità e con bisogni educativi speciali, per garantire l’accesso alla didattica a distanza e la continuità della relazione educativa per studentesse e studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, dentro gli spazi scolastici e nelle aule diffuse, anche con il coinvolgimento del terzo settore e della società civile, di fatto già coinvolti in molti progetti che stanno collaborando con le scuole in questo momento;
- l'elaborazione quanto prima un piano educativo nazionale per l'Estate con modalità inclusive coinvolgendo tutti i soggetti interessati, pubblici, di terzo settore e dell’associazionismo civile.
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