Non profit
sempre più scoutbin italia, sempre bpiù fondi per agesci
Sotto la lente Associazione guide e scout cattolici italiani
di Redazione
I n tempi in cui in Italia si denuncia un’emergenza educativa, consola sapere che una realtà come Agesci, l’Associazione guide e scouts cattolici italiani, incrementa i propri associati. Gli ultimi dati dicono infatti che i soci sono 177.757, di cui 32.378 adulti educatori volontari.
Questa esperienza, scaturita dalla lungimiranza di Lord Robert Baden-Powell, ha festeggiato il secolo lo scorso anno. Agesci come realtà scoutistica cattolica è nata invece nel 1974, dalla fusione di due preesistenti associazioni, una femminile, l’altra maschile. La parità tra i sessi appartiene alla storia di Agesci e investe tutti i livelli dell’organizzazione, a partire dall’esistenza di due presidenti: una donna, Paola Stroppiana, e un uomo, Alberto Fantuzzo. Proprio quest’ultimo non nasconde l’orgoglio per questa felice diarchia: «Noi crediamo in questa formula, che ha una forte valenza educativa: l’incontro di sensibilità ed esperienze diverse vuole essere una testimonianza per i giovani. Il nostro modello è visto con interesse da tante associazioni scoutistiche internazionali». Dai lupetti e coccinelle (8-11 anni), a guide ed esploratori (12-16), fino a scolte e rover (16-21) per arrivare ai capi (dai 21 anni), la preoccupazione fondamentale è la formazione della persona.
Dagli albori della sua storia, Agesci è un’associazione basata sull’autofinanziamento, cioè sta in piedi grazie alle quote associative. Annualmente ai soci è richiesta la quota di 31 euro, che comprende l’assicurazione, l’abbonamento agli house organ e gran parte del materiale che occorre per i campi e le attività. «Per noi il 5 per mille è un’entrata straordinaria che abbiamo accolto con favore», spiega Fantuzzo. «Ci ha colpito il fatto che oltre 11mila cittadini abbiano scelto la nostra associazione, nonostante non avessimo fatto alcuna campagna promozionale». I circa 300mila euro raccolti sono stati redistribuiti alle comunità scout locali, garantendo una quota base per ogni regione e tenendo conto del numero di iscritti su base regionale. «A livello centrale l’Agesci non ha trattenuto nulla, se non un 3% da destinare alla pubblicità, attraverso ad esempio manifesti e volantini». L’amministrazione del denaro in Agesci è affidata ai gruppi scout locali: decentramento e autogestione sono le direttive chiave, come ricorda Fantuzzo: «Ogni unità scout ha una cassa che gestisce in autonomia. Vogliamo che a ogni livello dell’associazione vi sia un’attenzione nell’uso del denaro. Spesso le squadriglie si autotassano per acquistare i materiali. L’amministrazione educa a una responsabilità». In Agesci nessun capo percepisce un euro per il ruolo che ricopre, neppure i due presidenti, che vivono della propria attività professionale.
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