Non profit
Senato: ipotesi 500 milioni
Per non affossare il provvedimento si potrebbe partire con la copertura minima
di Redazione
Un passo avanti, e un momentaneo stop. Comunque del movimento in uno stagno da troppo tempo fermo. È quanto accaduto a fine settembre alla commissione Finanze del Senato, dove si discute il ddl bipartisan di stabilizzazione del 5 per mille, ispirato dal lavoro dell’Intergruppo per la sussidiarietà.
Il passo avanti, non da poco, è l’arrivo in commissione della relazione tecnica del ministero dell’Economia sulla quantificazione degli oneri del disegno di legge. Una relazione che ha confermato la stima espressa lo scorso maggio al Senato dal sottosegretario all’Economia Daniele Molgora, ovvero: a fronte di un gettito 2009 stimato in 161 miliardi di euro e di una contemporanea stima del 65% di firmatari per il 5 per mille, gli oneri sarebbero pari a 524 milioni; se invece tutti i contribuenti dovessero devolvere il 5 per mille, la cifra salirebbe a 806 milioni.
Scontata la perplessità del relatore del ddl, il piddino Barbolini, che ha ravvisato «l’esigenza di delineare le modalità attraverso cui proseguire e concludere l’iter dei disegni di legge». Cioè: e adesso dove troviamo i fondi? Un primo «ventaglio di possibilità» è stato espresso dal presidente della commissione, Mario Baldassarri, che ha fatto riferimento alle «risorse derivanti dal rientro dei capitali, pur nella consapevolezza che si tratta di entrate di carattere straordinario»; del resto, proprio il ministro Tremonti, presentando la Finanziaria, aveva citato lo scudo fiscale come probabile serbatoio di copertura per il 5 per mille. Di diverso parere Barbolini, che nella replica ha preannunciato «la predisposizione di alcune ipotesi alternative di copertura da sottoporre all’esame della commissione».
Una domanda però resta: la copertura della legge sarebbe di 524 o 806 milioni? Una differenza non da poco, che potrebbe decidere il destino del provvedimento. Per ora, in attesa di decisioni ufficiali, dall’Intergruppo della sussidiarietà pare emergere un orientamento ispirato a una buona dose di buon senso: stante la relazione tecnica, ineccepibile dal punto di vista contabile, si potrebbe inserire la cifra più bassa per “coprire” le scelte del 65% dei contribuenti (finora la punta massima dei firmatari è stata del 61%). Per dare il via al ddl, insomma, non occorrerebbe disporre di 800 milioni (che oltre a non esserci, potrebbero non servire). Al di là delle intenzioni, i prossimi giorni saranno decisivi per capire quale strada, se in discesa o in salita, prenderà il ddl.
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